Sculley

Le colpe dei padri non cadano sui figli. Che non è solo un precetto evangelico ma un principio giuridico antico almeno quanto il Corpus Iuris Civilis. Eppure, andate a dirlo al Pibe di Locri: dove si trova un attaccante che fa anche il difensore? Che corre senza sosta, fa gol, recupera palla e permette di avere sempre la superiorità numerica, perché lo trovi sempre quando e dove serve? Esatto: Beppe Sculli, il modello dal quale Rooney ha imparato (o viceversa?) a non stazionare in area, ma a fare la punta moderna. Orbene, uno così, può non essere chiamato in Nazionale, con i problemi – anche d’attacco – che ha la “banda Lippi”? Stiamo parlando di un ragazzo disciplinato, non solo tatticamente. Uno che fa spogliatoio, non una primadonna che rischia di far deflagrare il gruppo.

E allora? Allora su Sculli c’è un veto, perché paga le colpe dei padri (o dei nonni). Del resto, quando ha vinto l’Europeo Under 21 nel 2004, tutta la squadra fu ricevuta al Quirinale, e i giocatori insigniti dell’onorificenza di Cavaliere. Solo uno non fu invitato: indovinato chi? Non sia mai che fra gli stucchi del Palazzo entri il nipote di un boss della ’Ndrangheta, come se mafia e politica non fossero colluse da sempre, da quando Garibaldi – sbarcando a Marsala – fece un patto con le Cosche per procedere senza intoppi.

Eppure, ammesso e non concesso che davvero il nonno di Sculli sia un boss, che senso ha punire così il nipote? Che senso ha accanirsi su un innocente? E’ questa la giustizia – ipocrita – italiana? Obiezione: anche Beppe ha avuto i suoi problemi, è stato squalificato per una combine. Vero, peccato che tutti gli altri imputati siano stati assolti, ed è curioso pensare come un solo giocatore possa aver organizzato e realizzato una cosa simile da solo. Comunque, anche fosse: Paolo Rossi non era stato squalificato per il Calcioscommesse prima di trascinare al Mondiale l’Italia nell’82? E i campioni di Berlino non erano in larga parte coinvolti – anche se di striscio - nelle vicende di Calciopoli, a partire dall’oggi purissimo e rigidissimo ct, il cui figlio è stato trascinato nel fango?

Per giustizia: Sculli in Nazionale. Subito. Ma Lippi non si senta obbligato, le sue scelte saranno rispettate. E se non chiamerà Sculley in Azzurro sarà solo una coincidenza se nel letto si troverà una testa di cavallo.

 

 Genoa, 18 Settembre 2009

Guigneberth