ZOMBIES E TAR(OCCHI)

di Cecco Angiolieri

 

Avevo iniziato pensando di scrivere un articolo sugli effetti del provvedimento del Tar che afferma (in via incidentale) il difetto di giurisdizione del Tribunale di Genova.

Agli amici che mi chiedono quale conseguenze giuridiche ci derivano da tale provvedimento del giudice amministrativo, mi limito a ricordare che qualsiasi pronuncia di qualsiasi giudice ha effetto solamente tra le parti del giudizio, (oltre ai loro eredi e aventi causa) e quindi non riguarda direttamente il grifone che in quel giudizio non è parte.

E’ di tutta evidenza che l’azione davanti al TAR ha il precipuo scopo di appoggiare la tesi di Carraro circa la carenza di giurisdizione del Tribunale di Genova, e probabilmente anche quella di consentire alla FGCI di procedere alla formazione dei calendari non ottemperando al provvedimento del Tribunale di Genova senza subire conseguenze penali, anche se è vero che, ad esempio, a questo punto il Tribunale potrebbe anche emettere un provvedimento che ordini l’inserimento del Genoa nel calendario di serie A: e qui gli sviluppi giuridico – sportivi diventerebbero tanto incontrollabili quanto imprevedibili.

Ci sarebbero poi molte altre considerazioni tecniche sull’influenza che la decisione cautelare del TAR potrebbe avere nel giudizio in corso davanti al Tribunale di Genova, ma a parte che la materia è più noiosa di un articolo sulle gemelle Lecciso, il senso della disquisizione tecnica su competenze e giurisdizioni – ammesso poi che un senso ce l’abbia davvero - sarebbe sfuggito a tutti, tranne che a qualche altro disgraziato che, come me, che porta il pane a casa contorcendosi tra cavilli e tripli salti mortali carpiati con avvitamento per far tornare logiche situazioni che di logico proprio nulla hanno, e per disinfestarle da quelle idee che io chiamo idee “zombies”.

Perché le idee sono molto simili alle persone, ci sono le idee vive, che come le omologhe persone, mutano ciò che le circonda, lo elaborano e si fanno elaborare, portando come frutto nuove idee a dare linfa al pensiero.

Poi ci sono le idee morte, che non hanno in sè alcuna nuova verità, non portano frutto e diventano inutili ripetizioni di se stesse, inutili e dannose, come solo l’inutilità può essere.

Alcune delle idee morte, poi, portano in sè la menzogna e l’inganno, sembrano vive, ma solo in apparenza, perchè dentro di esse esiste solo un verminaio di degrado e disfacimento che quando tocca i cervelli delle menti più deboli implode in essi e li contamina e possedendoli come il più malvagio degli ultracorpi: sono queste le idee “zombies”.

Circolano come fantasmi marciti, come malsane loffe che toccate scoppiano lanciando putrescenti spore di veleno, e che si moltiplicano irretendo i pensieri delle menti di cui si sono impadroniti.

Tra esse e tra le più diffuse e perniciose in questi giorni, oltre alla convinzione che i Realiani abbiano clonato Hitler, vi è l’idea che il Genoa, al di là di tutte le discussioni ed cavilli giuridici sulla liceità delle intercettazioni telefoniche e ambientali, in realtà abbia in effetti davvero comprato la partita.

E’ un’idea che, naturalmente, come tutte le idee “zombies”, si basa su elementi assolutamente inconsistenti ed arbitrari, come la considerazione che se qualcuno ti accusa, qualcosa avrai ben fatto, e che se ti protesti innocente, non si devono neppure considerare le tue difese, perchè sta scritto in ogni copione che si rispetti che il colpevole, specie quello malvagio, si dichiari innocente, tanto che la stessa affermazione di innocenza si trasforma in una prova della colpevolezza.

Ma in questo perverso sistema di pensiero, l’idea “zombie” più pericolosa è che la prova regina della colpevolezza del Genoa, consisterebbe proprio nella linea difensiva della società, secondo il seguente percorso logico: le intercettazioni dimostrano la colpevolezza della società, e la riprova di ciò è che il Genoa contesta l’utilizzabilità di tali intercettazioni, e pertanto, al di là di tutte le questioni giuridiche sulla utilizzabilità o meno di queste, la società è effettivamente colpevole, altrimenti non avrebbe alcun interesse ad opporsi all’utilizzo delle intercettazioni.

L’argomentazione è tanto falsa quanto insidiosa: in realtà la difesa del Genoa è stata costretta ad assumere tale linea difensiva ( e benissimo ha fatto ) per il semplice motivo che le intercettazioni pur non dimostrando alcunché – tanto è vero che sulla base delle stesse non è stato ancora a tutt’oggi neppure richiesto un rinvio a giudizio per frode sportiva - hanno consentito alla cosiddetta giustizia sportiva di condannare il Genoa sul principio, mai giustificato da alcuna norma, ma creato da una ingiustissima prassi della stessa, per cui un semplice sospetto è già motivo di condanna.

Se all’esistenza di questo ingiusto criterio – che tra l’altro non trova la fonte in alcuna norma – aggiungiamo che il processo sportivo è stato una vera e propria farsa, che all’ingiustizia ha aggiunto addirittura il dileggio, tanto da sembrare più che un processo un iter burocratico necessario per formalizzare una decisione già presa, il micidiale cocktail è bello che preparato.

Riusciremo a non ingollarlo?

Sul punto non mi pronuncio, anche perchè non voglio che ogni volta che mi incontrano i miei quattro lettori si dedichino a poco simpatici gesti scaramantici e perchè se l’amaro calice riusciamo a non berlo noi, allora vuol dire che certamente dovranno ingollarlo altri e sarà allora una grande rivoluzione nel mondo del calcio: e questo, come tutti i grandi sogni, è da coltivarsi di nascosto e con grande cautela..

 Cecco Angiolieri,Causidico in Genova