La lunga estate della follia

12 Settembre 2003

 “Di tutti disse mal fuorché di Cristo, scusandosi col dir non lo conosco.”

Così venne apostrofato l’aretino Pietro e così forse i miei due lettori diranno di me; l’estate del Genoa però, non ancora finita, mi ha portato tanta rabbia, e quasi nessuno si salva nei miei giudizi. Se avessi il potere di decidere la sorte dei protagonisti di queste strazianti sceneggiate, in un’arena avrei sicuramente l’artrosi da pollice verso.

Andiamo con ordine e per capitoli.

I ribelli della B

 Partiamo quindi dalla vicenda ripescaggio: a parte le considerazioni di ordine morale, che vedremo, è necessario premettere come un campionato a 24 squadre, con squadre di tal caratura, sia per un tifoso vero, innamorato del pallone e non aizzato da qualche losco presidente, assolutamente stimolante. Il numero di tifosi (se amiamo il calcio non chiamiamolo bacino d’utenza, vi prego) di queste 24 squadre è da 2 a 3 volte superiore al numero di tifosi della serie A, e le squadre che sulla carta possono ambire alla promozione sono almeno una decina: rischierebbe di essere un campionato stupendo, molto più di una serie A in cui, fin dalla prima giornata, si è visto il divario enorme tra le prime 4 e le altre. Premesso questo, non riesco francamente a capire come i signori Zamparini, Cellino, Spinelli, Ruggeri e compagnia cantante possano urlare come donne sull’orlo di una crisi di nervi per quanto accaduto: negli ultimi anni il calcio italiano è passato dal calcio scommesse, allo scandalo doping, ai passaporti falsi, alle fideiussioni fantasma (e non tutti questi problemi sono risolti, vero Giacchetta ?).Chi ora si lamenta appellandosi alla morale dimentica che se il calcio fosse stato sempre vero per esempio il Cagliari di Cellino all’ultima giornata del campionato scorso non avrebbe regalato i 3 punti al Catania (così come ricordo essere stati decisivi  i 3 punti che ha preso il Venezia contro un’altra squadra), e tutto ciò non sarebbe successo. Il Napoli poi, se i conti avessero dovuto tornare per tutti, non avrebbe potuto comprare sei giocatori a Gennaio (tralasciamo gli arbitraggi), proprio mentre il Genoa invece era costretto a svendere gli unici giocatori decenti e così aveva già fatto il Venezia abbandonato da Zamparini, quello che “spende per passione” cambiando bandiera da un anno all’altro solo in funzione, lui si, del “bacino d’utenza” (del resto, apriamo gli occhi, la stessa cosa è successa con Preziosi a Como). L’Atalanta chiede a gran voce di tornare in A, e poi si schiera contro il Genoa che per gli stessi identici motivi avrebbe avuto, o no, il diritto alla B. Cellino si erge a capopopolo salvo poi ritirarsi all’ultimo momento accusando gli altri presidenti di essersi venduti, solo per salvaguardare il proprio contratto televisivo: risultato, ora gioca solo lui ! La serie B si fa prima forza della solidarietà della serie A, salvo poi non accettare 5 promozioni ma volendone 6, e che la A si fotta. Ognuno pensa per se, e tutti si trasformano in sciacalli dei resti del governo del calcio. Il tutto poi condito da accuse e dichiarazioni al limite della follia: Spinelli, Cellino, Romero, Zamparini, Benigni, tutti hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa, per ingraziarsi le loro tifoserie di sinistra fregandosene del fatto che le loro dichiarazioni saranno alla radice del campionato più violento al quale assisteremo da anni. Gli stessi politici, con le dichiarazioni faziose di Bossi, hanno contribuito a spargere benzina su un fuoco già più aizzato che mai. Stiamo parlando di una corte di pazzi irresponsabili, che si ergono a paladini del calcio in virtù dei soldi che spendono, ma che ormai il calcio lo stanno affossando per puro e personale interesse, diretto (in tal senso il passaggio verso le s.p.a. è stato devastante) e indiretto (Spinelli senza calcio sarebbe un piccolo padroncino di qualche camion, e come lui tanti altri), senza curarsi minimamente del cliente finale del prodotto che vendono, cioè noi, i tifosi, che spendiamo cifre per noi spesso altrettanto elevate e in cambio abbiamo da sempre poche gioie e tante delusioni, sofferenze e patemi d’animo e magari da quest’anno anche qualche coltellata qua e là. I ripescaggi poi sono sempre esistiti: gli stessi cugini ricorderanno come anni orsono furono ripescati dopo una sacrosanta retrocessione in funzione di una vicenda di mercato di partite, e per lo stesso motivo, anziché a loro volta essere retrocessi, furono solo penalizzati nel campionato successivo (del resto, trattandosi di questioni di culo, è logico che almeno in questo siano arrivati prima di noi …..). E la Ternana si è giovata l’anno scorso di una retrocessione d’ufficio, quella della Fiorentina, che alla luce degli avvenimenti di quest’anno era stata perlomeno troppo tempestiva. In fondo quindi, per una questione morale, pur nel gran casino causato dalla vicenda Martinelli era giusto che ad avere il beneficio più grande ed eclatante fosse proprio l’unica società che, pur non sola ad avere grandi difficoltà economiche, aveva pagato per tutti. Ricordiamoci infatti che il decreto spalma debiti è stato varato immediatamente dopo la retrocessione della Fiorentina.

Se forse girassero davvero meno soldi e meno televisioni, il mondo del calcio resterebbe appassionante come era un tempo, vissuto allo stadio col caldo e col freddo, e la competizione resterebbe su un prato verde e non a uno sportello bancario o in un’aula di tribunale. Così non è, purtroppo, e ora ci si strappano le vesti per cercare di eliminare una caccolina senza curarsi del mare di merda in cui si naviga.

 I “dirigenti” del calcio

 Carraro, Matarrese e Galliani. Tre personaggi alla guida del pallone, e anche per questo il pallone va fuori strada.

Di Carraro e dei suoi interessi economici nel mondo del calcio che dovrebbe amministrare sappiamo tutto: ricordiamo solo la figura barbina a cui ha esposto la nostra nazionale agli ultimi mondiali, per valutarne la caratura e la stima che riscuote a livello internazionale.

Matarrese è da anni il personaggio più invocato dagli spalti di tutta Italia come intrallazzatore con arbitri e giocatori a difesa del suo Bari, esempio fulgido di quel potere occulto del sud Italia in campo sportivo.

Di Galliani vorrei solo ricordare la figura penosa a cui ha esposto il suo Milan, e l’ Italia intera, nella famigerata notte delle luci di Marsiglia.

Questi sono i governanti del calcio. Non servono altri commenti.

 Ritorneremo Preziosi ?

 Ebbene si: ce n’è anche per Lui.

La squadra che ha assemblato è meravigliosa: mix di giocatori giovani ed esperti, completa in ogni reparto e con diverse alternative tattiche a disposizione. Non sono tra chi si lamenta dell’età dei giocatori, perché sono a mio parere tutti acquisti mirati e di ottimo livello. Tutto molto bene, da anni non vedevamo una campagna acquisti così, e dobbiamo a Preziosi grande riconoscenza per tutto questo, oltre che per averci salvato dal baratro.

Però……un però c’è.

Myskin, in un vecchio pezzo, sostiene che “Ci vuole la mentalità giusta: con gli acquisti fai il campionato, con la mentalità fai la strada”. Mai osservazione fu più azzeccata in questo momento.

All’arrivo a Genova le dichiarazioni di Preziosi facevano pensare che avremmo vissuto una rifondazione completa. “Il Genoa è come il colosseo, gente che va e gente che viene, a Como siamo solo in 3…….farò piazza pulita”. Poi scoprì la realtà, e non volle scontrarcisi. La frase che pronunciò alla presentazione del nuovo consiglio spiegando la persistenza di Blondet su una delle sedie (“A Genova ci sono tante correnti e io non voglio prendermi il raffreddore”) la dice molto lunga su quello che è successo, insieme agli apprezzamenti sull’onorevole Burlando, che da “portasfiga” era improvvisamente diventato “un grande amico” da ringraziare pubblicamente.

Cosa è quindi successo ? Forse gli è stato “consigliato” di mantenere personaggi già licenziati in diretta televisiva ? Oppure consiglieri presenti in consiglio con 5 presidenze diverse, le più nefaste della storia del grifone (Mauro, Scerni, Dalla Costa, Canal, Campoccia) ? Probabilmente si, e così la tanto decantata “piazza pulita” ha fatto si che in società restassero Onofri (squalificato recentemente per lunghissimo tempo e messo a dirigere il settore giovanile, praticamente come affidare a Mike Tyson un asilo nido: “Inibizione a svolgere ogni attività ai sensi dell'art. 14 del C.G.S. fino al 18/05/2004 a ONOFRI CLAUDIO Responsabile Settore Giovanile del GENOA CRICKET AND F.C.SPA – recita la delibera - per aver posto in essere un reiterato comportamento gravemente antisportivo,violento ed aggressivo nei confronti del Direttore di gara e diseducativo nei confronti dei giocatori, ed in particolare per essersi introdotto senza autorizzazione nello spogliatoio della terna arbitrale ed aver aggredito, fisicamente e moralmente, il Direttore di gara, impedendogli di uscire e, successivamente, per aver tentato di rientrare nello spogliatoio, colpendo la porta ed al volto un dirigente della squadra avversaria, desistendo dal proprio comportamento solo dopo  il massiccio intervento dei dirigenti della squadra avversaria.), Blondet (squalificato a vita per analoghe intemperanze sportive) e Turone (anche lui recordman di squalifiche). Oltre a loro un Lavezzini, ultimo arrivato ma già prontamente tatuato, che ha come principale merito quello di aver saputo muoversi seguendo la corrente giusta e probabilmente leccando qualche culo eccellente.

I giocatori poi, responsabili della disgraziata annata scorsa, a cui accenneremo, hanno tutti trovato nuovi contratti, alcuni anche molto buoni, anche quelli a cui era scaduto come Breda. La piazza pulita ha visto quindi saltare la testa, combinazione, solo di chi, nelle querelle interne alla società dell’ultimo anno, stava contro i suddetti personaggi (e anche contro il nefasto Canal): De Poli.

E con lui, solo perché reputati come suoi uomini, dovevano essere fatti fuori Torrente, Corradi e Jenca.

De Poli andava sostituito, anche se forse meno colpevole di altri nelle disgraziate gestioni precedenti, e a volte abile artefice di banchetti nuziali con i fichi secchi. Ma Jenca è allievo del più grande segretario che il Genoa abbia avuto (Scapini, non a caso ora alla Juventus), e aveva sempre fatto bene pur con mezzi limitati. Torrente poi era stato l’unico ad averci messo la faccia e il cuore per salvare il Genoa, col grande torto di averlo tenuto in vita troppo a lungo mascherandone le grandi carenze tecniche; il tutto per poi essere prima abbandonato a se stesso e poi usato come capro espiatorio di una retrocessione che, se non proprio voluta, è sembrata poi diabolicamente non sgradita alla nuova dirigenza, che ha ottenuto il Genoa per un piatto di lenticchie in serie C salvo ritrovarselo tra le mani, a valore decuplicato, dopo un solo mese in serie B. Questo giocando sulle nostre coronarie e sui nostri portafogli, con abbonamenti che solo ora, con un campionato di B a 46 partite, possiamo considerare equi.

Ora se personalmente ritengo assurdo che nei campi da calcio sfilino tifoserie di imbecilli che sventolano bandiere rosse o striscioni in onore del Tigre Arkan, che cantano bella ciao o faccetta nera, figuratevi quanto posso apprezzare anche solo l’idea che la politica entri così pesantemente nelle sedi delle società, condizionandone l’operato in virtù di chissà quali “mastruzzi”, magari gli stessi che abbiamo visto nel primo paragrafo di questa disamina. Di nuovo rispetto a prima abbiamo quindi ora i soldi e una figura di presidente vero: scusate se è poco, dirà qualcuno, ma a me non basta. Se in un cesto di bellissime mele lucide ne lasci sotto una troppo matura, prima o poi marciscono tutte.

Rinunciare poi così a cuor leggero a chi ha “dimostrato” di poter lavorare così bene con i giovani e a professionalità importanti e di provata fede solo per opportunità di corridoio ritengo sia una vera follia.

Liaigh

e poi....

18 Settembre 2003

Sarà un caso, e probabilmente "era già tutto previsto". Però pochi giorni dopo che il falcetto aveva girato nell'aria menando fendenti a destra e a manca..............finalmente si è fatta piazza pulita.

O quasi.

Mancano ancora un tassello o due, ma il Presidente, che personalmente ringraziamo per aver mantenuto le promesse fatte, non mancherà di completare l'opera intrapresa.