Essere GENOANI

Per il Grifo rivincita nella "A" francese

di Massimo Donelli

Massimo Donelli, direttore di Sorrisi e Canzoni, è un vecchio amico dei Druidi e di ogni rossoblù. Ha descritto la genoanitudine come mai nessuno prima in un celeberrimo articolo sul padre, che gli è valso le lacrime di commozione di ogni fratello di fede e il titolo di Druido ad honorem.

Il 15 agosto 2005, in un articolo pubblicato su Il Secolo XIX , le sue parole hanno raccontato ancora di noi, "gente speciale", troppo spesso incompresa e vessata, in questo turbinio di avvenimenti che ci ha rubato, ancora una volta, sogni e tranquillità.

Oggi, 22 agosto, sempre sul quotidiano genovese, dopo l'incredibile fine delle nostre speranze, con parole taglienti e serissimo sarcasmo, Donelli dà sfogo alla sua indignazione di tifoso e, innanzi tutto, di cittadino, con questa interessante proposta.

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E allora ce ne andiamo.

Sì, lasciamo il calcio italiano e giochiamo nella serie A francese. Da quando? Se tutto va bene, se siamo promossi per due campionati di seguito (dalla C1 alla B, dalla B alla A), nella stagione 2007-2008. Comodissimo, fra l'altro: Ajaccio, Nizza, Monaco, Strasburgo, Lione, Marsiglia... Molto meglio che dover andare in trasferta a Messina, Palermo, Lecce, Reggio Calabria. E tra Roma e Parigi, poi, vuoi mettere?

No, non sono impazzito. Parlo seriamente.

Appena avremo riconquistato la serie A, colpo di scena: il Genoa chiede asilo politico in Francia. Lo fa in nome del buon calcio e nel pieno rispetto della libertà, fraternità e uguaglianza che devono caratterizzare i campionati e i club che vi partecipano.

Non sarà difficile al bravissimo avvocato Andrea D'Angelo (grazie per l'attaccamento ai colori) dimostrare che viviamo in una dittatura calcistica dove è negato, di fatto, il principio sportivo delle pari opportunità.

Qualcuno, infatti, può seriamente pensare che oggi, domani e finanche dopodomani lo scudetto possa finire a una squadra diversa da Juventus, Milan e (forse) Inter? E allora che campionato è? Che gusto c'è a far parte di questa serie A sapendo in anticipo che non vincerai mai il tricolore?

Meglio andarsene. Giusto andarsene.

E sono convinto che D'Angelo saprà trovare gli argomenti ineccepibili per convincere l'Uefa (e/o qualunque organismo preposto alla libera circolazione delle merci e delle persone nell'Unione Europea) circa il diritto del Genoa a poter giocare in un'altra serie A della zona Euro. Moneta unica, nessun confine: e libertà di partecipare al campionato che si preferisce. Dov'è il problema?

Anzi, esiste pure il precedente: la sentenza Bosman. Ricordate, no? Jean Marc Bosman, calciatore belga del RC Liegi, assistito da un bravo avvocato, arrivò a far approvare la legge che porta il suo nome. E che stabilisce la libera circolazione dei calciatori europei da un campionato all'altro.

Perché i calciatori sì e le squadre no?

Ci pensi, avvocato D'Angelo. Studi la pratica come sa fare, con cuore caldo da genoano e cervello freddo da giurista. E se per caso intravvede la possibilità di spuntarla, proceda. Si immagina che gusto, una volta riconquistata la A, dire: "Noi ce ne andiamo"?

I francesi, scommetto, sarebbero ben felici di allargare i confini potendo così dimostrare di essere, una volta di più, i paladini della democrazia e dell'Europa unita. Il Genoa non faticherebbe a trovare uno sponsor multinazionale ingolosito dal clamore del caso e dalla presenza della squadra in due Paesi. I diritti televisivi arriverebbero senza affanni. E magari anche altre squadre seguirebbero il nostro esempio (penso ai fratelli del Torino, per dire; e ai cari cugini).

Così, alla fine, Juve e Milan, e con loro l'Inter, si troverebbero da sole senza alcuna foglia di fico attorno. Un problema? Ma no! Giocherebbero tre tempi da 45' minuti ogni domenica girando gli stadi di tutta Italia con il loro baraccone di sponsor, tv e giornali.

Una birra che organizzi la troverebbero facilmente.

Noi, invece, solo champagne.

Santé!

Massimo Donelli