" Gli uomini si credono liberi soltanto perché sono consapevoli delle    loro azioni e inconsapevoli delle cause che le determinano"                                                                               Spinoza, "Etica"   

   Proprio in queste ultime vicende, per noi Genoani dolorosissime, che ci vedono ancora una volta massacrati senza neppure avere diritto a quella sottile ipocrisia che consente ai potenti di esercitare il loro arbitrario abuso con la parvenza del diritto o della giustizia, e comunque in forme almeno apparentemente se non appropriate, almeno decenti, in queste ultime vicende – dicevo - non ho potuto non notare l’atteggiamento di qualcuno che sembra davvero uscito di senno.

   E così capita di sentir sostenere che l’unica ed esclusiva causa dei nostri guai risiede in quel “monstrum” di iniquità e di ingiustizia che è Preziosi, vera ed unica ragione di ogni e qualsiasi male rossoblù, e allo sprovveduto che non si capacita come si possano attribuire al Faraone anche le passate e trapassate anteriori disgrazie del Grifo (non ci facciamo mancar nulla noi Genoani), saggiamente gli si fa osservare che la maligna opera del maledetto demone è così ampia e terribile, che è diventata retroattiva, e la sua pregnanza è così forte e pervadente che non vi è per lui alcuna difficoltà nel costituire una causa susseguente all’effetto, dato che il male assoluto non può certo arrendersi davanti ad un banale nesso di causalità.

   Chiedo però per costoro un po’ di comprensione, anche se a mia volta comprendo che in questi momenti non è facile per chi ha mantenuto un minimo di raziocinio accettare che, mentre ci massacrano, qualcuno disquisisca sulle malefatte di Preziosi, se non altro per l’insopportabile inopportunità dei tempi e modi del loro intervento, che sembra modellato nella mente del più incattivito doriano, che si è appena iscritto a giurisprudenza, perché prima o poi ci sarà pur bisogno di un cambio…

   Invero gli atteggiamenti di questi Genoani - che, tra l’altro, dopo anni di cruente battaglie dialettiche, sembrano d’improvviso aver ritrovato piena corrispondenza di amorosi sensi con i cugini (che sarebbe forse d’uopo chiamare ora fratelli) - sono manifestazioni di un chiaro fenomeno ben noto agli psicologi: quando sei vittima di una ingiustizia, tanto più l'ingiustizia è grave e "assurda" tanto più questa ti angoscia e ti opprime.

   Può sembrare paradossale ma in questa situazione il riconoscerti la colpa per l'accaduto, dà sollievo, perchè il dolore che patisci è più giustificato, ed è più facile farsene una ragione ma, soprattutto, se ciò che ti è accaduto è colpa tua o comunque è imputabile alla tua sfera, vuol dire che puoi uscire da questa orribile angoscia, riparando il tuo errore e/o smettendo di sbagliare: se invece il dolore è provocato dall'arbitrio altrui, non hai alcuno scampo e, semplicemente ma ineluttabilmente, soffrirai sino a che l'altro lo vorrà: e l'impotenza è parente strettissima della disperazione.

   Ciò detto, però, sarebbe bene in questi momenti recuperare quel “minimum” di controllo, quantomeno per evitare pubbliche autoflagellazioni davvero poco dignitose, tanto per rispetto della persona che così poco opportunamente si espone, quanto, ancor di più, per rispetto della realtà delle cose.


  Genoa, 25 marzo 2006                          Cecco Angiolieri


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