State boni se potete
di Cecco Angiolieri
Il pallottoliere non me lo ero portato, ma solo perché sul cellulare avevo la calcolatrice, e sinceramente, non sono rimasto stupito neppure un po’; in compenso, dopo un corso intensivo tenutomi dal Principe in questi giorni in vista dell’inizio campionato, ho imparato a pensare positivo. E allora analizziamo la partita sotto questa luce, del tutto nuova, almeno per me. Allora, abbiamo perso, innanzitutto, su un piano tecnico. Questa circostanza però non solo non è una sorpresa, ma è persino scontata ed anche noiosa da ripetersi: che il Milan sia tecnicamente più dotato di noi è una scoperta che in confronto quella dell’acqua calda è una brillantissima e geniale intuizione. In secondo luogo, abbiamo perso su un piano di atteggiamento psicologico: come tutte le squadre meno dotate, specie all’inizio del campionato, avremmo dovuto affrontare l’avversario con il coltello tra i denti, pressando e cercando di non far ragionare i rossoneri. Al contrario, per ragioni che attualmente mi sfuggono, il coltello invece che tra i denti, sembravamo averlo tra le chiappe, un coltello probabilmente con le lame seghettate e due grosse raspe sui lati piatti, che doveva fare davvero molto male, vista la totale paralisi della squadra. In terzo luogo, abbiamo perso sotto il profilo di tenuta atletica: alcuni sembravano non aver capito che, pur essendo ancora un caldo Agosto, già stavamo giocando in campionato. Del resto, che qualcosa nella preparazione non sia andato per il verso giusto, lo testimonia anche la scarsissima brillantezza mostrata nelle due partite di coppa Italia. In quarto luogo, abbiamo perso sotto il profilo tattico: già, almeno per il sottoscritto, è sempre stato un angosciante interrogativo il perché Di Vaio dovesse, sin dall’anno scorso, giocare sempre e comunque, ma lo schierarlo terzino sinistro nel primo tempo di oggi, rappresenta un gaudioso mistero, sintomo di quella stessa genialità che lo aveva schierato per quasi due mesi come centravanti, con Gasparetto all’ala. Sarà un caso che i due primi goal siano venuti proprio dalla fascia presidiata dal polifunzionale ex campione, che sembra sempre più ex e sempre meno campione. Questa analisi è solo apparentemente impietosa: invece è ammantata dalla più santa “pietas”, perché il vecchio Cecco avrebbe detto che il Milan, svogliatissimo e manco tanto in forma, ci ha rifilato tre pere nel giro di venti minuti senza neppure impegnarsi troppo e avrebbe aggiunto che si vedeva benissimo che, se i rossoneri avessero voluto, ci avrebbero schiantato con un punteggio da pallacanestro. Il vecchio Cecco avrebbe pure osservato che, se è vero che non sempre incontreremo il Milan, è anche però vero che la nostra prestazione è stata disastrosa a prescindere dall’avversario: basti pensare che il migliore in campo è stato Juric, giocatore che l’anno scorso in serie B, non giocava neppure stabilmente titolare. Ma proprio da quest’ultima osservazione può nascere il nuovo Cecco - ottimista: se Juric è stato il migliore in campo, allora vuol dire che tutti gli altri suoi compagni e l’intera squadra, vuoi per l’emozione dell’esordio, vuoi per un qualche errore nella preparazione fisica, vuoi per la particolarmente infelice giornata di qualche elemento (Paro, ad esempio), vuoi anche per alcuni non ininfluenti errori dell’allenatore nella preparazione e lettura tattica della partita, ha giocato molto, ma molto al di sotto delle proprie possibilità. Questo comporta anche, per conseguenza logica, che abbiamo grandi, grandissimi margini di miglioramento. Meglio, molto meglio sbagliare una partita con il Milan che non una con il Siena: sono le squadre come il Siena, infatti, su cui confrontarsi e parametrarsi, non il Milan. Una piccola nota, che forse sarà profetica (in caso negativo me ne dimenticherò, se ci azzecco vi esaspererò scrivendo ad ogni piè sospinto: “l’avevo detto io”): in questo campionato avremo più difficoltà a segnare che non a difenderci. L’unica vera sorpresa me l’ha data il pubblico, che sembra aver compreso perfettamente la situazione e, invece che fischiare e contestare, ha incitato con impressionanti cori la squadra, come dire: “Abbiamo capito: forza Grifone, non andrà sempre così”. Genoa, 26 agosto 2007 |
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