Abbadie

di Cecco Angiolieri

 

E oggi della partita non parlo, mi fermo ad un minuto dall'inizio, quando mi sono fermato a riflettere ed a commuovermi per l'ingresso del "el pardo" al Luigi Ferraris.

Tra le molte cose che non ho avuto la possibilitŕ di vedere per questione anagrafiche, ci sono le magiche giocate di Julio cesare Abbadie, ma "el pardo" come tantissime altri personaggi rossoblú  é iscritto nella memoria collettiva della mia famiglia, e quindi mi appartiene nel senso piů profondo che si possa immaginare.

Papá, invece l'aveva visto bene Abbadie, e, come tutti i Genoani dell’epoca, se ne era perdutamente innamorato e, come ben si sa gli amori grandi lasciano sempre il segno e il tempo non li scalfisce, ma anzi ne accresce la forza evocativa.

Non so contare tutte le volte che me ne ha parlato, e tutte le volte gli sono luccicati gli occhi quando, dopo aver applaudito i Pruzzo, i Damiani, i Conti, poi sussurrava "ma Abbadie..."

E cosě sono nato e cresciuto nel mito di "EL PARDO", ed oggi che finalmente l'ho visto dal vivo, dove poteva correre il ricordo a braccetto con la nostalgia, se non a papŕ?

Ieri pomeriggio (vi giuro che é vero) attorno al lumino acceso dove mio padre riposa c'era avvolto un nastrino rossoblů, che né io, nč mia sorella né mia madre hanno messo: mi perdoneranno gli amici razionalisti, ma il mio cuore é volato lontano.

Cecco Angiolieri