Io resto (da solo ?) al Ferraris
Ho tanti difetti, lo ammetto. Fra questi quello di essere
tradizionalista. Sì, va bene, lo ammetto: nel calcio non sono conservatore ma
reazionario. Sono per le maglie dall’1 all’11, per le bandiere
(sempre grato a Torrente,
Eppure mi rendo conto della realtà che mi circonda: se l’Inter
fatica a trattenere Ibrahimovic, se il Milan lotta per confermare Kakà, se la
Juve moggiana non riesce a far
restare Zidane, capisco che il Genoa non possa tenere Thiago Motta e Milito,
anche se il ritorno del Principe
– dopo la rovente estate del 2005 – aveva un alto valore simbolico.
Per ora la squadra si indebolisce anche se dovrà vedersela su tre fronti,
compreso il palcoscenico europeo, però la società si é guadagnata un credito
negli anni, e in particolare la scorsa stagione quando seppe rafforzare
l’organico pur rinunciando a Borriello e Konko.
Nessuno scandalo dunque, pur nel dispiacere, se partono due campioni.
Quello che personalmente mi preoccupa sono le nuove ipotesi che si sono
affacciate per il Ferraris: o si spostano le carceri, o si fa un nuovo stadio
altrove in società con un club ciclistico (immagino con annesso velodromo).
Orbene, non sono contrario a un nuovo stadio a Genova: penso che come
all’estero, ogni società dovrebbe avere il proprio stadio di proprietà.
Però il Ferraris fa parte della storia del Genoa, e non posso pensare che venga
abbandonato. Lo stadio sorge in un’area che il socio Musso Piantelli
regalò al Grifone per farne la propria casa quando in zona non c’erano
palazzi ma orti; prima della municipalizzazione forzata, è stato per decenni lo
stadio di proprietà del Genoa. E’ la nostra – o solo la mia?
– casa, e non voglio lasciarla, anche se sull’altare del dio
business c’è chi ha sacrificato persino Highbury per un nuovo impianto
con il nome di una compagnia aerea.
Certo, il sogno sarebbe che il Genoa si ricomprasse il proprio stadio,
ma so che economicamente sarebbe un’operazione insostenibile. Però
ritengo che pagando una locazione come oggi, la società abbia il dovere morale
di rispettare le proprie tradizioni e non lasciare quell’area.
Per il Ferraris sono state fatte catene umane, raccolte firme; la
Fondazione ha fatto una campagna importante a sua difesa, e la stessa società
in passato aveva promesso che non si sarebbe mai mossa da lì. Oggi sento invece
odore di dietrofront, perché c’è comprensibilmente gratitudine per chi
rappresenta la società e si vuole evitare divisioni proprio sul più bello. Lo
capisco, e da un certo punto di vista lo condivido pure; però non mi va di portare il
cervello all’ammasso o seguire pifferai magici: presidenti, allenatori e
giocatori – purtroppo ce ne siamo accorti da tempo – vanno e
vengono; ciò che resta è il Genoa e i suoi tifosi. Con il loro stadio. Questo
non me lo toglierà dalla testa nessuno.
Su questa battaglia magari resterò solo. Ma vorrà dire che quando il mio Genoa giocherà all’Erg Stadium di Sestri Ponente, io me ne andrò al Ferraris a fare il tifo dalla Nord – unica belina – sentendo la partita alla radio come quando le maglie andavano dall’1 all’11 e si giocava tutti alla domenica alle 14,30.
Genoa, 21 Maggio 2009
Guigneberth