"La mente è come un paracadute, funziona solo se è aperta" - Frank Zappa

 

L'acqua calda

I Quadri della Giustizia Sportiva: l'Arbitro Mazzoleni in Juventus - Genoa 14 febbraio 2010

 

Diceva Talleyrand: "Se mi giudico resto perplesso. Se mi  confronto mi esalto" Deve essere questa la ragione per la quale la lettura dei commenti dei Soloni sportivi è per me, contemporaneamente,  motivo di conforto (della vanità dell'Ego) e sconforto (per le speranze per il futuro del pallone).

Prendiamo un tema assai caro, da anni ormai, ai Druidi: la credibilità del campionato.

E' notizia di ieri che Alessandro del Piero, autore di una simulazione sfacciata, ha garantito alla sua squadra (una stitica Juventus) una vittoria altrimenti non si sa quanto ottenibile. In tale episodio, volendo essere realisti, è persino difficile reperire la notizia. Essa, in effetti, non è tanto che Del Piero abbia commesso una simulazione, né che essa sia stata sfacciata, né che egli giochi nella Juventus, né che un errore arbitrale abbia condotto la Juventus alla vittoria. Questa è una regola del campionato italiano: attribuire un vantaggio di partenza alla squadra politicamente più forte in campo (sia essa l'Inter, il Milan - insuperato finora l'incredibile rigore fischiato a favore dei rossoneri a San Siro in un Milan Catania di qualche anno fa - la Roma, e anche il Genoa se gioca con squadre minori: ora ce ne è persino qualcuna di inferiore al Genoa, come la Doria dell'anno scorso :-)).

Il vantaggio di quella che, con ipocrisia sottilmente gesuitica, si definisce, fino al deposito di rituali intercettazioni che dimostrino il contrario, casuale sudditanza psicologica.

Anche questa non è una novità, volendo ricordare episodi che vedono protagonisti riconosciuti campioni di sportività, per chi ha assistito al famoso tuffo di Gianluca Vialli in un derby di Coppa Italia (arbitro  quello stesso, che, se ricordo bene, divenne poi famoso per un altro discusso fallo in area su Klinsmann: la malignità della sorte crea perfide simmetrie...) o all'indimentibile martirio di Manfredonia ferito a morte nell'area biancoazzurra in un Lazio Genoa d'antan, o a certe performance dal trampolino di Luciano Chiarugi.

Al limite, il pregio (e la notizia) nel recente episodio è che il contatto punito dall'occhiuto direttore di gara con un penalty era quasi più vicino al cerchio di centrocampo che alla linea di porta.

L'Italia, si sa, è il paese dello Scandalo Singolo, dove si deve trovare velocemente un capro espiatorio, per poi ricominciare tutto daccapo: l'importante è non cambiare la cosa sbagliata, ma qualcosa d'altrol'Italia è, anche, un paese di santi, navigatori, poeti e... Rimedi Miracolosi.

La discussione, infatti, non esce dal perimetro dell'alternativa tra "Del Piero è un delinquente" (cosa che dimostra solo che, evidentemente, al momento ha meno santi in Paradiso - o Calciopoli da far dimenticare - rispetto a qualche anno fa) e "ci vuole la prova TV". Come se ci fosse solo Del Piero, e Del Piero ora, e come se si potessero fermare decine di azioni a partita per un replay (che peraltro sarebbe gradito agli sponsor).

La verità è un'altra. Il problema non è che gli arbitri sbagliano. Tutti lo fanno, anche le dolci massaie nel fare il soufflé e gli adorabili frugoletti nel fare i compiti. L'Angelo Sterminatore dell'Apocalisse è stato previsto apposta: perché l'uomo sbaglia (e la donna istiga e persevera :-)). Il problema è che gli arbitri tendono a sbagliare dove è più comodo. Se sbagli contro le grandi fai audience negativa e sparisci dal circuito, se sbagli contro le piccole incontrerai molte più persone riconoscenti (tra i tifosi e i giornalisti) che non nemici.

E', per caso, un problema irrisolvibile questo?

Ma niente affatto. Bastano due correttivi semplicissimi.

A) La carriera degli arbitri deve dipendere da un organismo indipendente. Niente gerarchie colluse, giornalisti prezzolati, authority di cartapesta. Le squadre di serie A sono 20? I voti ai dieci arbitri della giornata li diano 20 giurati, uno per ciascuna squadra, eletto dai tifosi, con votazione pubblica e da questo dipenda la loro carriera. C'è qualche ragione al mondo per cui il tifoso del Livorno dovrebbe contare meno di quello del Napoli? Io non la vedo. Aiutatemi voi.

B) La designazione degli arbitri va abolita. C'è qualche arbitro che va bene per la Juve e qualcuno per il Chievo? Non credo. E' più giusto danneggiare il Siena che il Milan? Non vedo perché e non credo di dover cambiare protesi oculare. E, lo ripeto da quindici anni, l'unico anno in cui gli arbitri furono sorteggiati lo scudetto lo vinse il Verona. E' una gravissima controindicazione, mi rendo conto.

Fino a che queste due banalissime riforme non saranno attuate, non aspettatevi nulla dagli arbitri. E smettetela di abbaiare alla Luna.

Ma ci possiamo aspettare qualcosa dai presidenti? Qualche anno fa un rapporto dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, pubblicato anche su questo sito, rilevava l'anomalia italiana (o meglio, rilevava, tra le tante anomalie del calcio italiano anche quella) della rete abnorme dei prestiti di giocatori tra società di calcio. Anche a non voler ipotizzare che questa metodologia sia preordinata a un certo obiettivo, come non togliersi dalla mente il sospetto che certi robusti interessi di mercato non finiscano, senza malizia per carità, per incidere pesantemente sulla regolarità del campionato? Da qui a ipotizzare veri e propri accordi di cartello il passo è breve. E non lo scriveva Maurizio Mosca, ma una importante autorità dello Stato, preposta al controllo del Mercato.

Ci possiamo allora aspettare qualcosa dai tifosi? Per ora direi proprio di no. L'occupazione principale dei tifosi di calcio mi sembra equamente divisa tra il ringhiare davanti alle provocazioni del povero Garbarini di turno su una TV locale (occupazione preferita del tifoso di Razza Mastina) o disperdersi nelle faticose dietrologie di quello che si sente più furbo (il tifoso di Razza Volpina, molto diffuso oggi nella specie Tecnologica da riporto), perché il portinaio della sorella del rizollatore di Marassi gli ha detto che...

Per poi tornare a scodinzolare davanti alla ciotola di croccantini e leccare la mano del Padroncino.

PS: la prossima volta, invece, parleremo delle virtù dei genovesi.

 

 

Genoa, 15 febbraio 2010

Vuoi leggere una puntata di questa rubrica di 5 anni fa che sembra scritta oggi?

CLICCA!