Ieri

di Principe Myskin

 

  

 

Lo confesso.

Ieri non sono andato allo stadio. Si giocava Genoa - Fermana, prima a Marassi del Genoa in C e non ci sono andato.

Non è che avevo impegni o non ho trovato il biglietto (ho un abbonamento di Gradinata Nord, come sempre). Proprio non ho voluto.

Ho retto bene tutta l'estate, ma negli ultimi giorni mi sono reso conto quanto avessi patito tutte le meschinità cui ho assistito negli ultimi mesi. Il pensiero peggiore era il non riuscire a salvare nessuno.

Visto che mi conosco e so che all'ultimo minuto avrei cambiato idea, alle sette e mezza sono uscito di casa, senza portafoglio e lasciando l'abbonamento nel cassetto, e sono andato al Righi a piedi.

L'estate è finita e alle 8 è quasi buio. Sui sentieri del Righi nessuno, neanche più i ramarri.

Guardavo lo stadio dal Forte Castellaccio, dalla Piazzola della Forca, in preda a un groviglio di sentimenti.

Poi Liaigh, che sapeva dove ero, mi ha scritto più o meno così: "siamo tanti, siamo pazzi, ma siamo meravigliosi. Anche tu, che sei tornato dove guardavi la partita da bambino...".

Già, non lo avevo notato, ma senza accorgermene ero tornato dove mia mamma mi portava a vedere la partita 35 anni fa.

E mentre guardavo le luci del Ferraris e sentivo I cori della Nord (a proposito, si sentivano bene anche da Oregina e non c'era neanche vento), ho capito che ha ragione Seneca, che non esiste altro viaggio che non quello dentro se stessi, e che la maledizione e la magia erano tornate, e ne siamo ancora tutti dolcemente prigionieri.

E mi è venuto in mente Fabrizio de André: "Pensavo: è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo cominciare il Genoa..."

 

 

 

Genoa, 14 settembre 2005

 

 

 

 

 

 

Principe Myskin