Il Re è nudo III

di Principe Myskin)

 

 

 

Per leggere questa pagina ci vogliono dieci minuti, la mente sgombra da pregiudizi, la voglia di capire e uno stomaco forte. A queste condizioni, può essere una lettura assai utile.

 

Abbiamo già ripetuto fino alla nausea che  al calcio, come alla fiction, chiediamo solo di essere verosimile, di lasciarci lo spazio per fantasticare un poco, niente di più.

E abbiamo anche già detto cosa, nelle dinamiche finanziarie del settore calcio e nella gestione del settore arbitrale, ostacola questo modesta ambizione.

Ma non è finita.

Visto che i Druidi non hanno paura di dire le cose che tutti hanno paura di dire, parliamo un po' di lealtà sportiva.

 

GIOCO E SCOMMESSE

Nel calcio professionistico c'è una fascia di di fuoriclasse con ingaggi e sponsorizzazioni tali da metterli al riparo, in teoria, da tentazioni dirette, poi c'è una gran massa di onesti pedatori. Già questi secondi, che pure guadagnano stipendi notevoli, sono soggetti più a rischio. L'invidia per i colleghi più fortunati, il presidente che paga in ritardo ...

Ma non basta, tutti tengono amici e lontani parenti... e intorno al calcio gravita un imponente sistema di scommesse, regolari e clandestine, come emerge dalle numerose indagini in proposito, specie in zone ad alta densità di criminalità organizzata.

Solo un esempio, tra i più eclatanti (e lasciando perdere gli episodi più recenti e noti). Qualche anno fa gli inquirenti furono incuriositi da un numero abnorme di scommesse sul risultato parziale finale di una certa partita, per di più concentrate in alcune precise zone d'Italia. Furono acquisiti i tabulati telefonici di alcuni giocatori che militavano nelle due squadre e, guarda guarda, risultarono chiamate tra loro e parenti ed amici residenti proprio in quelle zone. Non solo, ma le giocate erano "impazzite" poco dopo quelle telefonate.. Per la giustizia sportiva questo non fu sufficiente... Ma per chi ha un po' di buon senso, forse...

E, tra Presidenti, se ne parla (se è vero quello che si legge in molti siti della rete) come se fosse una cosa normale, "che lo sanno tutti" (telefonata 1, telefonata 2). Un cosa che a volte riguarda persone eccellenti, ma, caso strano, la notizia rimane nascosta all'interno di un articolo di giornale e non attira titoloni...

 

TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE

Immaginiamo che queste cose non succedano. Qualche ombra rimane. Tutti (o quasi) i giocatori sono rappresentati da veri e propri trust di procuratori. Esistono vere e proprie scuderie, il cui segno distintivo non è la divisa di gioco, ma la società che cura gli interessi. In buona sostanza, invece che 40 squadre professionistiche esistono alcune strutture economiche che, trasversalmente, controllano la grandissima parte dei giocatori.

Curiosamente (e questo è meno noto) queste strutture sono collegate a istituti di credito che tengono in vita, molto spesso, in situazioni economicamente quasi disperate, importanti squadre. Magari squadre con importanti bacini di utenza (che spesso, guarda caso, coincidono con bacini elettorali, o comunque squadre di imprenditori con solidi apparentamenti politici).

Anche a non immaginare niente di illecito, esistono solidi rapporti di interesse - trasversali e complessi - che è difficile credere non incidano sulle prestazioni sportive, quando si incontrano.

Quando si verificano risultati utili, che non sia un caso, ma il logico corollario di un disegno è allora qualcosa di più che un incubo. Anche se è spiacevole uguale.

 

 

IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE (a proposito di medicina)

Lealtà sportiva, dicevamo...

Facciamo ancora un scarto nel ragionamento.

Nella sentenza sul doping in casa Juve (a pag. 62 e ss.) si legge, tra l'altro

(...)

La FIGC, peraltro, non si è mostrata mai troppo sensibile a tale problema (controlli antidoping e notifiche preventive dell'uso di farmaci potenzialmente dopanti, n.d.a.) e, pur avendo recepito fin dal 1992 quanto stabilito dal CIO a tal riguardo, non si era mai fatta carico di provvedere ad apprestare la necessaria organizzazione perché al regolamento venisse garantita adeguata attuazione.

Pure dopo il 1996, del resto, quando ormai anche la traduzione del regolamento non avrebbe più dovuto consentire giustificazioni di alcun genere, la FIGC non ha provveduto minimamente ad adeguarsi apprestando la necessaria organizzazione e pretendendo dalle società il rispetto di quanto in esso stabilito a proposito delle notifiche preventive.

(...)

Colucci Anna e Varese Carla, dirigenti CONI, entrambe esaminate come testimoni nell'udienza del 28 marzo 2002, non sono riuscite a spiegare il perché dei ritardi e delle inadeguatezze e la prima, tra l'altro, ha riferito dei contrasti sorti tra CONI e FIGC circa la discrezionalità della misura del pH e della densità urinaria, il che impediva l'adozione di adeguata modulistica, mentre la seconda ha pure raccontato in che modo aveva appreso che il laboratorio di analisi dell'Acqua Acetosa, accreditato dal CONI, omettesse di effettuare tutte le analisi richieste.

Ravazzolo Mariano, dirigente CONI, all'udienza del 23 maggio 2002, nel corso dell'esame testimoniale, ha fatto dichiarazioni davvero inquietanti, riuscendo a spiegare persino che l'aggettivo preventivo significa prima della gara, però solo in sede di giochi olimpici, mentre per le Federazioni non si è ben compreso quale significato si sarebbe dovuto assegnare alla locuzione "prima della competizione".

Il teste, poi, è sembrato pure molto preoccupato dell'effetto sulla privacy che le notifiche preventive avrebbero potuto comportare, se esse fossero state genericamente spedite chissà a quale destinazione, e dichiarazioni di analogo tenore ha reso in ordine al laboratorio di analisi, sì che l'immagine complessiva che se ne è ricavata è di totale disinteresse, se non peggio.

Lo stesso dottor Agricola ha parlato della vicenda e, dopo aver confermato il tentativo effettuato da Tencone prima della partita Cremonese-Juventus, ha aggiunto: ".......'95, non ci siamo mica fermati, siamo andati avanti. Allora, per esempio a Torino c'è il Vice Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, che è il dottor Pezzano, e quindi il dottor Pezzano che fa anche gli antidoping per noi. Quindi la prima volta che siamo andati alla partita successiva, siamo andati a chiedere al dottor Pezzano che in qualità di Vice Presidente della Federmedici era sicuramente una delle persone più informate sull'argomento, e lui ci ha dovuto dire due cose: primo, che non ne sapeva niente e, secondo, che esisteva una... come si può dire, una convenzione - che lui era a conoscenza e questo risultava e risultò poi anche a noi - una convenzione fra Federmedici e FIGC secondo la quale il momento in cui bisognava dichiarare tutti i farmaci, ivi compresi anche quelli da restrizione d'uso, dovevano essere fatti dopo la gara.

Non ancora contenti di questo aspetto, abbiamo fatto una mini-riunione con altri medici sociali. Questo è avvenuto... mah, direi nei primi del '96, ricordo che c'erano i medici, alcuni medici importanti, allora c'era... è venuto Tavana, c'era il medico della Sampdoria, Campini, insomma abbiamo... e tutti quanti han detto: "Boh? Nessuno ne sa niente e nessuno riceve niente".

Abbiamo poi capito, ma questo l'abbiamo capito, che quelli erano regolamenti del CIO, fatti perciò per un'attività che avveniva nell'arco di breve tempo, come le Olimpiadi, dove c'è un ufficio apposta che può ricevere queste notifiche e così era stato fatto. Poi ripercorso pedestremente CIO, FIGC e LEGA, senza minimamente poi provvedere a livello istituzionale di creare, dal punto di vista, così, l'ufficio addetto alla eventuale ricezione. Tant'è vero che alcuni testimoni sono venuti qui a dire - del CONI - che non sapevano cosa farne......" (trascrizioni registrazioni udienza del 21 luglio 2003 -

(...)

Si è detto come tutte le società omettessero di presentare le notifiche preventive, in pratica per volontà della FIGC che pur recependo il regolamento antidoping CIO, dal 1992 al 1995, non si era neppure preoccupata di tradurne il testo in modo che le notifiche potessero essere eseguite ad un organo della Federazione stessa e quando, dopo il 1995, ha modificato il testo della disposizione, essa ugualmente non si è minimamente attivata e preoccupata di creare tale organismo, in modo che effettivamente le società potessero provvedere alla presentazione delle notifiche preventive.

Tale comportamento contraddittorio della Federazione (ma per quel che è emerso nel corso del dibattimento non si può dire che il CONI se ne desse maggior pensiero), di fatto ha consentito alle società di omettere ogni notifica preventiva, continuando a dichiarare i medicinali assunti solo per i giocatori sorteggiati in sede di controlli antidoping dopo la partita.

 

E' una sentenza di primo grado certo, ma a quanto pare sta per maturare la prescrizione sui reati contestati. L'imputato può scegliere di non avvalersi della prescrizione. Se è innocente ha tutto l'interesse a farlo, perché sia accertata la verità. Vedremo cosa capiterà.

Per il momento, prendiamo per buone queste affermazioni. Molte sono le spiegazioni possibili. Una è particolarmente logica e coerente, anche se poco consolante: il fenomeno era noto e generalizzato. E, come abbiamo già detto negli articoli precedenti, perché cambiare una cosa che conviene a tutti ? Migliori prestazioni, migliori risultati (anche in Europa), maggiori incassi, maggiore gloria politico-sportiva per i dirigenti, più audience in TV, maggiori introiti pubblicitari...

Una cosa che conviene a tutti. Economicamente, ovviamente.

Ma forse che la salute e l'etica sono valori meritevoli di attenzione ?

 

CONCLUSIONI

Questa è la diagnosi. Mi obietterete che assomiglia a una profezia apocalittica, ma non è altro che l'approdo cui conduce il buon senso, a partire dai dati obiettivi.

Resta che lo spazio per un tentativo di terapia.

Occorrerebbero robuste iniezioni di cultura sportiva e un sano intervento degli organismi antitrust che recidano senza pietà i collegamenti pericolosi.

Altrimenti, ricordiamoci che Raoul Gardini spiegava Tangentopoli dicendo che "chi munge troppo la vacca, finisce per ucciderla."

La vacca, qui, rappresenta i nostri sogni (oltre che posti di lavoro per migliaia di persone).

Diamoci una mossa, o resteranno solo sogni artificiali.

 Genoa, primavera 2005

 

Principe Myskin