Il Re è nudo VII

(cervelli accesi)

 

di Principe Myskin

 

  

Sventurata la terra che ha bisogno di eroi” - Bertoldt Brecht 1938

 

 

Il buon senso, che regola la vita degli uomini e dovrebbe essere alla base del diritto, mi fa fare qualche riflessione ulteriore sul caso Genoa.

 

La cosiddetta inversione dell'onere della prova.

Sento tutti, addetti ai lavori, interessati, giornalisti e tifosi ripetere stancamente che il problema della giustizia sportiva è che in essa varrebbe la presunzione di colpevolezza. Se uno sportivo è accusato, o prova di essere innocente o è senza dubbio condannato. Tutti lo

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ripetono, ma è una assurdità. Per fare un esempio, se fosse vero, basterebbe che il Procuratore Federale accusasse qualsiasi  sportivo di aver intascato dei soldi in contanti, per costringere l'accusato a dimostrare il contrario. Come sarebbe possibile provare di non aver intascato dei soldi (li potrebbe aver nascosti ovunque, sotto il materasso, in cantina, ecc.) ? Non a caso gli antichi chiamavano questa prova la Prova del diavolo. E' una prova impossibile e a ogni accusa conseguirebbe la condanna.

E' evidente che non è così. E, del resto, basta leggere la giurisprudenza della Commissione Disciplinare per convincersene.  Bettarini, ad esempio, non è stato prosciolto dalla più grave delle accuse che lo concernevano perché aveva provato di essere innocente, ma l'esatto contrario. Chi si intende di cose di legge, oppure è molto paziente, può leggere il relativo passaggio a pagina 30 della relativa sentenza.

La presunzione di colpevolezza quindi semplicemente non esiste.

E' un primo effetto della fretta con cui tutti si parla senza riflettere.

Del resto, se questo mostro di presunzione esistesse, violerebbe una serie di principi Costituzionali italiani ed Europei (Nota).

Solo buon senso.

 

I rapporti tra la giustizia penale e sportiva.

Il vero punto della questione è in realtà questo. Per quanto il giudizio disciplinare e quello sportivo possano procedere indipendentemente, non è affatto detto che debbano farlo. Non possono farlo quando sono ancora in corso le indagini a carico della stessa persona oggetto del giudizio sportivo, perché la costringono a violare il suo diritto di difesa nell'indagine penale e il suo diritto di tacere.

In ogni caso, sono evidenti le ragioni di equità e opportunità che in un caso come questo rendono particolarmente inaccettabile la procedura che si vorrebbe seguire. Non sono solo in corso indagini relative solo al Genoa. Sono coinvolte molte altre squadre, si è saputo. E' evidente che prendere prima dell'inizio del campionato delle decisioni concernenti il Genoa, rinviando quelle eventuali relative alle altre squadre coinvolte, magari a campionato iniziato è una ingiustizia grossolana. Supponiamo che il Genoa per assurdo sia retrocesso in B e successivamente emerga, si fa per dire, una uguale responsabilità della squadra ripescata al suo posto. Sarebbe un guazzabuglio di iniquità che va evitato.

Solo buon senso

 

Miti e paradossi di una valigetta

Nell'indagine in corso, un valore quasi magico viene dato alla famosa valigetta di Maldonado. Il ragionamento è: non ci sono solo le intercettazioni: c'è anche la prova materiale: la valigetta. Ammettiamo che la valigetta sia un riscontro. Adesso vi dimostro che anche in altri casi di intercettazioni ad altre squadre  esistono (o possono esistere) riscontri di uguale valore. Prendiamo quente intercettazioni, già ben conosciute a chi legge questo sito (telefonata 1, telefonata 2). Si parla chiaramente delle modalità con cui sarebbero stati pagati ai compensi (attraverso contratti compiacenti). Sono stati fatte le relative verifiche ? Si sono verificati questi contratti: sono chiacchere e distintivo o cose vere ? I relativi atti sono stati passati al Procuratore Federale ? Se no, perché ? La valigetta con il denaro sa tanto di giallo, ma sul piano della logica ha lo stesso valore di un contratto al giocatore ipoteticamente corrotto. O i riscontri valgono per tutti o per nessuno. Anche qui è evidente una differenza di trattamento, che va evitata.

Solo buon senso

 

Il crepuscolo della ragione.

Più in generale, è veramente deprimente, anche se per fortuna riguarda una cosa di poca importanza come il pallone, vedere come nell'era di Internet e dei Media veloci, la Ragione abbia uno spazio sempre più marginale.

Capita così persino di leggere, in un giornale di chiara matrice clericale una severa condanna del Genoa.

Spiace dirlo, ma se Gesù Cristo rinascesse oggi, Ponzio Pilato sarebbe in pensione: il martirio sarebbe inflitto direttamente dopo il bacio di Giuda. .

Ovviamente in diretta televisiva.

Almeno il buon gusto.

 

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NOTA

(1)

Primi fra tutti quelli della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo, che è applicabile non solo alle sanzioni penali, ma pure a quelle di diversa natura.

Mi immagino a questo punto due obiezioni.

La prima. E' ragionevole che la giustizia sportiva assuma come prove quelle valutate per buone dalla giustizia ordinaria. Osservazione giusta, ma non pertinente al caso del Genoa. Nel caso del Genoa non c'è nessun elemento di prova valutato da un giudice. Nessun giudice ha ancora esaminato l'accusa, né ai fini di una condanna, né ai fini di un rinvio a giudizio. Al momento sono disponibili solo dei brogliacci - credo - di intercettazioni telefoniche (neppure le trascrizioni integrali di esse, solo dei riassunti), trasmessi da un Pubblico Ministero. Un Pubblico Ministero non è un giudice: non è un soggetto terzo e imparziale. Gli elementi che trasmette non provengono pertanto da una valutazione imparziale.

La seconda: il giudizio disciplinare non è una sanzione, ma una questione tra privati, quindi non si applicano i principi che si applicano alle pene. Le squadre, mi si potrebbe dire, quando entrano nella Federazione accettano di sottoporsi alle regole, quali esse siano, anche ingiuste. Io però dubito fondatamente che la Federazione Gioco Calcio nell'esercizio delle funzioni disciplinari equivalga padre Brown quando arbitra le partite all'oratorio (in Italia non esiste altra possibilità di fare del calcio a livello professionistico). Ma non importa: c'è un altro problema: se fossi costretto a difendermi davanti alla giustizia disciplinare, mentre sono in corso le indagini penali, io sarei costretto a fornire possibili elementi all'accusa. Ciò è semplicemente contrario alla Costituzione (art. 24) e nessun circolo privato mi può costringere a tanto, a rinunciare a un diritto costituzionale. Un contratto del genere sarebbe nullo.

E se, ancora, si dicesse che la federazione è un circolo che non accetta indagati tra le sue fila, sarebbe facile rispondere che questo allora deve valere per tutti. Ricordo ancora una volta che della Federazione fa parte la Juventus, che ha addirittura tesserati condannati in primo grado.

 

 

Principe Myskin