Noi, gli appestati

di Massimo Donelli

Massimo Donelli, direttore di Sorrisi e Canzoni, è un vecchio amico dei Druidi e di ogni rossoblù. Ha descritto la genoanitudine come mai nessuno prima in un celeberrimo articolo sul padre, che gli è valso le lacrime di commozione di ogni fratello di fede e il titolo di Druido ad honorem.

Oggi, 15 agosto 2005, in questo articolo pubblicato su Il Secolo XIX , le sue parole raccontano ancora di noi, "gente speciale", troppo spesso incompresa e vessata, in questo turbinio di avvenimenti che ci ha rubato, ancora una volta, sogni e tranquillità.

   Aglaja    

 

Appestati. Noi genoani, ormai, abbiamo la peste. E, appunto, veniamo guardati, descritti, compatiti, derisi, insultati, trattati da appestati. Lo dico con lucidità, tenendo a freno la rabbia (tanta) e ordinando al cuore (rossoblù) di darmi battiti regolari per scrivere queste righe con pacatezza e serenità. Lo dico dopo giorni e giorni di lettura dei giornali. Una lettura ancora più triste per me, genoano e giornalista, perchè attraverso essa si misura l'inarrestabile decadenza della categoria professionale cui appartengo.

Nessun giornale, tanto per cominciare, s'è preso la briga di pubblicare integralmente le motivazioni (sintetiche quanto chiare) con cui il dottor Alvaro Vigotti, magistrato della Repubblica, ha congelato la sentenza della Caf. Mi domando quanti colleghi si siano dati il fastidio di leggerla e quanti di capirla. Tutti hanno minimizzato, un po' infastiditi, salvo euforizzarsi manipolando un provvedimento del Tar del Lazio, come se questo potesse porre nel nulla quello del Tribunale di Genova.

Con un atteggiamento compatto pro-Fgci e pro-Lega calcio che non ha riscontri, per dire, in politica o in altre questioni giudiziarie: giornali d'opposizione e giornali di maggioranza, che di solito sono contrapposti, appaiono ugualmente proni di fronte alle urgenze di un presidente della Lega di serie C che ogni giorno butta una tanica di benzina  sui cuori incendiati dei tifosi rossoblù (e, irresponsabilmente, su quelli degli ultrà...); nessuna cautela; nessun "bisogna attendere serenamente che la magistratura faccia il suo lavoro"; nessuna considerazione per le figure del professor Franco Coppi e del professor Andrea D'Angelo, maestri di penale e civile di grande fama nazionale; nessun rispetto per il serissimo Vigotti; e, cari colleghi direttori, nemmeno un minimo di furbizia commerciale: ma quante copie credete di continuare a vendere fra i genoani mettendovi acriticamente al guinzaglio di Franco Carraro e del suo ufficio stampa?

Risultato, la peste.

Gli amici di spiaggia (scrivo dalla Sardegna, dove sono in vacanza tra tifosi di Inter, Milan, Parma, Juve...) ti guardano come un poveraccio che non si vuole arrendere di fronte all'evidenza. E ti compiangono vedendo che passi le giornate al telefono con altri genoani sparsi per il pianeta a discutere, chiosare, scambiare impressioni, speranze e paure. Insomma, una figura patetica. Che, non te lo dicono, ma lo capisci, è d'intralcio con la sua squadretta all'arrivo del campionato: su, dai, levatevi di torno, si deve cominciare, abbiamo fretta di vedere in campo i nostri nuovi acquisti.

No, non lo dicono.

Si tradiscono, però, con domande come: ma sei sicuro che quel Vigotti sia il giudice competente? Ma non c'è la clausola compromissoria che vi impone di accettare le sentenze della giustizia sportiva? Visto che il Tar ha parlato chiaro? Sì, ho visto, letto, sentito e non vi annoio più: siamo un fastidio. Anche per i garantisti
di destra e di sinistra che sotto questi stessi ombrelloni, l'anno scorso, ingaggiavano furibonde discussioni con i forcaioli. Ora, todos con Carraro, vamos a matar!

Nessuno sembra comprendere che non è in gioco l'autonomia dell'ordinamento sportivo, ma valori fondamentali della nostra costituzione, diritti civili, principio del giusto processo, dei quali lo Stato non può non pretendere il rispetto da parte della giustizia sportiva, la quale certo deve perseguire severamente gli illeciti (tutti!), ma secondo le regole dello stato di diritto, poste a tutela delle libertà di tutti i cittadini.

E, fin qui, ho parlato dell'aspetto legale.

Poi c'è quello sociale.

Dai tg ai giornali (una mia ossessione estiva? No, un'amara, documentabile verità...) il genoano è solo quello che rovescia e incendia cassonetti, distrugge le fioriere, spara i lacrimogeni. Un violento, insomma. E come tale va trattato, d'ora in avanti.

Sampdoria-Milan? Si decide che è meglio giocarla a Milano, dove abitano solo gentiluomini da stadio: quelli, distintissimi, che buttano giù motorini dalle gradinate; quelli, impeccabili, che hanno fatto finire in anticipo una partita di Champions League; quelli, nobilissimi, che hanno accompagnato a Genova gli assassini di Claudio "Spagna" Spagnolo...

E la prossima partita della Samp, scusate, dove pensate di farla giocare, a Montecarlo? E magari bisognerà girare per gli stadi con un Grifone giallo cucito sul braccio in modo da essere più facilmente identificati dalle forze dell'ordine? E i bambini e le donne genoane chiusi in casa con decreto prefettizio?

Ma violenti non basta, pure ladri.

Sì, ladri.

"Avete comprato la partita con il Venezia, vergogna...Siete il cancro del calcio italiano". Ma certo. Tutti gli altri, vergini, no? Difatti quell'uomo perbene che si chiama Massimo Moratti, nonostante investimenti miliardari, non ha mai vinto niente. Come mai? "Sfortuna, è un uomo sfortunato". Luciano Moggi, invece, è fortunatissimo: ha avuto pure la fortuna di incontrare un medico che, di nascosto, ha dopato per quattro anni, senza che nemmeno se ne accorgessero, i giocatori della Juventus. Il cui allenatore, Marcello lippi, un uomo altrettanto fortunato, è divenuto il ct della Nazionale di Carraro. Perchè la Nazionale, si sa, deve dare l'esempio, giusto?

Noi genoani, invece, ladri e violenti. E persino presuntuosi  a tal punto da esigere un giusto processo. Ma che cosa ci è venuto in mente, ma siamo matti?

Non so come andrà a finire la vicenda legale.

Ma so che non avremo requie in A, B o C per molti anni: ovunque ci attendono provocazioni, insulti e sfottò.

Garantito.

Gli altri, però, non sanno che noi siamo gente speciale. Non hanno capito, per esempio, che seguiremo il Genoa anche in C con la stessa passione con cui l'abbiamo seguito a Liverpool e, appunto, a Olbia.

No, non siamo nè ladri nè violenti.

Ma, semplicemente, follemente, eternamente innamorati.

Massimo Donelli