Terzo tempo
Inutile girarci intorno. I giornali non possono scriverlo, ma si sa (vox populi, vox dei) fin da Lunedi scorso quello che è successo: a Torino, nel dopopartita, è stato inaugurato il terzo tempo. Sono volate parole grosse, e forse non solo quelle. Da una parte l'intransigente Gasperini, sergente di ferro, "tatticamente grande allenatore, ma i cui rapporti umani possono migliorare", per dirla con le parole di De Rosa in diretta TV subito prima di finire centrale difensivo..........del settore 3 della tribuna; dall'altra chi talvolta ne patisce i metodi. Il motivo del contendere ? Si parla di banalità della gestione quotidiana della squadra, che però temo vengano solo a colmare un vaso pieno di ruggini e malcontenti arretrati, individuali e di gruppo. Fatto sta che sin da Lunedì si temeva una rivolta di una parte della squadra verso il suo allenatore, e la gara di ieri, troppo strana per essere "vera", non può non giungere a precisa conferma di quanto si sapeva. Che, questa volta col senno di poi, anche certe macroscopiche distrazioni delle ultime gare avessero il significato di segnali meno clamorosi (ai sordi bisogna parlare forte......ricordate Busto Arsizio ?) ma ben indirizzati è più che un sospetto. Situazione pesante, perchè non offre via d'uscita indolore. Gasperini è sicuramente personaggio da prendere con le molle, come già la vicenda Torrente ci ha fatto capire; però è anche l'unica speranza che abbiamo (avevamo ?) di far quadrare i conti. E' innegabile infatti che solo il gioco di squadra e l'organizzazione tattica, pur criticabilissima in certe occasioni, ha consentito la promozione da record e l'avvio così brillante in serie A: campioni assoluti in rosa ce ne sono pochi. Per ciò cambiare allenatore costituisce un salto nel buio senza paracadute. L'importante comunque è che non rispunti Perotti, poi si può ragionare su tutto. Rivoluzionare la rosa, dieci cessioni e dieci acquisti ? Difficile, anche se Preziosi - purtroppo o fortunatamente, non lo so - è capace di questo ed altro: sarebbe comunque impossibile azzeccarli tutti, ed il rischio di sfasciare completamente il giocattolo è concreto. Resta il pugno duro della società. Quale società ? Preziosi, che paga, o Pastorello-qui-comando-io, quello che anche a Lugano (a proposito, è di Preziosi....una storia lunga e interessante a leggere i giornali ticinesi) ha appena cambiato l'allenatore che aveva messo alla guida della squadra solo quattro mesi prima in nome del "progetto" e che - avete notato ? - negli ultimi tempi sembra desaparecido ? Siamo sicuri che Pastorello, al di là della bella presenza, sia l'uomo giusto a cui affidare le sorti di una società di calcio ? Fatto sta che a Lugano Preziosi è ben intenzionato a cedere la società satellite (l'idea era buona; da Lugano sono passati, in parcheggio, fior di giocatori prima di approdare in Italia: Behrami, Erceg, Dida, Kallon, Shalimov. Quel serbatoio che in Spagna è la norma, in Italia si può realizzare appena oltre il confine), vendere e quindi togliergli il giocattolo. Forse la testa giusta che deve saltare, se non è già saltata, l'abbiamo trovata. Gli altri, giocatori, tecnici e dirigenti "di spogliatoio" che vengano chiusi a chiave da Preziosi in una stanza e si confrontino tra di loro, anche a pattoni se credono; ma che escano da lì con le idee chiare su quello che vogliono fare, se possibile facendo tutti un passo indietro sulle loro posizioni e sui metodi, e tutti con i remi ben saldi in mano e rivolti dalla stessa parte, a partire (a ricominciare) da Empoli. Che a Genova, ora che l'abbiamo riconquistata, non abbiamo intenzione di perderla, questa benedetta serie A.
Genoa, 9 Dicembre 2007
Liaigh