Autorevolezza e umiltà

di Cecco Angiolieri

Dopo aver visto - o meglio,   ammirato - una partita così, è difficile rimanere ancora sguarniti anche della più piccola speranza, è difficile allontanare l’eterna tentazione nella quale noi Genoani cadiamo meglio, cioè sognare.

Certo è che sono davvero molti, molti anni che non avevamo occasione di vedere un Genoa così.

E non sto parlando della pur ottima struttura tecnica della squadra, e neppure della indiscutibile capacità tattica di Gasperini, no, mi riferisco a qualcosa di molto più sottile, quasi esotericamente impalpabile e che, però,  nonostante o forse proprio per questa innavertibile sottigliezza,  finisce per entrarti sin dentro al midollo delle ossa.

Sto parlando di quel misterioso e comunque mai spiegato senso di autorevolezza e di autorità che talvolta circonda persone, e che ora - lo avverto nettamente -  permea il Grifone in questo brillante avvio, che mi ricorda più che i mirabolanti fuochi di artificio,  il maestoso spiegarsi di vele al vento, dove la forza del procedere compensa la lontananza della meta e la mano ferma  del timoniere rende concreta la fiducia di superare gli inevitabili ostacoli che si troveranno lungo la rotta.

Intendiamoci, la sensazione di cui parlo è molto meno superficiale e ben più penetrante del semplice sentire che “andrà tutto bene…”   e in quel senso, anzi, non si può certo sostenere che le cose ci siano filate tutte lisce: in materia non ci siamo fatti mancare davvero nulla, variando  dal fronte degli infortuni a quello del deferimento di Sculli, accusato, non ricordo più, se di aver partecipato alla congiura di Catilina, o di aver preso appuntamento con Bruto alle Idi di Marzo davanti al Senato.

In verità non so affatto come andrà, e non so se il Genoa davvero terrà fede a queste incoraggianti premesse e promesse, ma certamente, lo si sente, il gruppo, il nucleo della squadrà c’è e non solo i giocatori ma tutto l’ambiente appare ben cosciente dell’obiettivo e pienamente coinvolto nell’intenzione di raggiungerlo.

Il risultato è che quando il Genoa scende in campo lo fa con una autorevolezza davvero impressionante, sembra davvero una squadra di categoria superiore a quella dell’avversario, che però si batte con una grinta ed una umiltà da matricola di “C”, quale in effetti è (non sembra vero?)

Non vi è dubbio che, sotto un profilo strettamente razionale, non dovremmo avere altro obiettivo di fare un campionato di transizione e assestamento, che sembrerebbe il tempo minimo indispensabile per rimettersi dalla mazzata della retrocessione in “C” sulla cui gravità di conseguenze ed esiti, non mi sembra sia stata ancora raggiunta (forse per fortuna) una sufficiente consapevolezza da parte di tutti i tifosi.

Ma al Genoa - non so se lo avete già notato – non si addicono le mezze misure e alle vertginose cadute nei precipizi abbiamo sempre alternato altrettanto vertiginosi risalite, come un aquilone che anche se schiacciato dal vento non vuole mai cadere a terra, e così, a poco più di sei mesi dall’ultima battaglia con il Pizighettone, e a tre mesi dall’inferno di Salerno, ora siamo primi in classifica, dopo aver vinto con pieno merito e con il più classico dei punteggi, considerato quello della vittoria indiscutibile e pefetta, in casa di una squadra tra le più serie ed accreditate pretendenti alla promozione (le zebre sono discorso a parte), sino ad oggi imbattuta in campionato.

Spesso, tutti lo abbiamo notato, numerosi ed intensi eventi, allargano di molte le maglie del tempo, così che fatti distanti poche settimane sembrano lontani anni e anni, e addirittura apartenenti ad altre dimensioni, e in questo pur naturale  fenomeno vedo un pericolo.

La retrocessione in C è stato vero dramma e certamente ha rappresentato in tutta la nostra storia il momento più buio e più vicino alla fine, ma tutto il dolore che abbiamo attraversato sarebbe stato davvero inutile se avessimo  rimosso tutta la vicenda che, come tutti i momenti di crisi,  può essere amarissima ma utile ed efficace maestra, a patto che non sia eliminata dalla memoria.

Abbiamo qualità tecniche davvero notevoli, abbiamo un allenatore che sul campo ha dimostrato di avere capacità tattiche e  psicologiche (mai sottovalutare questo aspetto) fuori dal comune: se riusciamo, come sinora abbiamo fatto, a impastare queste doti con l’umiltà e la consapevolezza  che ci viene dal nostro recentissimo passato, allora, non so se si realizzerà il sogno, ma certamente gli avremo fornito una concreta  possibilità di poterlo fare.

  Genoa, 14 Ottobre 2006                         Cecco Angiolieri


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