Oddio, è vero che tutto può essere e che se passiamo dal regno del probabile a quello del possibile gli orizzonti si allargano quasi all’infinito.

Sarà anche vero che il Vava ha sbagliato qualcosa oggi, e certamente è vero che con un po’ più di buona sorte avremmo anche potuto vincere la partita.

Però mi sembra, sinceramente, che il nocciolo della questione sia ben altro.

Tra i vari incommensurabili danni che sono stati procurati al Genoa dalle sciagurate vicende estive, tra i meno evidenti, ma, forse proprio per questo, tra i più gravi e dannosi, è stata la mancanza di analisi sulle cause che hanno portato il Genoa a disputare il disastroso girone di ritorno, che ha a sua volta portato alle notissime vicende.

Certo che la catena degli avvenimenti era stata ben singolare, tanto che, come accade ogni qualvolta non si riesce a dar conto di certi avvenimenti, le spiegazioni rimanevano del tutto inadeguate, a cominciare dalla presunta “delegittimazione” di Cosmi, a seguito di un litigio col Presidente per via del comportamento di Preziosi Junior.

Ora, a prescindere dal fatto che sono convinto che almeno il 40% delle persone che hanno portato avanti la tesi, prima che qualcuno gli suggerisse l’idea, non aveva la più pallida idea del significato del termine delegittimare, in un ambito un po’ più razionale e meno isterico, chiunque si sarebbe reso conto che la presunta “delegittimazione” dell’allenatore è davvero cosa risibile, quanto ad efficacia causale, in relazione all’ incredibile flessione della seconda parte di campionato.

A mio modo di vedere, invece, c’è un fondo comune nella crisi di due anni fa (ricordate l’esonero lampo di Donadoni ?) quella drammatica dell’anno scorso e quella (speriamo non altrettanto drammatica) di quest’anno.

Tutte e tre le vicende hanno un preoccupante denominatore comune: l’assenza di qualsiasi programma da parte della società, e le scelte lasciate all’emotività del momento di Preziosi, che dal canto suo sembra essere vittima della sindrome di Bartali, per cui è ormai assodato che nel cuore della notte il Presidente si sveglia grondante di sudore e con gli occhi sbarrati, urlando “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare” e, senza neppure risvegliarsi del tutto, agisce di conseguenza.

In effetti tutti e tre gli anni di presidenza Preziosi, la società è partita con un disegno che poi è stato clamorosamente smentito dalla società stessa dopo pochi mesi.

Il primo anno, si era chiamato Donadoni, si era fatto con lui (o almeno si sarebbe dovuto fare) un certo programma, e in base a quel programma si era costruita la squadra, salvo tre mesi dopo chiamare De Camion, per ricominciare con lui da zero.

Idem con mister “pessimismo e fastidio”: fatta la campagna estiva di concerto con lui, e/o presumibilmente (e sperabilmente) usando le sue indicazioni, prima ancora che inizi il campionato, Preziosi, probabilmente preso da crisi depressiva seguendo un' intervista del suo allenatore alla Tv, lo manda via, chiamando Cosmi, con tutto il giocattolo che deve essere riassemblato da capo.

Per carità, devo essere sincero, a me De Camion non mi è mai piaciuto né come allenatore né come personaggio, ma non è questo il punto: se inizi un qualsiasi progetto, non puoi buttarlo all’aria tre giorni dopo.

Però, mentre nei precedenti errori di fondo la società aveva avuto qualche attenuante (il primo anno l’imprevisto ripescaggio, il secondo anno l’inaspettato deludente campionato di De Camion e il suo scarso feeling con la piazza), io non riesco a capacitarmi ancora della logica (semmai c’è n’è una) con la quale la società ha agito in queste settimane.

Riassumiamo: dopo le grottesche vicende estive, in soli otto giorni la società riesce a fare quello che non era riuscita a fare per anni e anni: un direttore sportivo tecnicamente capace prende un allenatore preparato e serio e si mette con lui a tavolino per “disegnare” una squadra partendo praticamente dal nulla.

Incredibilmente accade una sorta di miracolo, che sembra sfidare Piero Angela e l’intero CICAP: da giocatori raccattati all’ultimo minuto (ma con molta razionalità ed esperienza) si riesce a formare una squadra che sotto la guida del Vava arriva ad avere (tenuto conto dei risultati del campo) sino a 9 (leggasi nove) punti dalla seconda.

Sembra incredibile, ma quasi nessuno sembra accorgersi di questo miracolo, ed anzi qualcuno persino storce il naso, come se il cieco guarito alla piscina di Siloe fosse tornato indietro da Gesù lamentandosi perchè continuava ad avere un unghia incarnita e reumatismi diffusi...

Bene, compiuto il miracolo, forse il più incredibile dei miracoli, chiunque ne avrebbe approfittato per mantenere il ritmo e magari consolidare il vantaggio. Ma la società non sembra chiamarsi chiunque, e con un folle quanto masochistico “animus delendi”, si getta in una vera e propria rivoluzione epurando metà dei giocatori della rosa e ristrutturando daccapo l’intera squadra.

In verità non solo non comprendo il motivo di tutto questo, ma neppure lo riesco a immaginare.

Spesso, nella vita, mi accade di non capire, anzi, a dire il vero, quasi mai capisco, ma compenso la mia scarsa intelligenza con un senso di adattamento formidabile, per cui, pur continuando a non capire, però, mi adeguo.

Il fatto è che ora, non so perchè, neppure mi passa per l’anticamera del cervello di adeguarmi: neppure un po’...

  Genoa, 26 gennaio 2006                          Cecco Angiolieri


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