Sei partite in umiltà

Per vedere e giudicare come Gasperini avrà assemblato la signora squadra che ha a disposizione, e come avrà saputo gestire l'abbondanza di giocatori che si trova al Pio, tutti avevano detto che sarebbero servite sei partite. Ne abbiamo viste tre, saremmo stati contenti di avere due punti, ne abbiamo tre; ora si tratta di aspettare fiduciosi e cercare di racimolare ancora qualcosa per poi, si spera, partire come tutti aspettiamo. Per ora abbiamo assistito a due gare esterne in fotocopia, con squadra scollata tra i reparti e, soprattutto a Palermo, con una quantità di errori nei disimpegni ai quali non eravamo certo più abituati. Il passaggio a centrocampo in orizzontale dal quale è scaturito il primo goal ha sicuramente fatto rivoltare nella tomba il Professore, e non era nemmeno il primo della gara; il secondo goal poi, tirato fuori dal cilindro da Bovo, ha tagliato le gambe ad una squadra che, in quel momento, stava cambiando radicalmente pelle come è successo in passato solo in occasione di una sconfitta. E infatti abbiamo perso. La palla sbagliata da Oliveira (ma non era poi così facile...) avrebbe portato ad un pareggio tanto esaltante quanto immeritato, anche se le occasioni migliori le avevamo avute noi; questo però non era il Genoa che conosciamo e che vogliamo. Portare palla non fa parte del nostro bagaglio, di gioco brillante proprio non ne abbiamo visto. Milito ha dimostrato, con quella sontuosa traversa, come abbia tanta classe da poter decidere una gara da solo anche in giornate negative, e lo abbiamo visto spesso tornare a rincorrere l'avversario dopo qualche palla persa; lo stesso non si può dire di Palladino, paradigmatico di molti suoi compagni quando dopo quella palla persa a centrocampo non si è nemmeno sognato di cercare di riprenderla. Ci vuole un po' più di umiltà in tutti, e allora ne vedremo delle belle.

 

Genoa, 21 Settembre 2008

Liaigh