Il Re è nudo VI

(dedicato ai Moralisti d'accatto)

 

di Principe Myskin

 

  

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. Italo Calvino 1972

I Druidi l'Inferno non lo accettano, tu ?

 

 

Esordivo un articolo qualche tempo fa parafrasando un famoso detto di Zanardelli: L'italia è un paese inverosimile e bellissimo, governato da pessime leggi, temperate dalla generale inosservanza". Ne sono stato lontano quattro o cinque giorni e lo ritrovo, se possibile, ancora più bello e, nel contempo, imbarazzante. Il calcio è una metafora perfetta della società (o, meglio, della televisione, che ha ormai sostituito la società) .

Una buona regola cui è sempre bene attenersi è quella del vecchio e saggio (ancorché  ciclista, ma tutto peggiora con il progresso, anche gli avversari) Boskov: "Cervelli freddi e muscoli caldi". Ragionamenti pacati ma pronta capacità di raggiungere delle conclusioni. Altra regola aurea, stare ai fatti.

L'unico fatto fisicamente percepibile è che sta montando un caso di dimensione imponente sulla fine del campionato di calcio di serie B.

Di altri fatti scientificamente verificabili (o verificati) non ce ne sono. Visto il polverone che è in giro, questa cosa banale è già un utile richiamo alla realtà.

Poste queste premesse, dovrei rimanere zitto e fermo sulla riva del fiume, ridere degli attori di questo isterico circo, e attendere pazientemente che ritorni la ragionevolezza. Poiché però questo è il paese dei Masanielli e dei dittatori prima osannati e poi impiccati, a testa in giù, dalle stesse persone, e poiché non dimentico che nel frattempo si fanno guerre, morti e si crea dolore, forse tacere sarebbe una soluzione un po' vigliacca, anche se parliamo di pallone.

Così nascono queste righe

.

Per quanto emerge dalla orchestrata sequenza di docce calde e fredde ammanniteci dagli organi di informazione, al Genoa si imputa di aver brigato per aggiustare la partita Genoa - Venezia. Più nebulosa la questione su altre ipotetiche partite, che per brevità qui trascuriamo, ci torneremo a tempo debito.

Questa accusa non è ancora stata provata, né ritualmente contestata agli interessati, ma solo strillata a destra e manca con la poca obiettività che, alternativamente, anima chi ti vuol vendere qualche cosa, il piacere maligno di chi sta dalla parte avversa o l'atterrito stupore di chi sta dalla stessa parte.

Non mi interessa qui discutere se sia fondata. Del resto, tutti sembrano dimenticarlo, ma né io, né i giornali né il presidente della Lega di serie C, tanto per fare un altro nome saltato sul Carro dei Moralizzatori, hanno competenza per farlo.

Mi interessa discutere se sia un'accusa, in ipotesi, così infamante.

Comincio con una domanda retorica. Mi piacerebbe sapere quanti di quelli che si stracciano pubblicamente le vesti non hanno un'esperienza simile alla mia. Pur estraneo all'ambiente del calcio, conosco diciamo, tre o quattro ex calciatori professionisti (fuori dall'ambiente da decenni, lo dico a beneficio degli occhiuti investigatori: tutti reati prescritti). Non ce ne è uno che, richiesto di parlare di qualche episodio divertente della sua carriera non attacchi subito con quella volta che nell'ultima di campionato "eravamo d'accordo con quelli del **** ...  quelli ci hanno fatto goal subito, come d'accordo, però poi ..." La storiella ha tante varianti ma il canovaccio di base è lo stesso. Non credo di diffamare nessuno dicendo che queste cose, le storie su queste cose, a fine campionato sono la norma e che lo sanno tutti (telefonata 1, telefonata 2). Una cosa che a volte riguarda persone eccellenti, ma, caso strano, la notizia rimane nascosta all'interno di un articoletto di giornale e non attira titoloni nè tantomeno interventi della giustizia sportiva.... Storie che obbediscono a regole, di cavalleria mi verrebbe da dire, precise e tradizionali. Tanto che ci si scandalizza, nell'ambiente, quando qualcuno non si presta. Può non piacere, ma è così.

Non sto dicendo che è una bella cosa, ma che la fanno - diciamo quasi tutti (un po' ipocrita bisogna lo sia anche io) e lo sanno, con altrettanta approssimazione, quasi tutti.

Del resto, la frase più ricorrente nell'ambiente in questi giorni non è: "che vergogna fare queste cose !", ma lo stupore per il rilievo che la cosa sta avendo.

A questo punto mi aspetto due obiezioni.

La prima è che il fatto che lo facciano tutti non giustifica. Obiezione giusta (sono il primo a chiedere la giusta punizione, e non da ora ma appunto la punizione giusta, cioè proporzionata e uguale per tutti, e non la gogna, per di più anticipata), ma non pertinente al mio discorso. In primo luogo perché io non sto discutendo della colpevolezza concreta del Genoa, che non esiste in natura ora e, salve crisi di/da panico, non arriverà mai (pronto a scommettere). In secondo luogo, perché non sto discutendo neppure della correttezza o meno della cosa, ma solo della proporzione delle reazioni.

Queste reazioni, già sotto il profilo mediatico, non solo sono ipocrite e sproporzionate rispetto a una cosa usualmente praticata e usualmente nota, ma - e la cosa è più importante - sono pure sproporzionate rispetto ad altre ipotesi storiche.

Rimanendo a un pari livello di fonti di conoscenza (giornali, che sono pertanto responsabili delle eventuali inesattezze che dirò), ricordiamo due casi.

Non molto tempo fa, una delle squadre della Capitale si è iscritta al campionato depositando, in ritardo, della documentazione finanziaria risultata, non appena controllata, evidentemente carta straccia. Si trattava della documentazione necessaria per la validità all'iscrizione ai campionati. Non ricordo un tourbillon mediatico simile e soprattutto non ricordo iniziative immediate della giustizia sportiva. Non ricordo neanche il presidente della lega di serie C chiedere la cancellazione della squadra. Eppure non mi pare una condotta, in ipotesi, meno grave. E neppure meno provata, a parità di fase processuale (indagini ora come allora).

Spostiamoci a Torino, dove un Tribunale ha condannato in primo grado (un Tribunale ha condannato in primo grado: non un PM semplicemente trasmesso delle intercettazioni) il medico di una società per la sistematica somministrazione di medicinali in assenza di esigenze terapeutiche e al solo scopo di sperimentare il possibile miglioramente delle prestazioni sportive, in assenza di letteratura medica sulle controindicazioni. Questa condotta, lo so, non è ancora stata provata, ma non è questo che interessa.

Interessa: a) che una sentenza di primo grado è qualcosa di più di una intercettazione soffiata dai giornali, visto che è emessa da un giudice dopo un processo dove la difesa ha avuto il suo spazio; b) si riferisce a condotte che, se vere, Silvio Garattini, farmacologo di fama mondiale ha definito "irresponsabili e contrarie al giuramento di Ippocrate". Il caso cade perfettamente a fagiolo per la nostra storia: della condotta esistono indizi ben più gravi (una sentenza) e il fatto è oggettivamente ben più grave (coinvolge la salute degli atleti, e tante tragiche morti e malattie dovrebbero far riflettere o almeno far esercitare la prudenza...). Anche qui, non ricordo un crucifige da parte dei mezzi di informazione. E, di nuovo, forse mi è sfuggito, non ho visto levarsi un presidente della Lega di Serie C a chiedere la cancellazione della società. E, soprattutto, non ho visto attivarsi immediatamente la giustizia sportiva (che ha dichiarato di essere stretta tra la necessità di aspettare la sentenza definitiva di condanna e la necessità di chiarire non si sa bene quali aspetti normativi della questione).

Chiediamoci allora, ma chiediamocelo con mente fredda e pacata, dove sta la differenza tra queste ipotesi e quella attuale.

Abbiamo già visto che essa non sta né nel grado di fondatezza dell'accusa né nella sua ipotetica gravità.

Le uniche differenze che vedo o che ho sentito affermare sono la collocazione geografica delle squadre coinvolte e il loro peso politico; la simpatia o antipatia dei presidenti; la diversa posizione che due Presidenti interessati alle lotte di potere in corso hanno nel mercato delle Calzature in Cina, la carenza di notizie estive...

Nessuna di queste può giustificare la differenza di trattamento.

Se ne trovate altre aiutate i Druidi e segnalatecele.

Se sono ragionevoli, riporremo l'ascia di guerra, se no lo urleremo con tutta la forza di cui siamo capaci

NON E' GIUSTO.

 

 

 

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Principe Myskin