Il Re è nudo

di Principe Myskin)

 

 

 

L'Italia è un paese inverosimile e bellissimo. Un paese "governato da pessime leggi, temperate dalla generale inosservanza" (Zanardelli), il paese dove tutti sono pronti a correre in soccorso al vincitore (Flajano). Il Paese patria di Pinocchio e del Vaticano, e non sarà un caso.

 

 

Proviamo a parlare di arbitri. Il loro ruolo sarebbe l'applicazione imparziale delle regole del gioco. Sono quindi necessarie due doti: preparazione e indipendenza. Vediamo come è garantita la seconda (se ben interpreto i documenti che si reperiscono in rete al riguardo, correggetemi se sbaglio). La scelta del direttore di gara è affidata a un organo, la Commissione Arbitri per i campionati di serie A e B (vulgo "i designatori"). Fin qui, nulla di strano. Ma chi nomina questa commissione ? L'art. 24 del Regolamento dell'Associazione arbitri prevede che a pensarci sia il Presidente dell'Associazione arbitri, su proposta di un Responsabile. Il presidente dell'Associazione Arbitri è eletto da questi ultimi, il Responsabile è designato dal presidente della Federazione (al momento, Carraro) d'intesa con il Presidente dell'Associazione Arbitri.

 

E perché mai il Responsabile, che propone la nomina dei designatori che sceglieranno gli arbitri dovrebbe essere designato dal Presidente della Federazione, che è eletto (in pratica) dalle squadre, mi direte voi ? E perché, a monte, gli arbitri non si sorteggiano e basta ?

 

Forse perché l'indipendenza non è la cosa più importante ?

Forse perché l'unica volta che in un campionato c'è stato il sorteggio integrale lo scudetto lo ha vinto il Verona ?

 

Ma proseguiamo il ragionamento. Come fa carriera un arbitro ? In un solo modo, arbitrando le partite importanti. E quali sono le partite importanti ? Quelle in cui giocano le squadre importanti (i grandi bacini d'utenza).  E chi fa vendere più giornali o guardare più programmi televisivi e vendere più pubblicità ? Le squadre più importanti. Quindi, anche escludendo qualsiasi malafede preventiva, se, nell'esercizio dei giudizi e della critica (sui giornali, nei "processi", nelle sedi tecniche) sulle qualità arbitrali c'è un rischio e una possibile tentazione di non essere equilibrati, in quale direzione va questo rischio e questa tentazione ? Nella direzione del vantaggio delle squadre importanti.

 

Facciamo solo un apparente salto ad altro argomento. Parliamo di ripartizione del denaro che gravita intorno al calcio. La più grossa fetta dei guadagni proviene dalle televisioni. Le squadre più importanti hanno negoziato i loro diritti in autonomia e incassano per tale motivo dalle 10 alle 20 volte più delle squadre piccole. Poiché, per svolgere i campionati, le squadre piccole e il "campanile" sono necessari, ecco uscire dal cappello, soprattutto per la serie B, l'uovo di colombo: la mutualità (in serie A funzionano altri meccanismi, dal prestito dei giocatori ai finanziamenti di banche, le partecipazioni azionarie, ecc.). In pratica, un obolo a favore delle squadre piccole da parte di quelle grandi.

 

Va tutto bene ? Facciamo ancora un passo. Gli incassi complessivi del sistema da cosa dipendono di più, allora ? Dai risultati delle squadre importanti. Se lo scudetto se lo disputano Milan e Juve gli incassi complessivi di giornali, televisioni, squadre, marketing e indotto sono molto maggiori che se se lo disputano Juve e Chievo (per non dire Livorno e Udinese). Non solo, ma più guadagnano le squadre importanti, più guadagnano le squadre piccole, attraverso la mutualità.

E, addirittura, se vincessero le squadre piccole, ci rimetterebbe anche lo Stato, che riscuoterebbe meno tasse. Forse - a questo punto ci siamo ridotti ! - avremmo qualche ospedale di meno, se lo scudetto non lo vincesse la Juve (o il Milan) ! 

 

Morale della favola, che vinca una squadra piccola non solo non conviene alle squadre grandi, ma non conviene ai giornali, alle televisioni, allo Stato, agli arbitri e... questo è veramente incredibile, vincere non conviene neanche alle squadre piccole.

 

Ma queste cose non ditele in giro ! Se no si vendono meno biglietti, abbonamenti e si attivano meno smart card e diventiamo tutti più poveri.

 

Io, però, mi vergogno un po'

 

 

Genoa, marzo 2005

 

 

Principe Myskin