Dov'è finito Milanetto ?

Meno male per quella manciata di minuti di amnesia, che hanno provvisoriamente riacceso una partita che si stava trascinando stancamente senza un sussulto. Intanto, perché ci hanno ricordato che tifiamo per la squadra più pazza che la storia ricordi. Del resto, se non soffriamo, neppure ci sembra il Genoa. E, soprattutto, confido sul fatto che la lezione sia servita anche ai giocatori: mai e poi mai abbassare la guardia. Lo stesso Gasperini ha sempre detto che la sua squadra non è capace di amministrare ma deve sempre giocare per segnare. Appunto: la prossima volta il freno a mano si tira sul 5-0, quando neppure recuperi miracolosi potrebbero riattizzare la gara. Per la cronaca: la prossima partita in casa, dopo la sosta e la trasferta di Livorno (che bello sarebbe fare una bischerata ad Aldone “nostro”), è il derby. Inciso: se in quella partita tiriamo il freno a mano – anche sul 5-0 – scendo io in campo a fare invasione per svegliare i nostri.

Fatta questa lunga premessa, vorrei far notare alcune cose. Intanto, Sculli: su di lui mi sono già espresso, anche in ottica Nazionale. A prescindere dalla partita con il Siena, ribadisco. Poi, per Marco Rossi non ho più aggettivi: immenso, ovunque, eterno, inesauribile. Aggiungete quello che volete che va bene. Umanamente sono contento per il ritorno in Nazionale di Palladino, che sogna di andare in Sudafrica. Più egoisticamente, mi girano – e non poco – gli zebedei ad avere tre in Nazionale quando in questo momento avevano bisogno di riposare.

Ciò che più mi preme però è lanciare un appello: dove è Milanetto? Ridatecelo! Perché Preziosi, scottato dalle ultime vicende giudiziarie legate al vecchio caso di Dante Lopez, ne ha fatta un’altra delle sue: con la maglia numero 77 e il nome Milanetto, contro il Siena ha fatto giocare Fabregas, ma con la corsa di Usain Bolt. Il solito stratagemma per non pagare le tasse. Da tifoso, me ne frega assai, se sono anzi felice di avere in squadra – sebbene in incognito – uno dei più grandi talenti d’Europa. Però a Milanetto sono affezionato e voglio sapere dove è: non vorrei che per nascondere le prove della frode al fisco, Preziosi lo abbia murato in un pilone di cemento. Voglio bene a Homer (Mila, è per affetto – non per la pancetta – che nella Nord ti chiamiamo come il padre di Bart Simpson: non fraintendere), ma quello contro il Siena sembrava più Hannibal, come lo chiamavano i tifosi del Modena. Impressionante.

Però Homer – pardon – Hannibal, è in buona compagnia: domenica sembrava un giocatore di calcio persino Esposito, fin qui disastroso, mentre si è avuta la conferma del ritorno di Modesto. E su questo ragazzo vorrei spendere una parola. Perché per quasi un anno è stato trattato da bidone indisponente. D’accordo, un po’ di farina del suo sacco ce l’ha messa, però vorrei var notare che nella stagione scorsa aveva iniziato sulle orme di Nilton Santos, e se abbiamo asfaltato il Milan è anche merito suo. Poi è arrivato l’infortunio, il lungo stop. E al rientro ha faticato, un po’ perché doveva riprendere il passo, un po’ perché non aveva modo di giocare con continuità, stante l’esplosione di Bocchetti (se continua però a montarsi la testa e a fare il fenomeno, poi implode), e alla straordinaria capacità di adattamento a sinistra di Mimmo Criscito. Per Modesto sono davvero contento.

Così come per Palacio: non è ancora quello del Boca (anzi ne è lontano a distanza siderale). Ma proprio questo mi rende felice: se già così può fare la differenza, quando tornerà ai suoi livelli, cosa potrà fare?

Ultima piccola annotazione, anche se un po’ in anticipo. Contro quelli là, non si fanno prigionieri: bisogna fargli abbassare per bene la cresta con un bello shampoo. E un grappolo di pere. Ma non era Uva? Ma questa è un’altra storia.

 

 Genoa, 8 Novembre 2009

Guigneberth