La sindrome di...Treviso

Aberrante come la Sindrome di Stoccolma, ma caratteristica di un popolo, quello rossoblu, provato a lungo dagli eventi più nefasti ed imprevedibili che la storia del calcio abbia mai registrato, come la memorabile sconfitta di Treviso maturata nel recupero. Ditemi chi di voi, ieri pomeriggio, quando Tiribocchi si è involato per la scivolata di Biava non ha detto in una frazione di secondo "T'ou lì, il solito Genoa !" E invece no: Tiribocchi non ha segnato, abbiamo poi segnato noi e non siamo stati rimontati nel finale, ma abbiamo raddoppiato come solo le grandi squadre sanno fare, o forse come la logica del calcio dice anche se noi non lo sappiamo. Eh si, perchè se non fossimo genoani, e quindi abituati a veder crollare di partita in partita le speranze di vincere qualcosa, ma fossimo solo, come siamo, intenditori di calcio, nella partita di ieri avremmo visto fin dal decimo minuto la tranquillità di una vittoria. E invece no. Stamattina tutti a dire "incredibile", "svegliatemi, sto sognando" e così via, come se negli ultimi 4 anni non avessimo vinto tre campionati, e non di culo. Pochissimi convinti di poter andare fino in fondo, pochissimi convinti di essere lassù perchè ce lo meritiamo, e forse anche di avere la potenzialità per essere ancora più su (pensate alle gare di Udine, Milano, Roma). Abbiamo in squadra campioni di livello assoluto (Rubinho, Ferrari, Thiago Motta, Milito), giovani promesse di un altrettanto grande futuro (Sokratis, Bocchetti, Criscito, Jankovic), giocatori all'apice della carriera e con trascorsi azzurri importanti (Mesto, Modesto, Sculli, Palladino), "anziani" di sicuro rendimento (Biava, Rossi, Milanetto, Juric), più un manipolo di giocatori onesti che sanno comunque fare la loro parte sempre bene; il tutto diretto da un allenatore che, con un po' più di esperienza, sta dimostrando di aver imparato a dirigere il coro senza farsi prendere dai personalismi, e tatticamente molto avveduto e innovativo. Un mix di componenti che può essere, e fino ad ora lo è stato, vincente. Chissà se anche a Parma, nel 1991, i tifosi dopo il secondo posto del girone di andata del primo anno di serie A credevano nella tenuta della squadra; eppure tennero e arrivarono quinti, con accesso all'UEFA. Curioso, anche in quella squadra c'era un portiere brasiliano. Da allora infilarono, in 12 anni, due secondi posti, un terzo, due quarti e cinque quinti posti, piazzandosi per dodici anni consecutivi in competizioni europee, vincendo tre Coppe Italia, due Coppe UEFA e una Coppa delle Coppe. Un ciclo di dodici anni ad altissimi livelli che nel 1990 i tifosi parmigiani avrebbero solo sognato. E il tutto per una squadra senza alcuna storia alle spalle e con un bagaglio massimo di 8-9000 abbonati negli anni d'oro, e soprattutto senza il sogno della stella. Non male per una provinciale. Come dite ? Il calcio è cambiato ? Ora il gap tra le prime quattro e le altre è incolmabile, come un tempo succedeva solo in Scozia ed Olanda ? Io credo che da quest'anno non sia più così, e la classifica attuale sta lì a dimostrarlo: alla fine del girone di andata praticamente non c'è una squadra in fuga ne' una retrocessa, la lotta per le prime piazze è serratissima, e tra queste ci siamo anche noi. E' un dato di fatto. Scaramantici, mugugnoni e mainman possono farsene una ragione, ma non c'è motivo di pensare che non si possa tenere fino alla fine e magari migliorarsi ancora, se non quest'anno l'anno prossimo e poi quelli a venire, e magari con un eventuale auspicabile sorteggio arbitrale integrale pensare anche alla stella. Non siamo meteore, abbiamo una programmazione che ci ha portato a vincere tre campionati in quattro anni e ora siamo lassù in cima: toccatevi pure (anch'io del resto sto scrivendo con una mano sola), ma ci resteremo.

 

Genoa, 19 Gennaio 2009

Liaigh