Stringere i denti

 

Giocare in stadi come quello di Valencia, contro una squadra di quel livello, e rischiare di portare a casa ancora qualcosa, non è da tutti. In italia almeno. Perchè la sensazione che deriva da questa tre giorni dedicati al calcio europeo è che il livello delle italiane sia ormai da seconda fascia, dietro alle spagnole, alle inglesi, alle tedesche ed alle francesi. Insomma, veder giocare il Valencia e l'Udinese, ma anche la Juve, non è la stessa cosa. Il risultato di Praga complica non poco le prospettive europee, e del resto al primo anno di coppe entrare nei gironi e fare una buona figura, magari giocandosi la qualificazione fino alla fine, potrebbe essere già una buona cosa. E in fin dei conti se questa gara fosse stata già in un primo turno ad eliminazione diretta, la sconfitta per 3 a 2 sarebbe accolta come una mezza vittoria. Pazienza se adesso si deve cedere qualcosa al campionato, c'è eventualmente tutto il tempo di recuperarlo dopo.

La gara il Genoa l'ha giocata diginitosamente ma meritatamente persa, ha saputo essere cinico in avanti e ha sbandato a volte paurosamente dietro, davanti ad un attacco che probabilmente ne avrebbe fatti tre a qualunque squadra italiana. Le note positive vengono proprio da coloro che sono più in ritardo: Floccari, Karja e Palladino, finalmente a discreti livelli. Le note negative da una difesa che, per la prima volta, si è vista attaccata da un pressing che Scoglio avrebbe definito animalesco, con la conseguenza di aver stentato a ritrovarsi. Paradossalmente nel momento in cui sembrava che si potesse tenere bene il campo, grazie al calo fisico degli spagnoli, abbiamo preso un goal in contropiede per la solita palla persa a centrocampo, in questo caso da Zapater, su un entrata che sembrava fallosa, ma non lo era se paragaonata al metro di misura dell'arbitro, che ha lasciato molto giocare per tutta la gara (altra direzione impeccabile).

Ora si va a Bologna, dovrebbe quindi essere un'altra storia, ma sicuramente si faranno sentire le fatiche di questa serata: in avanti i ricambi adesso ci sono, in mezzo e dietro invece siamo al bilancino: Juric è fondamentale per non prenderle, Criscito e Rossi per fare male. Le riserve, perchè di riserve bisogna parlare, possono fare bene se impiegate a piccole dosi, ma segnano ovviamente il passo se costituiscono quasi l'ossatura della squadra. E questo vale per tutti, non solo per il Genoa. Stringiamo i denti e cerchiamo di cavare qualcosa, in qualunque modo, dalla trasferta in Emilia, e speriamo che venga affrontata con la giusta rabbia in corpo per l'impresa sfiorata e svanita. Poi, comunque vada, ci saranno, incredibile a dirsi, 13 giorni di pausa per recuperare forma e qualche infortunato, e presentarsi al rush successivo (Inter, Lille, Cagliari, Fiorentina, Lille) tirati a lucido, e vedere cosa si combina. Dopo quel ciclo, se avremo fatto bene, il cammino sarà meno in salita, sia in Europa che in Italia, e vedremo cosa ci sarà sotto l'albero; se avremo fatto male ci sarà da concentrarsi sul campionato e magari sulla Coppa Italia. Ora bisogna solo stringere i denti e tenere duro, magari rinverdendo il famoso paragone di Bagnoli, che prima di una trasferta a Milano paragonò il Genoa ad un pugile che si copre il viso con i guantoni e ogni tanto prova a dare un cazzotto ("un paio glieli diamo di sicuro", disse): ieri ci siamo quasi riusciti.

 

Genoa, 2 Ottobre 2009

Liaigh