I Libri dei Druidi

(di Panoramix)

 

Riprende la rubrica dei Libri del nostro amico Panoramix. Ritorna dopo una lunga pausa, ma questo non deve stupire, I Druidi e i loro amici ritengono di essere tanto talentuosi quanto pigri e discontinui. E sono tanto pigri...

 

Fabio Stassi - E’ finito il nostro carnevale , Minimum fax,  12,50 euro

 

C’era una volta la CoppaRimet.

C’era una volta un vecchio che raccontava una storia incredibile, ma proprio per questo unica, emozionante e bellissima. La storia di un amore impossibile per Consuelo, andalusa di rara bellezza, incarnata- in tutti i sensi ne “La Diosa de la victoria”, “ La Victoire aux ailes d'or”, il premio per la squadra di calcio più forte del mondo. Ma anche una storia di ribellione, di guerre, di speranze perdute, di nuove utopie, di nuove sconfitte. E’ finito il nostro carnevale (Fabio Stassi, minimum fax, 12,50 euro) è un libro da tenere nella biblioteca del cuore, quella dove finiscono i volumi che ci hanno regalato un po’ di gioia. Non importa come sono scritti- e Stassi è uno che scrive proprio bene- ma come, pagina dopo pagina, ci rapiscono per portarci in quella terra di nessuno dove si incontrano sogno, sorriso, nostalgia. Rigoberto Aguyar Montiel è un vecchio che, all’inizio del libro, racconta la sua storia, nell’ultimo giorno del secolo, confinato nel punto più a sud del mondo. Pelle nera (padre brasiliano, madre marsigliese), un po' di sangue ebreo, un senza terra, uno zingaro, un rivoluzionario e un ribelle che ama il calcio e le donne. Ama Consuelo. E quando lei, modella della Coppa Rimet sparisce, liquefatta nel trofeo, lui giura che  la ruberà e se la terrà per sempre. E così Mondiale dopo Mondiale, da Uruguay1930 a Messico 1970, per quarant’anni inseguirà la Diosa-Consuelo attraversando il nazismo, la guerra di Spagna, la resistenza, il Che e le dittature sudamericane. Abbracciando, nel bene e nel male, nell'amore e nel dolore, il Novecento. Un cammino costellato dagli incontri con Hemingway, Chaplin, Orwell, Django Reinhardt, Tom Jobim e Vinicius de Moraes, Hitler e Fidel Castro. Oltre naturalmente quelli calcistici con Zamora, Varela  che gelò il Maracanà, Pelé e Garrincha “che quando correva sulla destra muoveva un corridoio di farfalle. Troppo per una vita sola. Ma proprio in questa esagerazione sta il fascino del racconto, nel suo non aver limiti e confini, nel celebrare un’ossessione, malinconica e bellissima.

Come la vita in fondo. “Sei condannato alla nostalgia, è vero, ma benedici il tuo tempo” dice Rigoberto pensando forse che il grande jazz è morto, Hemimgway, Vinicius e Garrincha non ci sono più.

Che il suo carnevale è finito.

E anche un po’ il nostro.

 

Panoramix