A medio alto

Premessa d'obbligo: domenica non c'ero. E' stata la prima partita saltata quest'anno al Ferraris (io che vado anche in trasferta.); purtroppo - per carità di patria - ho dovuto portare la fidanzata a Edimburgo (poiché sono malato di calcio, ne ho approfittato per trascinarla a vedere Hearts of Midlothian-Aberdeen, evento sul quale aprirò una parentesi). Però so tutto. Non per la mia proverbiale onniscienza e onnipotenza druidica, semplicemente perché mi sono informato, documentato, ho visto le immagini e ho parlato con amici competenti e fidati. Intanto ribadisco un concetto: la Champions? Scordiamocela, e nella migliore delle ipotesi dobbiamo bere l'amaro calice di quel simulacro di competizione internazionale che è l'attuale Coppa Uefa. Domenica è stato un esempio lampante. Mica mi riferisco al gol di Mutu a tempo strascaduto (questione di 2", ovvero di lana caprina; e volendo essere onesti nell'occasione c'era un rigore di Bocchetti. Verità, verità: siamo stati polli, perché a quel punto il Bisagno è lì appositamente per accogliere i palloni sparati via dal campo). L'arbitraggio è invece stato chirurgico: i piloti evitano episodi eclatanti per non destare sospetti; molto più efficace gestire le gare invertendo i piccoli falli o giudicando in modo "errato" episodi secondari solo apparentemente. Preciso: a chi di dovere della Fiorentina non frega niente. Il pareggio serviva per non penalizzare la Roma, la squadra che DEVE andare in Champions per milioni (di euro) di motivi. Tutto ciò premesso, ciò che mi preme è la sorte di Gabriele Amato. E' stata indubbiamente una fatalità, come dicono tutti, anche se, se fossi l'autista del pullman della Fiorentina, non dormirei facilmente. Il problema è un altro. Sommessamente, vorrei rivolgermi alla società fiorentina, che ha fatto della sportività una bandiera e si vanta di aver inventato il terzo tempo (quello del rugby era solo un pic nic). Bene, testimonianze diverse e concordanti mi assicurano che nessuno voleva scagliarsi contro il pullman della Fiorentina, peraltro ben protetto da steward e forze dell'ordine. Semmai, i pochi rimasti a sfidare il freddo avrebbero avuto piacere di porre un paio di pacate domande all'arbitro. Tuttavia, se quando è uscito il pullman gigliato è nato un parapiglia (e preciso nuovamente che la vicenda di Gabriele non c' entra: è stata una tragica fatalità), è perché i signori Mutu Adrian, Bonazzoli Emiliano e Gamberini Alessandro avrebbero pensato bene di scaldare l'ambiente rivolgendo ai tifosi genoani gesti diciamo poco amichevoli, se non provocatori e offensivi. Non vale la prova tv, né le altre istituzioni di giustizia sportiva. Solo la Fiorentina - società - può prendere provvedimenti, anche perché i succitati signori hanno messo a repentaglio l' incolumità pure dei loro compagni di squadra. Non chiedo certo che la società "autosqualifichi" i giocatori, danneggiando la squadra per la prossima partita. Mi permetto però sommessamente di chiedere alla famiglia Delle Valle, che su certi valori assicura di puntare, di infliggere ai tre giocatori la multa più alta possibile secondo le tabelle federali, e devolvere l'intero ricavato diciamo all'ospedale pediatrico Gaslini. Sarebbe uno splendido gesto di sportività, e un segnale concreto verso la censura di episodi che esasperano il calcio. Forse è chiedere troppo anche il domandare che i tre giocatori pronuncino la fatidica frase: "scusate, ho sbagliato". Qui mi riallaccio a Hearts-Aberdeen. Intanto sfatiamo un mito: non è vero che nei Paesi britannici l'arbitro è come se non esistesse e le sue decisioni sono accettate con oxfordiana virtù. Ho sentito insulti all' arbitro e ai guardalinee da fare impallidire un cavallo. La differenza è che lassù magari considerano la terna scarsa, ma non pensano - non ne hanno motivo, beati loro - che dietro agli errori ci sia qualcosa di strano. Altro falso mito: tutti seduti sui seggiolini a tifare civilmente. In realtà sui seggiolini si sta spesso in piedi, e poiché ti trovi - di fatto - a bordo campo, quando un avversario viene a battere un fallo laterale, non solo i tifosi possono toccarlo, ma lo fanno. Con pacche sulla spalla, niente affatto di incoraggiamento: simbolicamente, anzi, di intimidazione. Non si intimidisce nessuno perché tutti sanno che finisce lì, e a nessuno steward o poliziotto (sì, anche gli agenti sono all'interno degli stadi, non soltanto fuori come ci vengono a dire) viene in mente di intervenire. Quanto al rapporto cordiale fra tifoserie, "Noi siamo la Capitale, voi pecorai", lo slogan da una parte; "Noi veri scozzesi, voi venduti agli inglesi", dall' altra. Ma nessuno alza le mani, se non per applaudire o levare il dito medio come massimo sfregio concepibile all'avversario. Una cosa però è vera: lassù allo stadio vanno le famiglie. Possono perché non accade nulla. A fine gara il negozio di merchandising fa affari di platino. E l'ambiente è indescrivibile: tifa tutto lo stadio, comprese le tribune; persino avvocati o parlamentari cantano a squarciagola. Basta che un difensore esterno scenda fino sulla trequarti avversaria e già c'è un clima di attesa messianica come se si trattasse di una chiara occasione da gol. Impagabile. Dimenticavo: a Napoli si perde. In confidenza: il Napoli è più scarso di noi, ma ha maggiori appoggi, quelli che in Scozia non esistono, e forse per questo il clima è meno teso. E poi, diamine!, dopo il passo falso a Bergamo, la Roma dovrà bene allungare. P.s.: signori Della Valle, e lei signor Corvino, che è persona degna e competente (non a caso è genoano), pensate a una bella multa pro Gaslini per tre giocatori che hanno avuto un comportamento irresponsabile, grazie.

 

Genoa, 18 Febbraio 2009

Guigneberth