In una massima murale del signor Naoshige era scritto:    "Considera le cose di grande importanza non    troppo seriamente". A questo il maestro Ittei aggiunse:   "Considera  le cose di poca importanza molto seriamente".

   

   Yamamoto Tsunemoto  "Hagakure kikigaki"   

 

   ("Annotazioni su cose udite all'ombra delle foglie")

   L’amarezza è grande, mitigata solo dalla depressa consapevolezza che da anni ormai non si gioca più al pallone, ma si fa solo finta, e negli ultimi tempi si finge anche piuttosto male.

   Per chi ha un minimo di sensibilità, e sa che il calcio è fatto, si di tecnica, ma anche molto, e direi molto di più di psicologia, il destino di questa partita era già scritto, e se fossi stato un allibratore non avrei neppure accettato scommesse.

Tutto, ma proprio tutto indicava che lo Spezia “doveva” vincere e le ultime vicende, dopo i recenti sviluppi del caso Ghomsi, parlano da sole.

Perché, per usare una metafora, il Genoa mi sembra l’eroe di un film melodrammatico dove il personaggio continua ad avanzare e mentre il suo corpo è crivellato di colpi.

Non a caso mi viene in mente l’epica scena de “L’ultimo dei Samurai”, quando rappresenta la mitica morte di Katsumoto (che, per gli ignoranti, non è parente di Miura) il quale con l’anima pura e nobile dell’ultimo vero Samurai sembra portare innanzi il suo corpo oltre la morte, mentre avanza sospinto da una misteriosa forza contro l’intero esercito imperiale giapponese, che all’unisono gli spara essendo lui rimasto l’unico e ultimo avversario sul campo di battaglia, salvo poi inginocchiarsi di fronte al cadavere quando alla fine l’eroe definitivamente si accascia .

Da una parte l’ultimo Samurai sembra immortale perché i colpi non fermano la sua determinazione che sembra provenire quasi da fonte divina, ma d’altro il passo dell’avanzamento sempre più strascicato fa capire chiaramente allo spettatore che l’apparente invulnerabilità serve solo a consacrare il protagonista nell’olimpo degli eroi, ma, in realtà, certo non gli farà vincere la battaglia.

A Spezia, invero, non siamo stati affatto presi a pallonate, come sarei stato indotto a immaginare ripensando alla partita con il San Marino, ma i colpi ricevuti nelle ultime settimane avrebbero affondato anche il Real Madrid, figuratevi un po’ il povero Grifo.

E cosi’ siamo scesi in campo con l’animo dell’agnello sacrificale, e il goal degli avversari dopo due minuti sembrava quasi averci tranquillizzato, e sembravano tutti giocare quasi per onor di firma.

Iliev era una vera e propria “icona” della forma mentis del Genoa di oggi.

Probabilmente sarà solamente una mia impressione, o un mio timore, ma a me sembra che il Grifone stia prestandosi a giocare un ruolo in un copione non solo ormai già scritto, ma che tutti hanno pure già letto, anche e soprattutto Perotti, che dalla faccia che fa da quando è arrivato al Genoa sembra che quel copione non solo lo abbia già letto, ma lo stia attentamente ripassando.

Mi piacerebbe che se non la dignità, almeno il senso di ribellione di qualcuno, tra giocatori, dirigenti e tifosi, glielo impedisse.

Ma anche in questo ho poche, anzi pochissime, speranze.

  Genoa, 6 Aprile 2006                          Cecco Angiolieri


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