Si sa che alla lunga il bel gioco paga: qualche fortunata volta paga non alla lunga, ma ti fa addirittura un prestito anticipato, ed ecco allora che segni dopo un minuto con un'azione che una volta un po' retoricamente si diceva "da manuale".

Però non è per un caso, che il Genoa era passato in vantaggio, e come è giusto non imputare alla sfortuna ma al demerito la maggior parte delle sconfitte, è altrettanto giusto rendere il merito di questo vantaggio al valore e non alla fortuna.

Il goal del Frosinone è paradossalmente salutare perché ridà vivacita' e interesse alla partita, oltrea ribadire che il Grifo qualche problema là dietro proprio ce l'ha, ed e' bene tenerne conto.

Il secondo goal del Frosinone (due tiri due reti) induce a pensare che il problema possa essere anche nel "manico" leggi disposizione e atteggiamento tattico.

Il secondo tempo denota e rimarca le solite lacune del Genoa a livello realizzativo: peraltro se non fosse che tutti noi abbiamo sempre ben presente i sopra menzionati improvvisi, ma ormai non più inaspettati,  smarrimenti della difesa, si potrebbe anche sostenere che è stato un secondo tempo abbastanza tranquillo.

Naturalmente non è stato così e il fischio della fine è stata una vera e propria liberazione, con gli ultimi minuti a costituire un vero e proprio calvario, con le stazioni fissate ad ogni nostra cappella e ad ogni inizio di azione del Frosinone.

La partita è stata complessivamente così intensa e palpitante, che quasi nessuno al momento sembrava rendersi conto che avevamo fuori Fabiano, che ritengo sia in oggi il miglior giocatore del Grifo, e che Milanetto fosse in precarie condizioni fisiche.

E’ vero che - come in verità la maggior parte degli incontri disputati, se non tutti – la partita l’abbiamo fatta noi, abbiamo imposto il nostro gioco e abbiamo espresso una superiorità tecnico – tattica davvero notevole, ma è anche vero che questa superiorità non è stata concretizzata in modo adeguato e proporzionale al “delta” che si è visto, ma questa è una vecchia storia...

Genoa, 16 dicembre 2006                       

  Cecco Angiolieri

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