La sconfitta è anche dei burocrati
Campionato
2008-2009, seconda giornata di campionato. Dopo la grigia sconfitta a Catania,
il Genoa batte 2-0 il Milan al Ferraris con reti di Sculli e Milito, e inizia
la cavalcata che lo riporterà in Europa. Il settore ospiti è vuoto: la trasferta
è stata vietata ai tifosi rossoneri. I rappresentanti dei club del Milan in
Liguria dicono basta, e chiedono che questa torni ad essere – se non una
partita normale – almeno una gara alla quale tutti coloro che lo vogliano
possano assistervi. Così cercano – e trovano – un contatto con
alcuni leader del tifo genoano. La proposta è più o meno in questi termini: voi
al ritorno venite al Meazza, e vi accogliamo senza fare troppe storie; in
cambio il prossimo anno non vi opponete se veniamo a Marassi.
La
proposta viene vagliata con attenzione, perché è chiaro a tutti che non si può
continuare con divieti in eterno. La soluzione non è scartata a priori, ottiene
un certo interesse. Ma viene fatta naufragare dai burocrati del Cams che
vietano la trasferta dei genoani a San Siro. Fine dei contatti. Ma si apre un
nuovo spiraglio quando in questo campionato il Grifone gioca a Milano: se
andassero i genoani, si potrebbe tornare a discutere. Invece il Cams dice no,
salvo poi dare il via libera ai milanisti a Genova. Una beffa, vista come una
provocazione.
Il
ministro-milanista Roberto Maroni vuole dimostrare la validità della tessera
del tifoso anche in caso di partite a rischio. Ma forse questa è proprio la
Caporetto della tessera del tifoso prima ancora che la sua introduzione diventi
obbligatoria: a questo punto andrebbe ripensato questo strumento di schedatura
preventiva non dei delinquenti, non di coloro colpiti da Daspo, ma degli onesti
e delle famiglie.
È anche
la sconfitta della burocrazia del Cams. Perché chiunque abbia vissuto le curve
sa in anticipo quali sono le partite a rischio e quali sono le rivalità più
accese. Per questo lascia perplessi quando i parrucconi del Ministero fanno
giocare a porte chiuse Napoli-Genoa nonostante il gemellaggio, o vietano
– come accaduto lo scorso anno – la trasferta a Udine dei torinisti
nonostante gli stessi ultrà friulani si dicano disposti a ospitarli nel loro
settore pur di permettere
Come dimostrano i fatti di questi giorni: se si fosse lasciato che se la sbrigassero i tifosi, i genoani sarebbero già tornati al Meazza e ieri si sarebbe potuto giocare con il pubblico al Ferraris, compresi i milanisti – con tutte le cautele del caso – perché il tutto sarebbe rientrato nell’accordo – più o meno tacito – raggiunto fra i sostenitori. Invece la miopia di coloro che dovrebbero sovrintendere agli eventi, ed evidentemente sono inadeguati al ruolo, ha portato a punire ingiustamente i genoani, privati della possibilità di salutare la loro squadra, solo per mettere una pezza a una scia di errori compiuta dai responsabili del Ministero.
Genoa, 10 Maggio 2010
Guigneberth