Diversamente genovesi

Personalmente non mi piacciono gli stereotipi. Dimostrano quanto meno scarsa capacità di analisi, pigrizia mentale e anche un pizzico di ignoranza. Per cui, quello sui genovesi genoani e i sampdoriani foresti, alla lunga diventa stucchevole. Perché parte su basi vere: i foresti tifavano Samp per reazione, non sentendosi ben accolti nella nuova città, che calcisticamente era schierata con il Grifone. Ma ormai la situazione non è più così. Intanto perché fior di foresti, anche stranieri, oggi tifano Genoa. Poi non solo perché immigrati di seconda o terza generazione ormai sono a tutti gli effetti genovesi (questa città è sempre stata aperta all’accoglienza e l’integrazione; basta chiedere ai Durazzo, schiavi in Albania, che fuggiti a Genova non solo sono stati ascritti al Libro d’Oro della nobiltà, ma hanno data origine a una schiatta di dogi), ma anche perché dopo i primi successi blucerchiati con Vialli e Mancini – e il Grifo che annaspava – molti giovani rampolli genovesi doc si sono lasciati sedurre dal Lato Oscuro.

Per cui, i multicolor che si offendono quando si portano queste argomentazioni (anche un po’ razziste, se non fossero coperte dall’ombrello dello sfottò) hanno le loro ragioni. Poi però accade che prima del derby suonino le note di Faber, e dalla Sud piovano fischi. Lo concedo: fischiano il genoano, non il poeta. La mia illusione si infrange quando un tenore canta Ma se ghe pensö: dalla Nord si alzano le sciarpe, e tutta la Gradinata canta con l’artista. E dalla Sud? Piovono altri fischi. Possibile che un genovese fischi Ma se ghe pensö? Impossibile. E allora mi viene il sospetto che certi concetti non siano stereotipati, perché sono le stesse “vittime” a prendere le distanze clamorosamente dalla dignità che pensavo meritassero. E allora ané a da dö cü. Ma che ve lo dico a fare, tanto mica lo capite…

 

 Genoa, 29 Novembre 2009

Guigneberth