Il Nuovissimo Osservatore (luglio 2003)

Rilasciato su cauzione, riprende a collaborare con i Druidi Markus, l'Osservatore dei Campioni. Questa volta lo abbiamo inviato al Calciomercato. Lo inviamo ovunque, purché lontano

 

Maradona Jr al Genoa ? (di Markus) 16 luglio 2003

Cari amici Druidi, spero che possiate perdonare il lungo silenzio. Ci lasciammo, molti mesi fa, con l’annuncio che il vostro Osservatore si era buscato una polmonite. La mia salute si è prontamente ristabilita; tuttavia svariate cause, il furto del computer, lo smarrimento del vostro indirizzo, un’invasione di locuste, una fastidiosa artrite reumatoide alle dita, mi hanno impedito di pormi ulteriormente in contatto. Devo ringraziare la cortesia di uno di voi, che mi ha scritto ieri per invitarmi a riprendere le trasferte per vostro conto, se sono riuscito a ripristinare il rapporto con il vostro sito. Purtroppo, temo di non aver ricevuto un messaggio precedente, con il quale, a quanto desumo, il mio interlocutore precisava esattamente nello stadio di quale centro mi dovessi recare. L’unico che ho avuto faceva riferimento ad una comunicazione pregressa: il mittente, convinto di proseguire una conversazione già iniziata, si è limitato a scrivere: “Markus, vai a quel paese”.

Devo comunque, ancora una volta, sorridere della vostra ignoranza calcistica. È luglio, amici miei. Non si giocano partite, i campionati sono finiti, i ritiri non sono ancora iniziati, addirittura, come ho appreso dai giornali, una compagine gloriosa come l’Inter, l’Ambrosiana della mia infanzia, è in tournée con il cantante Toto Cutugno (ve li immaginate Canuti, Spillo, Carletto Muraro che fanno il coro sulle note de “L’italiano”?). Quindi, non chiedo ulteriori lumi perché non possono esserci trasferte da seguire, adesso.

È luglio, è tempo di campagna acquisti. Approfitto pertanto di questa occasione per commentare i poderosi colpi che la squadra del vostro cuore, il glorioso Genoa della mia infanzia, pare stia mettendo a segno in questi giorni. Mi giunge un flash di agenzia che recita: MARADONA JR AL GENOA STOP.

Forse a voi il nome di Maradona non dice molto. Ma il vostro Osservatore prevede che presto questo nome sarà sulla bocca di tutti. Diego Armando Maradona è potenzialmente il più forte calciatore di tutti i tempi. È giovanissimo. Non ancora diciottenne è entrato nel giro della nazionale argentina campione del mondo. Dimenticatevi le geometrie di Osvaldo Ardiles e la fantasia di Mario Kempes: l’incarnazione del calcio della pampa è questo ragazzino zazzeruto. Aspettate di vederlo all’opera. Gioca indifferentemente da mezza punta e da rifinitore e la sua fantasia e la sua tecnica lasciano senza parole. Con Diego Armando Maradona in campo, si profila un salto di qualità per il Genoa.

Ma ancora più importante sarebbe l’arrivo di JR come presidente. Non penso di dovervi spiegare che JR Ewing è uno degli uomini più ricchi del mondo. È un affarista di genio e un uomo di grande carattere, e, il che non guasta in questa nostra società della comunicazione, ha un grandissimo “appeal” (la TV trasmette da anni un documentario a puntate sulla sua vita, che io seguo, devo dirlo, con grande interesse). La sua liquidità è impressionante, e ha dimostrato negli anni una grande abilità nel dipanare le più intricate matasse finanziarie. Devo dire che l’interesse di JR per il Genoa mi ha commosso. Come sapete, il calcio in America (loro lo chiamano soccer, lo sapevate?) non ha mai attecchito. Che un uomo ricco e potente come JR si interessi al nostro gioco, e pensi di farlo rilevando la società più vecchia e gloriosa d’Italia, be’, vuol dire che i valori hanno ancora un significato.

Ne vedremo delle belle, con Maradona in campo e Ewing dietro la scrivania!

 

 Il Nuovo Osservatore (Marzo 2003) 

 

 

Globalizzazione sì, Globalizzazione no ? Picchiarsi nelle strade o amarsi nelle alcove ? Campomorone o Acquasanta ? Sono questi gli interrogativi che agitano i giovani leoni rossoblucerchiati.
E, soprattutto, cosa pensate del futuro ? Pensate al futuro ? Pensate ? Non essendo riusciti a superare lo scoglio di questo ultimo interrogativo, presentiamo questa nuova versione de l'Osservatore, aperta agli interventi della società civile, dei giovani, del popolo delle partite IVA, del mondo del volontariato.
Per una iniziativa così piacevolmente sorprendente, come una polmonite atipica, non potevano allora non essere della partita, al fianco dei Druidi, i Ringhi.
In una cabina telefonica sono stati fatti ritrovare alcuni volantini, che di seguito pubblichiamo. Una torta Saint Honoré, recapitata alla sede Ansa di casa Pagliuca a Bologna, conteneva una farneticante rivendicazione. Gli analisti tendono ad attribuire il primo di essi all'irriducibile messicano El Mariachi e gli altri due al Moderatore Mascherato, noto per numerosi testi non firmati che circolano in rete.
Secondo gli inquirenti, il pericolo andrebbe sottovalutato.

 

Atlantide, 2033.

Un sogno diventato realtà. Bastano queste cinque parole a descrivere l'emozione diffusa che scandisce i rintocchi dell'attesa per l'evento di questa notte.
Da sei lunghi anni, da quando cioè la conferma delle teorie dell'esploratore svedese Jonas Røzzenberg e le analisi al Carbonio 14 hanno consentito il rinvenimento della leggendaria Atlantide al largo di Riccione, la Federazione Italiana Giuoco Calcio lavora incessantemente per portare qui la finale di Supercoppa Italiana. L'ufficializzazione è arrivata solo un mese fa, e quanto questa fosse auspicata negli ambienti federali, è intuibile dalle parole del neo-presidente, Guicciardo Matarrese: "Le alternative, come Kuala-Lumpur, l'altipiano del Transvaal, o Urano, erano senz'altro più concrete e semplici da praticare. Ma per una volta abbiamo messo da parte le esigenze degli sponsor e perseguito quello che abbiamo sempre considerato un sogno. Ci siamo riusciti, e ne siamo orgogliosi".
Si affronteranno dunque questa sera, con otto pianeti collegati e inviati accreditati da tutto il sistema solare, Genoa e Sampdoria in un derby dal sapore tutto speciale.
La Samp arriva alla sfida come sorteggiata fra i dieci club campioni d'Italia (a proposito: la UEFA ha deliberato che da questa stagione i campionati nazionali potranno essere vinti da non più di sei squadre, e al massimo dodici saranno quelle che accederanno alla Champions League), al termine di una stagione davvero positiva.
Più sofferto il cammino che ha portato fin qui il Genoa attraverso la Coppa Italia: dopo averla spuntata nel difficile girone preliminare territoriale contro Borgoratti, Bar Michele e Sussisa United, i liguri si sono dovuti arrendere agli ottavi di finale al Carpi, poi qualificatosi alla Champions come tutte le altre squadre giunte fin lì.
Il trofeo in palio, gli occhi dell'universo addosso, l'antica, accesissima, rivalità ad alzare ulteriormente la temperatura. Cos'altro potrebbe aggiungere sapore a un match così sentito? Ma naturalmente il ritorno sulla panchina rossoblu, clamoroso e annunciato solo ieri nel tardo pomeriggio, di Franco Scoglio.
Il Professore ha dovuto attendere il transfert dal manicomio criminale di Gela per rilasciare le prime dichiarazioni che hanno infiammato la vigila in conferenza stampa.
"Voglio un Genoa asintotico" . "Il centrocampo a triangolo scaleno vi stupirà". "Io non prostituisco l'idea tattica: la sputtano a gratis". "Ci sono solo tre allenatori al mondo che fanno fare il fuorigioco agli attaccanti: io, il famoso pizzaiolo di Oristano Luigi Careddu che allena la classe del figlio, e Glenn Von Hostevitz, il mio amico immaginario. Però a lui ho telefonato per dirgli che il suo modulo è troppo offensivo: nel calcio moderno non si può più togliere il portiere dalla porta per fargli fare il play del triplo play". Questi alcuni dei vibranti proclami del plurinovantenne tecnico liparota. Prudenza è invece la parola d'ordine nel clan blucerchiato. Per il centravanti bosniaco Busirivich, punta di diamante della formazione sampdoriana e capocannoniere della scorsa stagione con 54 gol, "I giocatori del Genoa vanno affrontati con rispetto e umiltà. Sono avversari come tutti gli altri, solo un po' più brutti". Il giovane presidente Riccardo II Lancaster Garrone mostra ecumenica diplomazia e benedice l'incontro: "Nello sport si può vincere come perdere, e il risultato, fatto salvo l'impegno che non deve mai mancare, è per me secondario. La cosa che mi sta più a cuore è che questo grande appuntamento sia una festa per tutti, senza complicazioni, senza incidenti. Spero insomma che i tifosi del Genoa non decidano di rompere i coglioni".

L'attesa per l'evento sale. Il passaggio dei sottomarini-navetta carichi di pendolari, le conferisce ritmi regolari; la visione del teatro della sfida, il "Subaqueuum-Dome", ancora vuoto e ansioso sotto l'immensa cupola di vetro, li accelera fino alla frenesia. Fra poche ore saranno duecentomila i possessori del costoso biglietto che lo assieperanno (le autorità si dicono fiduciose sul controllo del fenomeno-portoghesi: il divieto di uso in città, per la giornata odierna, di bombole, maschere e boccagli dovrebbe offrire garanzie al riguardo), e sarà lì in mezzo a loro che fra poche ore si scriverà un'altra pagina della leggenda di questo sport.

El Mariachi


Trasta. 22 novembre 2005. Sampdoria - Real Madrid 2 - 0
La maglietta di Khaled Badra lanciata sugli spalti ribollenti del "Petroliera" di Trasta è il fotogramma che meglio riassume una notte di gloria per i colori blucerchiati. Il portiere tunisino, fortemente voluto dal Presidente Garrone, è, infatti, l'eroe della serata. Il forte atleta, giunto alla corte di Novellino insieme al nuovo gasdotto della Valpolcevera, ha parato i due rigori che hanno spezzato le gambe alle Merengues.
La partita, occorre dirlo, si era messa subito benissimo per la squadra ligure. All'ingresso in campo, i giocatori erano accolti da coreografie mozzafiato. Tutta la Gradinata Est del "Matteo Benzopirene" era ricoperta di bandierine che riproducevano, nel loro complesso, l'immagine dela molecola del monossido di carbonio. Lo stadio, dedicato per volontà del Presidente Garrone a uno degli inquinanti più micidiali, era una bolgia infernale.
Blucerchiati subito avanti con Bazzani che, grazie agli ecoincentivi, riusciva a liberarsi in area, esplodendo il suo sinistro, con il pallone che si insaccava proprio sotto l'incrocio dei pali dell'alta tensione.
La reazione dei madridisti non si faceva attendere. Era Raul, ben appostato lungo l'out sinistro a portare i maggiori pericoli. Non ostante l'alimentazione a gasolio (fischiatissima dai supporter dei Ragazzi Ringo), bruciava sullo scatto Domizzi, colpendo la traversa con un preciso drop di destro. Sulla ribattuta, Casazza, fresco di revisione, era lesto a stendere Zidane, che cadeva malamente in una pozza di olio esausto. Espulsione del portiere e rigore. Badra, monumentale come una raffineria dismessa, prendeva il suo posto in porta. Parava sia il primo tiro, un common rail da 130 cavalli, sia il secondo, un turbodiesel a iniezione elettronica, non catalizzato.
Giusto all'ultimo minuto, mentre nelle Tribunette Rom (dal nome del pregevole e vicino accampamento di tifosi tzigani), i sostenitori ospiti improvvisavano una protesta irridente, mostrando ai tifosi avversari le loro biciclette, Bazzani, con la testata ribassata fortemente voluta dal Presidente Garrone, siglava il raddoppio.

 

 

Girbano di Val Varenna 25 novembre 2005. San Carlo di Cese - Genoa interrotta per incidenti.

E' un solicello primaverile che scalda la Val Varenna, dai serbatoi petroliferi della foce, sino a Lencisa, ad accogliere lo scontro clou del girone F del Capionato Dileggianti. I rossoblu si schierano in formazione tipo, con Breda settepolmoni (tutti e sette in leasing in scadenza n.d.r.), faro di centrocampo.
Ricorrendo il Primo Anniversario della cacciata del Presidente Preziosi, i Grifoni indossano la casacca mimetica, che tanta buona prova di sé ha dato in occasione delle recenti contestazioni.
Il match si mette subito male per gli ospiti. Piermaria Bruzzone, centravanti part - time del San Carlo (e farmacista di Lencisa a tempo pieno), è lesto ad approfittare di una frana della vicina cava di Carpenara. I massi in caduta travolgono Giacchetta, in ritardo nel chiamare il fuorigioco, e Rossini, che si stava lavando i capelli in area, e il poderoso centravanti non può sbagliare.
I caldissimi sostenitori rossoblu, distratti dalla notizia del possibile imminente arrivo di un bonifico del commercialista di Riccardo Sogliano, non fanno a tempo a rendersi conto dell'accaduto, che Strata, il Falco del Rio Gandolfi, infila nuovamente Brivio.
Siamo al 34° del primo tempo, ci sarebbe tutto il tempo di rimediare, ma un fulmine, scoccato dalla vetta del Monte Figogna, incenerisce Mihalcea, l'ultimo attaccante rimasto al Genoa dopo il suicidio di Niculescu. In una ficcante azione di contropiede, Mattia Vassallo, il Camoscio della Val Leira dribbla anche Brivio e deposita nel sacco.
Il sostegno dei generosi supporter rossoblu è ammirevole e non cessa neppure quando un'orda di cavallette, prima, e uno tsunami, dopo, inghiotte metà della gradinata.
Al 28° del secondo tempo, però, l'unica macchinetta automatica dello stadio esaurisce il caffè. L'impianto sportivo, gioiello della Val Varenna, diventa allora teatro di una vergognosa guerriglia urbana.
Il campo del Genoa (il "Pelizza da Volpedo" di Torrazza), già diffidato (per gli incidenti che portarono alla decapitazione del Presidente dell'Ordine dei Commercialisti del Triveneto), sarà così certamente squalificato.
Per l'ennesima ultima spiaggia, lo scontro diretto con l'Atletico Val Cerusa di domenica prossima, proprio non ci voleva.

 Principe Myskin

 


 

Prefazione (originaria)

Internet, come tutti sanno, è una meravigliosa occasione. Consente di esorcizzare l'oblio conservando ogni scheggia di passato e di vivere a ridosso del respiro presente, aggiornandoci secondo per secondo.

Markus l'Orribile, l'ultima creatura dei Druidi per Naso, è la mirabile sintesi delle due cose (e di tante altre, che ora sarebbe imbarazzante elencare). Grossissimo esperto di calcio nazionale e internazionale seguirà tutte le settimane (o almeno finché non gli sarà revocata la libertà vigilata) una gara di serie A o B.

Il suo punto - debole e di forza insieme - è l'orientamento spazio - temporale. Il carattere insieme documentato e visionario dei suoi interventi, la evidente concezione schiumosa del tempo che lo permea, le numerose escrescenze pilifere che lo tormentano a partire dal coccige e la prosperosa e generosa fidanzata che non lo accompagna, - siamo certi - ve lo faranno benvolere. Al punto, speriamo, di praticare una efficace eutanasia o, nel caso, un sempre elegante e non impegnativo suicidio rituale.

Vale per Lui l'immortale delto di Oliver Cromwell, a mente del quale non è vero che l'uomo discende dalle scimmie, ma viceversa. Ed entrambi (secondo la nota Glossa di Eulero) discendono da un giornalista sportivo.

Markus l'Orribile - giova ricordarlo - è in fatti uno splendido esemplare di Gibbone Parossitono Copromorfo.

 

Nota dell'Autore

Confesso che ormai mi ci sono affezionato, a questa ideuzza dell'Osservatore, che mi offre una scusa per rileggere, dopo tanti anni, le pagine dello sport.
Rileggendole, scopro che sono sempre uguali a come le ho lasciate nel 1990
circa.
Potrebbe essere una chiave di lettura per la mia rubrica: le cronache
calcistiche sono in realtà fuori dalla storia, fuori dal tempo, attingono
all'assoluto.

Markus

 

 

Cagliari-Ascoli 1-0. 13 ottobre 2002. (di Markus l'Orribile)

Soltanto a tre minuti dalla fine dei tempi regolamentari i rossoblù riescono
a trovare il bandolo di una matassa che sino a quel momento sembrava
particolarmente ingarbugliata. Davanti ad un Sant'Elia gremito ma
particolarmente composto, la squadra marchigiana aveva fino a quel momento
controllato senza troppi affanni la gara. Il Cagliari, si sa, è squadra
particolarmente arcigna in difesa, ma poco fantasiosa a centrocampo,
soprattutto quando, come oggi, Quagliozzi appare decisamente poco ispirato,
e dispersiva in attacco, dove i pur ottimi Selvaggi e Piras, lasciati
isolati e privi di assistenza, soccombono regolarmente, soffrendo le
implacabili marcature di Gasparini e Anzivino. L'Ascoli, dal canto suo, fa
la sua partita, applicando alla lettera gli schemi geometrici di G.B.Fabbri:
grande velocità, rapidi contropiedi sulle fasce, dove Torrisi e Boldini la
fanno da padrone, Moro in cabina di regia e Scanziani e Bellotto che in
mezzo cantano e portano la croce. I marchigiani potrebbero anche portare a
casa i due punti, ma ogni volta che tentano di cogliere l'avversario
sbilanciato un implacabile capitan Brugnera riesce sempre a metterci una
pezza, agevolato dall'evanescenza di Pircher. La cronaca registra ben pochi
episodi degni di nota: una girata di Piras parata con scioltezza da Felicino
Pulici e un palo sfiorato da Osellame al termine di un'ubriacante azione
personale (Scorsa ha molto da rimproverarsi in quel frangente) sono le
uniche occasioni cagliaritane nel primo tempo; Corti, dal canto suo, fa solo
lo spettatore. Nel secondo tempo il Cagliari cala ulteriormente di ritmo e
la gara si addormenta. Non accade praticamente più nulla di significativo e
pare che all'Ascoli possa andare bene lo zero a zero: Pircher viene
rimpiazzato da Trevisanello e il modulo marchigiano si muta in un inedito
6-4-0. A tre minuti dalla fine Carosi si agita chiedendo invano un rigore
per una trattenuta in area di Gasparini ai danni di Selvaggi. L'arbitro
Cannella fa segno di proseguire. L'Ascoli tenta di imbastire un'azione di
rimessa, ma inopinatamente Perico perde palla sulla tre quarti; ne
approfitta Restelli, che si trova un corridoio aperto sulla fascia sinistra.
Cross dalla linea di fondo, Piras salta a vuoto, ma il nuovo entrato
Cammarata, della cui presenza in campo sino a quel momento non ci si era
praticamente accorti, è incredibilmente libero e con un elegante stacco
colpisce di piena fronte beffando Pulici. Uno a zero per il Cagliari e poco
dopo tutti negli spogliatoi.

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20 ottobre 2002 Palermo-Vicenza 3-1 (di Markus)

Favorita in festa al termine di novanta minuti di gioco spettacolare che
lanciano i siciliani verso la zona nobile del campionato cadetto mentre i
veneti sprofondano in zona retrocessione. E' dramma in casa vicentina: si
apprende in serata che G.B.Fabbri ha rassegnato le proprie dimissioni e la
società è già in cerca di un sostituto. Eppure la gara non era iniziata male
per il Lanerossi. Ben disposti in campo, i biancorossi riuscivano per venti
minuti a sviluppare il loro classico gioco veloce e totale fatto di pressing
implacabile e di rapide fughe sulle fasce. In particolare Guidetti
giganteggiava sulla propria tre quarti, mentre un Cerilli particolarmente
ispirato tentava qualche giocata delle sue, sistematicamente vanificata
dall'inconsistente Zanone. Il problema per i vicentini è che il Palermo
pressa e corre anche di più. Giocano a memoria, i rosanero, si trovano a
meraviglia. E' il collettivo che impressiona, ed è inutile citare i singoli,
con la sola eccezione di un Lamia Caputo in forma smagliante. Al
venticinquesimo del primo tempo il Palermo passa: una giocata di fino di
Lamia Caputo libera in area Zauli - che, per la verità, sino a quel momento
non si era praticamente visto in campo - e il trequartista insacca con un
preciso rasoterra. Il Vicenza accusa il colpo e comincia a correre a vuoto.
Il predominio territoriale dei siciliani si fa più netto. Si va
all'intervallo sull'uno a zero. Nella ripresa la musica non cambia: Lamia
Caputo continua a fare il bello e il cattivo tempo e all'undicesimo si
procura un calcio di punizione dal limite. Batte Zauli - che, per la verità,
sino a quel momento, primo gol a parte, non si era praticamente visto in
campo - e la palla si insacca sotto la traversa. Il Vicenza va nel pallone e
non lo riconforta neppure il gol del 2-1, che scaturisce da un'azione molto
confusa nell'area piccola con un ultimo tocco maligno di punta, praticamente
sulla linea, di Margiotta - che, per la verità, sino a quel momento non si
era praticamente visto in campo. Dovrebbero riordinare le idee per tentare
di agguantare il pari, i veneti, e invece sembrano completamente scarichi.
Il Palermo controlla la gara e si consente un paio di azioni in profondità
del ficcante Lamia Caputo, che nel giro di cinque minuti prima sfiora un
palo e poi si fa atterrare in area - sarebbe rigore, ma il signor Tombolini
di Ancona fa segno di proseguire. Al ventiseiesimo della ripresa arriva il
gol del definitivo KO: su cross di Lamia Caputo è il nuovo entrato Santana -
che, per la verità, sino a quel momento non si era praticamente visto in
campo - che svetta di testa e schiaccia nell'angolo basso alla destra del
portiere. Notte fonda per il Vicenza, che ormai fa acqua in tutte le zone
del campo, e tifosi siciliani che invocano a lungo un quarto gol. Ma la gara
non ha più nulla da dire, e quando arriva il triplice fischio in molti siamo
già fuori dallo stadio, a farci una brioche con la granita al caffè.

 

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Via Luzzatti- Via Cairoli 18-13 (di Markus)

Storica vittoria dei luzzattesi nell'ormai classico derby con i cairolini.
In una stradina particolarmente spoglia di automobili, con campi lunghi e
squadre da cinque, una delle migliori formazioni luzzattesi di sempre (Ale,
Carlo, Markus l'Orribile, Luca I e Gigi) si impone con piglio deciso ai
rivali storici. Gigi è su livelli di eccellenza, e ogni volta che tocca la
sfera sono dolori per gli avversari. Tre sue discese, e vantaggio sittonese
per 3-0 (poteva starci anche un quarto gol, ma con una decisione molto
contestata i cairolini decidono trattarsi di sponda). Ale fa prodigi in
porta, e i tre gregari si concedono qualche tocco di classe. In modo
particolare eccellente la prova di Markus l'Orribile, raramente così
prezioso in interdizione e decisamente pungente in attacco: un suo tiro al
volo di collo pieno, su rimessa con le mani, è unanimemente considerato il
gol più bello della gara. Nonostante gli sforzi dell'ottimo Riccardo, i
mascardini non riescono a reggere il passo, e i sittonesi si trovano presto
a condurre 10-4. A questo punto la stanchezza comincia a farsi sentire nelle
file dei sittonesi: Luca I si rifugia in porta, consentendo così ad Ale di
mostrare la sua verve di attaccante puro, Carlo regge l'anima con i denti, e
Markus l'Orribile, che il vostro recensore era sino a quel momento tentato
di considerare migliore in campo, ha un vistoso calo. Ne approfittano i
cairolini, e si portano a ridosso degli avversari con alcune rapide
combinazioni fra Enrico e Riccardo che il primo conclude di potenza: è 10-8.
A questo punto Gigi riprende il bandolo della matassa. Scarta praticamente
tutti gli avversari, portiere Fabio compreso, e depone la sfera oltre la
ormai sguarnita linea fra i due tombini: è l'11-8. E poi il 12-8, il 13-8,
il 14-8. L'ultima mezz'ora di gioco non ha più molto da dire. Le squadre
sono sfilacciate, il disinteresse per il risultato comincia a farsi sentire.
C'è ancora gloria per il redivivo Markus l'Orribile, che di testa segna il
gol del definitivo 18-13. Ormai è buio, e con questo risultato la partita
entra negli annali giusto in tempo perché tutti possano salire in casa a
vedere Orzowei.

 

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3 novembre 2002. Milan-Reggina 2-0

 

Il giovane Inzaghi con la maglia della Primavera Rossonera

 

Le code in autostrada hanno colpito anche il vostro osservatore, che giunge
al San Siro di Milano soltanto quando le squadre sono già in campo da
ventiquattro minuti e i padroni di casa sono già in vantaggio per una rete a
zero. Il mio vicino di tribuna, commendator Giacoboni, noto industriale
della mortadella, mi assicura che non mi sono perso granché: "Finora il bel
gioco è stato latitante", dichiara. Ma il noto salumiere non mi pare fonte
particolarmente competente, in quanto assicura il primo gol essere opera di
tale Inzaghi, di cui personalmente ignoro l'esistenza. Può darsi che si
tratti di un giovane della Primavera, inopinatamente lanciato come titolare.
Più probabilmente il Giacoboni non ricorda bene il nome di Luther Blissett e
la segnatura va attribuita al britannico.

Veniamo, comunque, al resto della gara.

Che è stata deludente, come ci si poteva del resto attendere da un'
amichevole fra una nobile, anche se un po' decaduta dopo la recente discesa
agli inferi della serie B, e una volenterosa squadra di C1 o di C2, non
ricordo bene, che tutti conoscono solo perché non va confusa con la
Reggiana, che gioca molto più a nord. Scelta incomprensibile, quella dei
Druidi, di spedire un osservatore titolato come l'Orribile sottoscritto a
seguire questa irrilevante amichevole domenicale anziché una gara di
cartello come il derby Verona-Vicenza, ma tant'è, sono loro che pagano.

Il Milan gioca a memoria, ma soffre di evidenti amnesie. Gerets ed Evani
fanno un gran lavoro sulle fasce, a centrocampo Manzo e Verza sembrano fatti
l'uno per l'altro come il cacio e i maccheroni, ma tutte le loro invenzioni
vengono vanificate dalla scarsa vena di Luther Blissett, che, gol a parte,
non si è praticamente visto in campo: e, dato che il vostro osservatore non
ha visto il gol, non si è visto in campo del tutto.

I cugini poveri del Catanzaro di Palanca e Orazi, dal canto loro, si
limitano ad una diligente opera di interdizione e chiudono tutti gli spazi
ai rossoneri.

Presto la partita si muta in un vero e proprio assedio.

Ma il Milan è sterile.

Nel secondo tempo il gioco della squadra di Farina si fa ancora più
evanescente, anche per l'improvviso calo di forma di Evani. Il solo
Battistini continua a dannarsi l'anima. Un'unica fiammata illumina la
ripresa: si tratta di un'invenzione di Rivaldo, giovane di sicuro talento
(segnalatomi dal commendator Giacoboni) cui purtroppo Verza sbarra la strada
per giungere ad una maglia da titolare. Il ragazzo, appena entrato, con un
tocco ravvicinato trasforma in rete una conclusione rasoterra di Damiani
corretta, forse involontariamente, da Luther Blissett.

Il resto è silenzio, e stancamente la partita si trascina sino al triplice
fischio del signor De Santis.

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