"After all... tomorrow is another day."

SCARLETT  O' HARA  

   Chissà perché, secondo il talvolta del tutto irrazionale linguaggio giornal-calcistico, se una squadra viene definita irriconoscibile, quasi sempre l’aggettivo viene inteso in senso nettamente peggiorativo, per cui è sottinteso che quando si dice che oggi il Genoa era irriconoscibile, ci si riferisce ad una pessima partita della squadra, tanto da rendere la stessa, appunto, irriconoscibile.

Eppure per la partita di oggi non riesco a trovare altri aggettivi per il Grifo: irriconoscibile.

Non sembrava neppure una lontana parente, neppure d’acquisto, della squadra vista a Lumezzane, e men che meno della squadra dalle gambe molli e con il vitello – ma in realtà era almeno un bue muschiato – nella pancia.

Chissà a quante dotte disamine assisteremo nei prossimi giorni, e chissà quali acute analisi tattiche ci verranno proposte per spiegare questa metamorfosi, che sembra quella di Kafka, ma letta al contrario.

Sinceramente posso già adesso dire che, pur non avendone letta, ovviamente, neppure una, crederò sicuramente a tutte, perché nulla è più inquietante di un fenomeno al quale non si riesce a dare spiegazione, e che appare nel momento in cui tutti si aspettavano l’apparizione di segni e segnali del tutto diversi.

Allora leggeremo tante di quelle spiegazioni tecniche e tattiche, che non avremo che l’imbarazzo della scelta per indossare una qualunque di esse e recitare la parte dell’esperto: comodo e facile.

Io, invece, a dire il vero non ci ho capito proprio un bel niente, ed il fatto che la mia incomprensione arrivi per una gioia che non mi aspettavo, piuttosto che per un dolore che non avevo previsto, muta certamente il mio stato d’animo complessivo, ma non cambia un granchè la mia perplessità.

Perché la differenza vista oggi, secondo me, non ha nulla a che vedere con la disposizione della squadra in campo, i partecipanti e gli assenti, il lavoro di Perotti in settimana e le scelte tecniche effettuate: è un cambiamento avvenuto, per motivi che confesso mi sono interamente ignoti, nella testa di ciascun giocatore, che sembra essersi trasformato in un eroe di quei film della Disney, dove la squadra dei “buoni” a 1 minuto dalla fine perde 20 a zero dalla squadra dei cattivi, e nei restanti 59 secondi pareggia, e all’ultimo rimasto segna il 21 a 20…

Il desiderio mi farebbe dire che è questo il vero Genoa, che finalmente si è svelato, e dopo tanta attesa si è mostrato e dimostrato in tutta la sua forza, attraverso giocatori che – adesso – tutti diranno che non potevano non fare la differenza.

Ma il desiderio non sarebbe tale se corrispondesse alla realtà per più di un istante, e allora molto circospettosamente, mi stringo i miei dubbi, e non se ne abbiano a male gli ottimisti, perché – si sa, come diceva Rossella O’Hara in “Via con il vento” – “ci penserò domani, dopotutto domani è un altro giorno”.

Nessuno, naturalmente, ci assicura che questo domani, oltre ad essere un altro giorno, sia anche un giorno migliore.

Gli ottimisti ne sono sicuri, i pessimisti si limitano a sperarlo, ed io, per parte mia, diffido il giorno a presentarsi…

  Genoa, 13 Aprile 2006                          Cecco Angiolieri


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