Aiace e il Grifone

di Aglaja

 

Quanto vale un simbolo?

Il relativismo è più fluttuante della borsa di Wall Street e vi sono simboli che, se per le celesti corrispondenze di amorosi sensi o per le tradizioni storico-sociali-familiari sono preziosissimi, per le società sportive che li ereditano e immeritatamente li incarnano, valgono per quanta efficacia commerciale globalizzata hanno.

E' la conseguenza  che comporta aver scelto di essere marketing oriented.

Questo dissidio tra sentimento e portafogli, tra cuore e numeri, si è in questi giorni riproposto in Olanda, dove i tifosi dell'Ajax stanno conducendo un'epica battaglia. Uso non a caso l'aggettivo "epica", dal momento che i seguaci della squadra olandese vogliono nuovamente sulle maglie il logo storico del club,  ovvero quello con l'immagine di Aiace Telamonio, l' eroe della mitologia greca che ispirò, nel marzo del 1900, i fondatori della società calcistica di Amsterdam

Il simbolo di Aiace cominciò ad apparire sulle casacche dei "lancieri"  nel 1928 e ne divenne imprescindibile caratteristica. Negli ultimi anni, però, per pure strategie commerciali (pare, come ho letto oggi su Repubblica, per venire incontro alle esigenze del mercato del sud est asiatico) il marchio è stato trasformato. L'effige ben tratteggiata dell'eroe è diventata un disegno stilizzato in poche linee.
Adesso i tifosi vogliono riappropriarsi del loro simbolo, certi di essere investiti di un ruolo davvero eroico, come quello del loro Aiace: difendere le proprie radici, recuperare il valore storico e affettivo di un' immagine, sicuri che non c'è futuro senza storia. Per questo hanno iniziato una dura battaglia contro un nemico ancora più potente ed agguerrito delle ombre che oscurarono l'anima e la mente del guerriero acheo: gli sponsor ed il partner tecnico Adidas
, a dir poco irritati per la non richiesta ingerenza dei tifosi e per le possibili ricadute negative sui loro prodotti.

Tutto ciò è raccontato nel sito www.ajaxlogo.nl. "Restituiamo il volto all'Ajax" è il grido di battaglia del 90% dei tifosi, favorevole al ritorno al passato. Per questo, durante le prossime partite dei lancieri verranno distribuiti volantini per sensibilizzare l'opinione pubblica e mettere sotto pressione la dirigenza, accusata di aver già venduto altri simboli del club. Basti pensare all'abbandono dello storico stadio"De Meer", teatro di tante vittorie, al quale fu preferita nel 1996 la più moderna struttura dell'Amsterdam Arena (e in 105 anni di storia, per ben sei volte l'Ajax dovette ricominciare la propria avventura in un nuovo stadio).

"L'unica colonna che ancora resiste -scrivono i tifosi nel sito sopra citato- è la maglia bianca con la banda verticale rossa. Anche la divisa, in realtà viene modificata durante le partite di Champions League. Come supporters, vogliamo un secondo simbolo in cui identificarci. Rivogliamo il logo originario. Sono stati commessi molti errori, ma in questa circostanza, però, si può ancora intervenire".

Recentemente poi, un'altra decisione del club ha creato tensione tra dirigenza e tifoseria.

John Jaakke, 49 anni, avvocato, presidente dell'Ajax, ha deciso che per il club di Amsterdam è giunto il tempo di un altro cambiamento epocale, che scuote profondamente i sostenitori, andandoli a toccare davvero nelle proprie radici. Il presidente, infatti, ha affermato che è ora che l'Ajax si distanzi in maniera netta e decisa da simboli, terminologia, immagini e quant'altro possa collegarla a quel mondo e a quella cultura ebraica, da cui la squadra trae origine. «Vogliamo farla finita con la nostra ostentazione di essere una squadra ebrea - ha dichiarato Jaakke, che è ebreo -, principalmente perché questo atteggiamento provocatorio attizza la reazione della tifoseria opposta. Vogliamo dare un taglio a questa nostra presunta identità ebraica, che non ha una vera e propria radice storica». Una affermazione, questa, che va a rinnegare, quindi, quelle pagine così significative della storia del club di Amsterdam, che dirigenti, giocatori e tifosi ebrei hanno scritto.

Che dire?

Rinnegare il proprio passato, dimenticare la propria vicenda, cancellare le proprie radici è non aver compreso il valore della cultura e della storia, sia questa rappresentata anche da un fenomeno sociale e sportivo popolare come una squadra di calcio.

I sostenitori dell'Ajax questo lo hanno compreso.

Allo stesso modo, lo ha compreso da sempre il popolo rossoblù: quando rivolle il fiero grifo di Genova al posto del gallinaccio degli anni '80, quando si impuntò contro l'orrenda riga bianca sulla casacca dell'era Scerni, quando impazzì per la bellezza della maglia storica del centenario, quando si oppose (e si oppone e si opporrà) all'idea di uno stadio diverso dal Ferraris, quando mise ai balconi di tutta Genova gli stendardi di quel Grifone al quale una scellerata dirigenza stava tagliando le ali e lo fece nuovamente volare.

Perchè un simbolo non ha prezzo.

Aglaja