DE CAMION

SE E IN CHE MISURA UN UOMO PUO' SOMIGLIARE AD UN AUTOCARRO

 

Guardate attentamente la fotografia qui sopra, e poi ditemi se è vero o non e' vero che anche i Camion possono soffrire di depressione.

Questo era un mitico OM Leoncino degli anni '50, o forse è un Ducato del  Settembre 2003, usato dal nostro valente Gigi Di Camion per venire a Genova.

Comunque sia, quando, per caso, in internet mi sono imbattuto in questa foto, ho subito pensato al nostro  allenatore.

Li per li ho creduto che il collegamento fosse frutto della mia mente bacata, poi  che l'associazione fosse dovuta al mio disfattismo cronico, che mi ha fatto eleggere quale Presidente Onorario della fondazione “Pessimismo e fastidio”.

Solo stasera, riflettendoci ancora, mi sono accorto che la mia associazione era, invece, il frutto di una razionalissima, seppur inconscia, analisi della foto e dei sentimenti e stati d'animo che essa mi ispirava.

Guardiamo insieme la foto: cosa si vede ?

 

Si vede innanzitutto il silenzio, un silenzio illuminato da una luce bianco pallido, contornato dal grigio cemento e dall'intonaco biancastro dei palazzi popolari che circondano il relitto.

 

Ditemi se non è lo stesso silenzio che circonda e impregna il viso pietrificato di De Camion mentre con gli occhi  osserva la partita, e con la mente partecipa al funerale di un amico.

 

Poi si vede la ruggine, che stacca drammaticamente dalla pallida luce e racconta di una storia ormai da molto tempo finita, di una corsa ormai da tanto conclusa, di cui resta solo la tristezza del ricordo a testimonianza della terribile irreversibilità del tempo.

 

Ditemi se quella silenziosa e disperata tristezza non è la stessa che disegna i tratti del volto di De Camion, mentre decide di sostituire Milito con Anderson ( a proposito chi era costui?)

 

E i fanali, avete visto quegli acquosi fanali, come orbite vuote,  a testimoniare che l'espressione fugge via insieme all'anima e alla vita, e ditemi se è vero o  no che sono esattamente così gli occhi del povero De Camion, quasi che fossero gli organi deputati non a vedere, ma a piangere?

 

E quella gomma a terra, afflosciata nella coscienza che quella ruota non girerà mai più, oppure simbolo di un azzoppamento interiore dello spirito come quello che l'intrepido De Camion ogni domenica ci mostra come un agnello sacrificale?

 

Come negare l'evidenza, come non vedere i significati paralleli, le immagini incrociate, i sentimenti comuni.

 

Gigi di Canio non assomiglia a quel camion, lui è quel camion, ne ha rubato l'essenza, è penetrato nella sua sostanza: ogni divisione tra lui e l'autocarro sarebbe un penoso quanto vano e patetico tentativo di eludere il fato, di scansare il destino.

 

Non dividete ciò che Dio ha unito: d'ora in poi Gigi De Canio, per me sarà Gigi De Camion.

 

Amen

 

Cecco Angiolieri.