"La mente è come un paracadute, funziona solo se è aperta" - Frank Zappa

 

La legge di Cordone

 

Qualcuno mi ha chiesto, già da qualche settimana, perché non scrivo più le pagelle.

Gli ho risposto che è per la Legge di Cordone.

Qualche anno fa il Genoa, partito per un campionato anonimo, stava schiacciando nella sua metà campo la capolista del campionato, cui aveva già segnato un goal.

A un certo punto, tal Cordone, che indossava la maglia rossoblù, recuperò un pallone con un banale ed elegante intervento in scivolata a centrocampo, lontano dall'avversario.

Tra l'incredulità generale in campo e l'indifferenza sugli spalti (in pochi leggono la partita fino a questo livello), fu ammonito.

Fu lì che capii che il campionato di calcio è una fiction, e non delle migliori.

Il problema, allora, fu che lo capii io ma non quel Genoa, che, non a caso, qualche settimana dopo si vide annullare due goal in trasferta che sono entrati nella storia degli orrori. E continuò a non capirlo, con tutto quello che ne è seguito.

Quando reciti in uno sceneggiato, la cosa peggiore che puoi fare è non volertene stare al tuo posto. Poco importa se sei più bravo del protagonista: il copione  va rispettato.

Altrimenti succedono brutte cose: tipo che mentre fai le tue cosacce ti trovi le cimici addosso e nessuno viene a salvarti.

Ma può succedere anche di peggio: ci sono tifoserie che hanno reagito incendiando le gradinate, reagendo alla percezione di ingiustizie con gravi atti criminali, mettendosi dalla parte del torto, tra due ali di giornalisti urlanti allo scandalo.

Quegli stessi giornalisti che chi ha memoria e spirito di osservazione noterebbe si sarebbero poi scoperti, guarda caso, tutti al servizio dello stesso padrone.

Anche adesso, ci vorrebbe poco a trasformare una bellissima squadra che può lottare onorevolmente per il sesto posto, in una squadra di violenti e di picchiatori (qualcuno ricorda la abnorme copertura mediatica dello schiaffone di Sottil?) e una tifoseria tranquilla e sportiva in una massa di delinquenti che "sono uno spettacolo che non vorremmo mai vedere", secondo la retorica dei benpensanti a libro paga del potente di turno.

L'alternativa è semplice: la prima possibilità è chinare pazientemente e intelligentemente la testa dicendo "non sum dignus" e aspettare il proprio turno, prendendosi qualche soddisfazione oggi e preparando la squadra per i prossimi campionati, sperando di poter migliorare ancora, domani.

La seconda è una strada nota: squalifiche record, sanzioni draconiane, processi farsa, due pesi e due misure, "tifoserie violente", "spettacoli che fanno male allo sport", "squadra nervosa", ecc. ecc.

Ammetto che è un po' come scegliere tra il marcio e la muffa, ma questa è l'Italia: un paese dove le battaglie di principio se le possono permettere solo i comici e i bancarottieri.

                

            
    

 

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Principe Myskin

 

Genoa, 15 febbraio 2009