Vincere senza vergogna   

     (esposto contro Macalli)

di Cecco Angiolieri

 

Diceva Machiavelli che coloro che vincono, in qualunque modo vincano, non ne riportano mai vergogna.

Parole sagge, ma soprattutto vere, assolutamente vere.

E così sono costretto a leggere, su un quotidiano genovese, l’intervista concessa dal rag. Macalli al giornale, i cui argomenti, ma soprattutto i cui toni mi hanno lasciato francamente sgomento e sconcertato.

Ed infatti quello che stupisce e, sinceramente, scandalizza non sono tanto i peraltro discutibilissimi contenuti, ma i modi e le forme con i quali sono espressi.

Perché l’affermare che le proposte di un questore sono “barzellette” e che lo stesso prefetto deve saper stare al suo posto, altrimenti il rag. Macalli ricorre al Tar e si diverte, così come il dichiarare che “il Genoa non ha ancora capito che bisogna rispettare le regole, ma lo capirà”, costituisce un modo di esprimersi che già di per sé sarebbe quantomeno del tutto inappropriato, ma che diventa assolutamente inaccettabile se riferito al contesto e alla carica ricoperta dal personaggio.

Nell’ambito di una vera e propria tragedia sportiva che vede la società di calcio più antica d’Italia retrocessa di due categorie a seguito di una presunta combine in realtà mai dimostrata, e dichiarata dalla giustizia sportiva dopo un procedimento sulla cui regolarità – eufemisticamente parlando – sussistono gravi dubbi, e di fronte all’esasperazione dei tifosi rossoblù che si sentono del tutto ingiustamente e irragionevolmente penalizzati, le espressioni del rag. Macalli, ed il tenore delle sue parole non solo sono umilianti e offensive per tutti la tifoseria del Grifone, ma rappresentano una vera e propria provocazione che in una situazione delicata come questa potrebbe davvero rappresentare e costituire un concreto pericolo per l’ordine pubblico.

Ed è bene ribadire che soprattutto i toni sprezzanti ed arroganti usati dal rag. Macalli nei confronti della società e della tifoseria, certamente più adeguati ad uno sfottò da bar che a dichiarazioni provenienti dal presidente della Lega di C costituiscono – tenuto conto del delicato contesto in cui dette espressioni sono state esternate - una sorta di vera e propria istigazione a delinquere per coloro i quali – presenti purtroppo in ogni tifoseria e quindi presenti anche in quella rossoblu, seppur limitati a poche decine di facinorosi - non sanno contenere le proprie ragioni in un ambito di protesta civile e legittima.

Di tutto oggi i Genoani ed i Genovesi hanno bisogno tranne che di espressioni il cui contenuto è davvero discutibile e la cui provocatoria forma di esternazione costituisce un deprecabile tentativo di gettare benzina sul fuoco.

Quasi venticinque anni di professione forense mi hanno regalato, tra le altre cose, una qual certa abitudine all’ingiustizia (che in una certa misura è persino parte fisiologica della funzione della giustizia, nel senso che quasi sempre nella giustizia umana c’è sempre un po’ di ingiustizia) ma alcuni aspetti di questa vicenda mi hanno lasciato davvero amaramente perplesso.

L’accanimento, poi, dimostrato da alcuni interventi, come questo del sig. Macalli, sono addirittura e fortunatamente al di fuori della mia esperienza: ed in effetti, se Dio vuole, non mi è mai capitato di vedere o di sentire che durante un processo l’imputato venga dileggiato dall’organo giudicante, né tanto meno che dopo la lettura della Sentenza, qualcuno sputi in faccia al condannato: perché questo, metaforicamente ma neppure troppo, è quello che è stato fatto al Genoa ed alla sua tifoseria.

Anche per queste ragioni non credo che sia giusto che queste cose accadano senza che non vi sia una legittima, ferma e giusta risposta:

e quindi questa intervista rilasciata al rag. Macalli sarà oggetto di esposto all’Autorità Giudiziaria nelle competenti sedi.


 Cecco Angiolieri,Causidico in Genova