Per un attimo  

di Cecco Angiolieri

Per un attimo, magari per un attimo solamente, per lo spazio di un battito di ciglia, o forse ancor meno, per un battito del mio cuore durante la partita mi sono dimenticato che stiamo giocando in “C”.

Anche durante questa lunghissima e tormentatissima espiazione - non si sa ancor oggi quanto giustificata – ci sono questi squarci di sereno, questi attimi di sollievo, che probabilmente – la mia esperienza di Genoano in questo senso è implacabile - sono stati dal destino concepiti come una pausa durante la tortura, per far soffrire poi ancor di più il condannato, che non deve assuefarsi al dolore onde poterne gustare sempre e comunque l’afflittività in tutta la sua completa e integrale intensità.

In ogni caso oggi la maglia giallorossa del Giulianova poteva davvero sembrare quella della Roma, e dopo un bel po’ di tempo ho finalmente rivisto schemi, meccanismi e intese che se non fossi un tifoso del grifone, mi aprirebbero orizzonti davvero positivi.

E man mano che passano le giornate più mi rendo conto, piacevolmente meravigliato, che questa volta proprio non ci avevo azzeccato.

Nessuno ha sempre ragione, neppure i migliori, figuratevi un po’ io... all’inizio del campionato avevo una grande paura che saremmo crollati e che si sarebbe aperto sotto le nostre gambe già abbondantemente tagliate l’abisso di una ulteriore retrocessione con i dolorosissimi corollari che temevo si sarebbero trasformati in tragici epiloghi.

E invece qualcuno, questa volta, sembra aver fatto il miracolo un miracolo silenzioso, forse non eclatante, sicuramente un miracolo timido, piccolo e grande nello stesso tempo, certo un miracolo che somiglia in modo straordinario a chi lo ha fatto: avrete già capito che parlo del Vava.

Agli antipodi di quello che credevamo fosse un allenatore per noi, schivo e quasi scostante, mi richiama alla memoria e al cuore quel tipo di persona che qui è davvero ben conosciuto, perchè da secoli incarna lo spirito di una terra stretta nella morsa tra terra e mare e che non ti regala nulla.

Quando parla, lo vedi che lo fa per senso del dovere del ruolo, ma avverti perfettamente il suo imbarazzo e la sua voglia di ritornare a nascondersi dentro al suo lavoro, senza perdersi in troppi discorsi.

E chissà che questo suo star sotto le righe non sia spunto di riflessione per molti: Per il Presidente, innanzitutto, che spero sappia a apprezzare quanto possano essere buoni i risultati quando ci si affida a professionisti capaci, lasciandoli lavorare come sanno, ma anche per gli autori di quello striscione che posto lungo l’intera gradinata recitava “Contestiamo, sospendiamo, riprendiamo, facciamo quel che cazzo decidiamo”.

Per carità, hanno perfettamente ragione, gli autori si vedono così e quello striscione è perfetto nel descrivere una realtà, di cui, però moltissimi Genoani - e soprattutto il Genoa - farebbe volentieri a meno.

 Cecco Angiolieri, causidico in Genova

Genoa, 6 novembre 2005