Nulla è rimasto uguale

A me, con quella partita, come Genoano,  mi hanno rovinato, non so se lo hanno fatto apposta, oppure è un tragico errore, però a me mi hanno rovinato.

A me, come Genoano, mi hanno rovinato tutto, almeno gli ultimi 30 anni della mia memoria, della mia coscienza, della mia fede: dopo quella partita, nulla è stato come prima, e con occhi sospettosi ed inveleniti ho iniziato a vedere il mondo del calcio  in un altro modo. Sembrava una partita come tutte le altre, quella maledetta partita, quel maledetto Genoa - Cosenza, vinto per 3 a 1, con i ragazzini in campo, dopo nulla è rimasto uguale. Ce li ho ancora negli occhi i ragazzi con la maglia rossoblù, e sono uguali a quelli dei miei sogni: corrono come ossessi, bruciati dall'entusiasmo, con la buona "cattiveria" che anima ogni sport vero, con quel giocare che è gioia e grinta, e non dovere e fatica, con quel cercare il gol per vincere, e non per guadagnare. Lo so che tra pochi anni quegli stessi ragazzi saranno cavalli bolsi, e annoiati senza speranza, e so anche che insieme al pallone seguiranno anche lo pseudo sogno di un macchinone e del mega schermo al plasma. Però per creare un mostro professionista, insensibile a null'altro che al guadagno e al consumo, ci vuole un ottimo addestramento, una certa perizia nell'impartirlo, molta pazienza, e un tempo dai tre ai cinque anni almeno (dipende dalla predisposizione del soggetto).

In ogni caso a sedici anni si corre e si sogna ancora con entusiasmo, e soprattutto, a chi ti viene a vedere  si può dare la pericolosissima illusione, e la ancora più perniciosa speranza, che il calcio possa essere ancora  uno sport. E adesso che in quel Genoa - Cosenza ho visto il calcio vero, non riesco più a riabituarmi a quello finto, e mi amareggio, e mi sento stanco e svogliato, soprattutto senza riuscire a trovare più il pur  minimo senso delle cose che vedo. Anzi, non capisco proprio più quello che vedo: è questo il Genoa, il mio Genoa ? No, non mi sembra, non mi sembra proprio: che ci fanno queste 2 dozzine abbondanti di mantenuti, piuttosto costosi e manco tanto divertenti, alcuni dei quali passeggiano svogliati sull'erba, e altri stravaccati su una panchina a far da contraltare al capo della ghenga, che s'incazza e si sbraccia, convinto che questo sia il suo ruolo, e con  il crasso presidente seduto in tribuna come un vecchio pensionato, deluso da un film porno? Che ci fa questo minestrone inacidito di marmaglia e furbini, che ci fanno costoro, e soprattutto - mi domando con ancor più amarezza - che ci faccio io qui ?

Domani, si sa, è un altro giorno, ma non credo che basti a voltar pagina.

Cecco Angiolieri