Il
Toro ha 99 anni. E' stato segnato da uno strano
destino, difficile e crudele, ma anche esaltante
e vincente. Ha
vissuto intensamente - in un ottovolante che ha tolto il fiato e fatto
urlare più generazioni - la felicità
incontenibile dei trionfi più grandi e il dolore insopportabile delle più grandi tragedie.
I suoi tifosi lo hanno amato con passione viscerale,
ma sempre con la dignità e la compostezza consapevole
di un popolo attaccato alle proprie origini, che
riconosceva nella squadra della propria città -
e che della propria città portava il nome - le
sue radici.
Ha giocato
partite importanti, il Torino: contro campioni
con casacche diverse,
contro l'arroganza dei soldi e la strafottenza del potere, persino contro la
morte (oltre alla tragedia di Superga, come dimenticare
quella di Gigi Meroni, la Farfalla Granata,
dalle ali che erano state rossoblù?). E queste partite
le ha sempre affrontate con la forza del cuore e
di un'incrollabile fede. Quella fede che ha
unito il popolo dei tifosi ai suoi giocatori migliori,
che a loro volta sono divenuti bandiere e tifosi.
il
Grande Torino
Scriveva
Gian Paolo Ormezzano, storica penna granata:
"...non ce ne frega niente
del calcio-industria,
della recita per fingere di volere lo spettacolo quando invece si vuole
semplicemente e ad ogni costo la vittoria della propria squadra. Noi siamo lì
per il Toro, non per la partita del Toro, per il nuovo giocatore del Toro, per
la classifica del Toro. Noi siamo lì a far sapere che siamo unici, che non
esiste un amore come il nostro, che non esite una fede come la nostra. Il resto,
tutto il resto, è chiacchiera ben che vada è coro (con voce fioca poi)."
Come
non comprendere, da questa storia, da queste parole,
come sia profondo il legame che unisce le due squadre,
quella granata e la nostra rossoblù, e le due tifoserie?
Ma
c'è un'altra cosa che, indissolubilmente, lega queste
realtà in un sentimento che è filosofia di
vita: l'amore per la propria storia, l'attaccamento
alle proprie radici.
Vi
invito a leggere l'articolo che segue, che ieri
è apparso su LA STAMPA di Torino. E' di Massimo
Gramellini.
So
che la retorica degli "occhi lucidi" accompagna
spesso noi genoani. Ecco, credo che chi al termine
della lettura scoprirà di averli, gli occhi lucidi,
non sia solo un genoano. Credo sia un uomo.
|