"La mente è come un paracadute, funziona solo se è aperta" - Frank Zappa

 

Fondamentalmente...

 

Oggi parliamo della Fondazione Genoa.

Uno strumento che mi è apparso fin dall'inizio molto affascinante: quale genoano di buona volontà non avrebbe desiderato partecipare per possedere un pezzo del suo Genoa?

Di pari passo con il fascino iniziale è, però, iniziata una sequenza di avvenimenti quanto meno surreali.

Il primo è stato, senza dubbio, la reazione in punta di matita di coloro che hanno rilevato che era tutto un imbroglio poiché la Fondazione non poteva realisticamente detenere il  controllo del Genoa spa e i genoani non avrebbero potuto detenere il controllo della Fondazione. I tifosi genoani, si sa, non sono solo dei sopraffini intenditori di calcio (del resto, decenni di Canuti, Luperto, Cvitanovic e compagnia cantante non sono passati invano) ma, specie degli ultimi tempi, hanno maturato una stupefacente perizia quali analisti finanziari e architetti di geometrie societarie.

Obiezione molto bizzarra, che, più o meno, assomiglia alla condotta di chi, a fronte dell'offerta di poter disporre gratuitamente di una villa in Costa Azzurra, con vista sulle starlettes di Cannes, si lamentasse gridando all'imbroglio, perché della villa non gli danno la possibilità di spostare le pareti, abbattere gli alberi in giardino, e simili. Uno sbava per decenni per andare in vacanza a Cap d'Antibes, insomma, e, quando gli danno le chiavi di una villa in loco, risponde sdegnato: "non sono mica fesso: o mi autorizzano a lavare la macchina nella piscina o niente".

Una parallela scuola di pensiero (i genoani, non sfugga a nessuno, annoverano nelle loro fila anche eminenze grigie del settore del controspionaggio, di astuzia così acuminata da fare invidia ai più svegli agenti del Mossad israeliano) sosteneva invece, in buona sostanza, che la Fondazione sarebbe stata manovrata come un teatro di burattini dal suo Fondatore. Gli scopi non li avevo potuti intendere, ma, a giudicare dall'aria saputa, allusiva e francamente allarmata di questi begli ingegni, ritengo che pensassero a qualcosa di gravità almeno pari a un attacco aereo alla Torre Eiffel durante una gita dell'asilo nido di Les Halles.

Mah.

A me, invece, continuava a sembrare che, per dire, se 100 mila genoani (ammesso che esistano realmente 100 mila genoani: a chiacchere stiamo sul milione ma nei fatti è difficile incontrarli ) avessero versato (versassero) un euro a testa (un euro lo si può spendere senza rifletterci troppo, no ?), la Fondazione sarebbe stata fortissima: chi potrebbe a cuor leggero trascurare l'opinione di 100 mila persone ?

Ma a Genova non siamo mica gente dappoco: o compriamo il Colosseo, l'Empire State Building e il Colosso di Rodi insieme o mica ci muoviamo... E' molto singolare, però: è come dire: visto che non sarò mai Presidente della Repubblica è inutile che vada a votare.

Il peso di una istituzione, però, fanfaluche da ragionieri della domenica a parte, non è economico e patrimoniale, ma politico e ideale: contano le teste e l'entusiasmo, ben prima e più che non i soldi e i bilanci. Al contrario, ho continuato a leggere compiute analisi dei meccanismi statutari e degli intrecci azionari, sofisticate simulazioni di alchimie tattiche, al punto che persino il mio panettiere ha finito per discettare criticamente del business plan e stigmatizzare, scuotendo severamente la testa, la presumibile insufficienza del cash flow (?).

Insufficienza rispetto a cosa, poi, non si sa.

L'atteggiamento dei genoani rispetto alla Fondazione, insomma, ha finito per essere esattamente lo stesso di quello dei genovesi rispetto a Genova: la partenza di una gara dei 100 metri piani, in cui nessuno ha il coraggio di slanciarsi: "maniman faccio brutta figura , se poi mi inciampo e cado sai che vergogna , la colpa è dello starter, la partenza non si dà così", "prima vediamo come corrono loro"...

Però è solo a Genova che le gare dei 100 metri durano decenni, con gli atleti impegnati a invecchiare prima di varcare la linea di partenza, litigando su chi deve avere il vantaggio di .... partire per ultimo.

E' solo a Genova che la gente sta nascosta dietro le persiane a criticare Gli Altri, in una ininterrotta e ridicola secessione di parrocchiette (non vorrete mica, per dire, che il Genoa Club Terusso si sieda allo stesso tavolo di quello della odiata Viganego ? "Inconciliabili differenze di vedute sul significato e gli obiettivi della genoanità" li dividono irreparabilmente... ).

Solo a Genova ci si ripete: "Certo, a non prendere mai il sole magari divento rachitico, ma se a uno di quelli là fuori lo sorprende la pioggia, sai che brutta figura che ha fatto ?"

Liberatevi dai lacci del mugugno livoroso: uscite fuori anche se piove e andate a vedere il bellissimo Museo della Fondazione, fatevi sentire con idee e entusiasmo, non ammuffite anche voi appoggiati alla credenza della nonna masticando amaro contro nemici inesistenti e presunte inefficienze altrui.

Del resto, basta dargli un po' di olio paglierino, per conservarla (la credenza, la nonna purtroppo no).

E, se proprio non ci riuscite, compratevi almeno il diritto a mugugnare nel posto giusto.

Costa un euro.

 

Principe Myskin

 

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Genoa, 5  giugno 2008