Un uomo

di Cecco Angiolieri


 

Ci sono momenti in cui basta una piccola frase per schiudere orizzonti sconosciuti, per entrare nel mondo interiore di una persona e “pesare” il suo spessore, la sua dignità la sua umanità.

Nella grande, grandissima gioia che come Genoano ho provato ieri con la vittoria dei Grifoncini  al torneo di Viareggio, che ho seguito con una partecipazione ed una emozione che, sinceramente, non provavo più da anni e anni, ci sono due cose che mi hanno addirittura commosso.

La prima è la gioia pura e cristallina di questi ragazzini che giocano non “anche” con il cuore ma solo con il cuore e per il cuore, cosa che nel calcio professionistico è solo un remotissimo ricordo di una ancor più remota memoria.

La seconda è quella frase di Vincenzo Torrente, buttata lì come ultima dedica della vittoria, ma che appare invece evidente che è invece la prima e la più importante, e che fa da sottofondo a tutto il resto.

Nell’intervista Vincenzo dopo le dediche di rito (alla società, ai tifosi, alla squadra e allo staff)  quelle che qualsiasi allenatore in qualsiasi piazza fa dopo aver vinto, fa una dedica particolare:  dedica la vittoria a quei giocatori che oggi non sono più in squadra, ma già due anni fa meritavano questa soddisfazione, riferendosi alla finale di due anni fa, che vide l’arbitro entrare in campo a braccetto di Moggi e implacabilmente sconfiggere quindi il Genoa.

Ecco la piccola - grande frase di cui parlavo, che non solo misura lo spessore di un uomo, ma lo fa ancora più risaltare in un mondo di “quaquaraqua” dove si dimenticano i morti in poche settimane, i propositi in pochi giorni e le promesse in poche ore.

Vincenzo due anni dopo ancora non ha dimenticato l’ingiustizia subita dalla sua squadra, ma – e questo fa la vera differenza – non per il mancato traguardo ed il conseguente mancato coronamento di un sogno e di una ambizione anche e del tutto legittimamente sua, ma soprattutto, invece, per il dolore e la delusione che devono aver provato i suoi ragazzi, dolore e delusione che a quell’età di brucia non solo sulla pelle, ma anche dentro: e proprio per questo Vincenzo non dimentica dopo due anni, e non dimenticherà neppure dopo cinque, dopo dieci, dopo venti anni, anche se quel trofeo di Viareggio lo dovesse rivincere – come speriamo – dieci volte ancora.

Proprio per questo spero che la società, cui bisogna dar atto di avere lavorato davvero bene nel settore giovanile, comprenda, persino al di là dei grandi risultati sportivi ottenuti da Torrente, quale tesoro abbia in seno.

Perché se è già molto difficile trovare un grande allenatore, è ancora molto, molto più difficile trovare un vero uomo.

 

Genoa, 20 gennaio 2007                        

  Cecco Angiolieri

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