Tifoso disorganizzato  

di Cecco Angiolieri

Sono tante le cose che non capisco, ma proprio tante, ma siccome non ho la presunzione di identificare le cose che non capisco con quelle stupide, talvolta mi adeguo, talvolta non voglio, e talvolta non posso.

Tra queste due ultime ipotesi cumulate, cioè tra le cose che non capisco ed alle quali non posso e non voglio adeguarmi rientra il comunicato della cosiddetta tifoseria organizzata.

Non entrerò nel merito - come dicono tutti quelli che, in realtà, vogliono entrarci – ma qualche osservazione vorrei farla.

La prima riguarda l’espressione stessa di “Tifoseria Organizzata”, che presuppone necessariamente che ci sia anche una “Tifoseria Disorganizzata”, alla quale senz’altro sento di appartenere,non senza un certo orgoglio. La tifoseria che invece è organizzata, in quanto tale, sembrerebbe godere – almeno a sentire i loro portavoce – di molti vantaggi, tra i quali una linea di pensiero sincronica, coerente e che per definizione individua tanto il vero bene del Genoa, quanto i mezzi per raggiungerlo: questo non lo capisco, ma neppure posso e voglio adeguarmi.

La tipica confusione mentale del tifoso disorganizzato

A chi, alla lettura del comunicato della predetta Tifoseria Organizzata manifestasse perplessità di vario genere, dalla coerenza interna dei proclami ivi contenuti, alla loro ragionevolezza o alla loro opportunità, io dico: prima di giudicare il comunicato bisogna usare tanta, tanta e ancora tanta umiltà, per molti motivi, e se non altro per bilanciare la loro presunzione.

E così molto umilmente mi chiedo se il bene del Genoa passa anche attraverso una nuova ed originale lettura della lingua italiana e della sua semantica, per cui l‘espressione “vendi presto” esprime non un invito ma un timore, o passa anche attraverso una sorta di imprimatur alla cui concessione i firmatari si sentono investiti per diritto divino e per riconosciuta (da chi ?) competenza a conoscere dell’idoneità dei potenziali acquirenti del Grifone, che già immaginiamo in ordinata e composta fila per ricevere la benedizione dell’erede di turno di colui che con l’alzata di una mano ha fermato la Nord.

Potenziali acquirenti si espongono al temuto giudizio

Quella Nord che era la casa di nonni che tenevano per la mano trepidanti nipotini, di gente con i calli sulle mani, ma anche di famiglie intere, o di ragazzi che lì, nella Nord, si incontravano per la prima volta all’inizio di una lunga, lunghissima strada. Non c’erano ancora le nebbie dei fumogeni che ammorbano e offuscano l’aria quanto la capacità critica di molti, che sembrano avere un megafono al posto del cervello.

E così pure mi chiedo, altrettanto umilmente, quale sia il senso di un comunicato che, quantomeno per un minimo di coerenza e dignità, allora avrebbe dovuto essere emesso alla fine dello scorso campionato, magari alla festa della promozione, invece di urlare “Non mollo!”.

In verità a quella festa io non c’ero, e non ho mai urlato “non mollo” con il Presidente, verso il quale, come sa chi segue i Druidi, non ho certo lesinato critiche e appunti.

Però, appunto, io, quale tifoso disorganizzato non rappresento che me stesso e le mie posizione non vengono certo a rappresentare la tifoseria genoana, come purtroppo accade con la T.O. .

Ora i casi sono due, o i firmatari del comunicato erano presenti a quella festa e urlavano anche loro “non mollo”, oppure non c’erano e guardavano preoccupati e perplessi, come me e pochissimi altri, lo svolgersi degli avvenimenti.

Nel primo caso il comunicato rappresenta un ben poco commendevole esempio di coerenza all’italiana, nel secondo caso vista l’assoluta ed esiguissima minoranza di chi si è sottratto al rito, allora la T.O. ha indubbi problemi di rappresentatività.

Ci sarebbero molte altre considerazioni da fare, una più amara dell’altra, che vi risparmio, perchè più mi deprimo, meno sono divertente da leggere e... da reggere, però un' ultima cosa la voglio scrivere: mi ero cullato nella speranza utopica, a prescindere dalla persona di Preziosi, che la grottesca ma anche drammatica vicenda del Grifo, potesse provocare nel calcio l’inizio della fine, che potesse portare ad una rivoluzione che ci restituisse un calcio un po’ meno finto, quantomeno un po’ più verosimile, ma vedo che la voglia di rientrare nei ranghi pervade tutto e tutti, e coloro che come me preferiscono giocare una partita vera con il Pizzighettone, che una partita finta con la Juventus, sono sempre meno: per fortuna o per sfortuna non so.

cervelli all'ammasso  

 Cecco Angiolieri

vignette di Aglaja