Pane al pane
Una premessa: se avete dieci minuti buoni di tempo da perdere e non siete ultras leggete questo pezzo; diversamente aspettate tempi migliori.
Partiamo dal principio, anche
a costo di sembrare prolissi. Voi che allo stadio soffrite, piangete, esultate,
vi fate venire la tachicardia, il mal di stomaco e di fegato, a volte la diarrea;
voi che vi trasformate da calmi e raziocinanti padri di famiglia in personaggi
grotteschi, sudaticci e balbettanti solo perche la vostra squadra perde o vince
una partita. Voi che, esattamente come me, fate tutto questo, vi siete mai chiesti
perche ? Quando al sabato prima di Piacenza (o di Rav
enna,
o di Firenze, o di mille altri posti del cazzo dove il Grifone si è esibito
"dentro o fuori" in questi anni) avete la salivazione azzerata, litigate
con la moglie o il marito e non capite il perche, dovete prendere il tavor
da due sere per dormire, lo sapete perche lo fate ? Perche cercate emozioni,
le stesse emozioni che può darvi un qualunque gioco, dai tempi dei gladiatori
romani a quelli dei giorni nostri: i calciatori.
Ora, ragioniamo su questo punto: le emozioni sono tali se sono imprevedibili. Buttarsi giu da un ponte legato a un elastico non offre alcuna emozione se sai per certo che cio non comporta alcun rischio. Siamo daccordo ? (cazzo, sembro Vanna Marchi...) E quindi non pare azzardato sostenere che
ALLO STADIO TI EMOZIONI PERCHE PUOI VINCERE O PERDERE
Però non lo sai prima, e qui sta il bello: vai allo stadio, e soffri, perchè ti metti in gioco. Se vinci, al lunedi mattina in ufficio passi all'incasso; se perdi sono tutti cazzi tuoi. Un azzardo, quindi, un puro e semplice azzardo. Ne' più ne' meno che al casinò. Con una differenza però: il gioco che tu guardi, è fatto da persone a cui puoi comunicare la tua emozione (mentre la pallina della roulette è a ciò notoriamente refrattaria), per cui, in un certo senso, fai parte del gioco anche tu, tifoso di calcio che più soffre o si esalta e più, spontaneamente, spinge con l'incitazione i giocatori della propria squadra. Bello vero quello che avete letto ? E dove sta la novità, direte voi ? In una parola, che forse vi è sfuggita:
ALLO STADIO TI EMOZIONI "SPONTANEAMENTE"
Vi pare poco ? E' importantissimo invece: è il limite che distingue una rissa da trance agonistica da un agguato premeditato ad un treno. Quanti di voi non hanno mai litigato allo stadio ? Personalmente ho litigato molto spesso, con tifosi avversari e con tifosi genoani, ho anche minacciato di passare alle vie di fatto con due distinti signori parmensi in giacca e cravatta che si sono allontanati in fretta e furia, ma non mi sognerei mai di tendere un agguato premeditato, a freddo, a chicchessia; e tantomeno di andare allo stadio dicendo, fin dal mattino, oggi applaudirò oppure oggi fischierò. Quando sono lì e la squadra mi soddisfa applaudo (anche se perde), se la squadra non mi soddisfa, e mi sono comunque stufato di applaudire ed incitare che sembra di menarlo a dei morti, allora fischio. Ma non lo so prima, non posso organizzarmi. Quindi, altra parola magica, a capo
ALLO STADIO TI EMOZIONI DISORGANIZZATAMENTE
Lo capite ora dove vado a parare
vero ? Parlare di Tifoseria Organizzata è esattamente come parlare di Parallele
Convergenti. Il tifo, per sua stessa natura, non può essere organizzato, ma
è emozione e spontaneità. E ci voleva tanto, direte voi ? Si, vi rispondo, perchè
questo tipo di messaggio sembra ormai anacronistico come la sisal, la teti o
l'opsain. E invece è fondamentale. Seguitemi ancora un po', semmai
se il capoufficio vi tiene d'occhio continuate stasera a casa; un tempo il tifo
non era organizzato, ne' tantomeno esistevano gli ultras. Esisteva solo tanta
gente (molta più di adesso) che "annava a vedde u zena", e la Gradinata
Nord era temuta e rispettata da tutti i giocatori avversari perchè "faceva
paura", e quel muro umano di emozioni, di facce arrossate, di voci roche,
di boati ai goal, ti faceva tremare le gambe e metteva le ali ai piedi ai tuoi
avversari, che quando si alzava poderoso il grido "u moia", raddoppiavano
le forze e ti pressavano nella tua area finche non ci usciva il goal. Funzionava
benissimo, ma non c'erano ne' megafoni nè terrazzini, ne' bandiere rosse ne'
svastiche nere. Insomma, in poche parole
ALLO STADIO LA TIFOSERIA ORGANIZZATA NON SERVE A NULLA
La tifoseria si organizzava solo
per le trasferte, e l'organizzazione era delegata ai club, vere istituzioni
di quartiere dove, tra una partita di boccette e una mano a cirulla, si affittava
il pullman; magari quando si sentivano al telefono una decina di club numerosi si
organizzava anche il treno speciale. Così nacque il Coordinamento Club Genoani,
prima istituzione del genere in Italia (primi come in quasi tutto, nel bene
e nel male). Ma lì, e al negozio che vendeva le sciarpe e i "gagliardetti",
si fermava il loro compito. Poi allo stadio si dava libero sfogo alle proprie
passioni, e se ci scappava anche un paio di spintoni tra chi fischiava e chi
applaudiva non c'era niente di male: la domenica dopo magari le parti si invertivano
e si ricominciava da capo. Il tutto liberamente, ma sempre con in testa una
sola cosa che dominava la mente: u zena.
Paragonate ora un po' quello che
vi ho appena descritto con la situazione attuale, di Marassi ormai come di tutti
gli stadi d'Italia (che prima forse eravamo un isola felice): le emozioni più
forti non vengono più da una giocata di tacco, ma, come con l'elastico dal ponte,
vengono dall'aver evitato un razzo in testa; nel nostro piccolo quest'anno ci
siamo scaldati molto di più per le gesta degli ultras che per le pedate dei
protagonisti, e così ormai è in tutta Italia. Gli spettatori calano drasticamente,
mentre aumenta
il numero dei poliziotti. Andare allo stadio è più complicato che andare a fare
una visita ad un carcere: tornelli con metal detector,
sbarramenti con autoblindo e armigeri che spuntano dal tetto in tenuta antisommossa,
bottigliette d'acqua senza il tappo, caffè rigorosamente senza grappa, tifosi
trattati senza dignità. E tutto questo per chi ? Per me ? Per voi ? Nossignori,
tutto questo per gli Ultras, ovvero la faccia distorta della tifoseria organizzata, che
con le loro gesta tengono ormai in ostaggio tutto il carrozzone. Vale la pena
di ribadirlo
ALLO STADIO SIAMO TUTTI OSTAGGIO DEGLI ULTRAS
Da sempre ogni anno una squadra
vince il campionato, alcune retrocedono, le altre si accontentano di aver giocato
bene, pazienza,
ci proveremo l'anno prossimo. Ora no. Persino a Treviso, dove si sono trovati
in A senza nemmeno sapere perchè, gli ultras contestano e spaccano tutto perchè
retrocedono, e il presidente di turno non ha speso abbastanza. Tutti bulicci
col culo degli altri, dico io. Gli ultras ormai dominano tutto, e se la squadra
perde cosa gliene frega a loro ? Sono autoreferenziali, si scambiano i filmati
degli incidenti, si fanno forti del loro potere, decidono chi e come deve pagare.
Ho letto in queste ore che chi critica i "veri ultras" della nord
è irriconoscente perchè se non ci fossero loro a difenderci noi tifosi disorganizzati prenderemmo
tante botte: la mia risposta è che se non esistessero i movimenti ultras non
ci sarebbe bisogno di alcuna difesa, e allo stadio verrebbe tanta gente, che
invece ora se ne sta in poltrona.
ALLO STADIO SENZA ULTRAS SAREMMO MOLTI DI PIU
E allora andiamo avanti così,
facendo il gioco di chi ci vuole davanti alla TV a leggere pubblicità sul
dischetto del rigore; oppure vogliamo provare a fare qualcosa noi da soli senza
farci condurre
come
pecore dagli ultras e da chi non li vuole bloccare ? E' vero, abbiamo visto
coreografie stupende, ma se il prezzo da pagare oggi è questo in fondo
le coreografie le possiamo vedere anche alle olimpiadi, per cucire trentamila
bandiere bastano trentamila nonne, per urlare "Forza Genoa" basta
la Golia.
Ah, dimenticavo: anche la beneficenza si può fare in mille modi.
Liaigh
Genoa, 27 Marzo 2006