C'è chi negli armadi nasconde scheletri, chi lini e vecchie lavande, altri segreti inconfessabili - lettere d'amore ricevute o biglietti anonimi inviati-, altri ancora fiori appassiti e ricordi di gioventù (il primo cinto erniario, lembi di pelle avanzati dal primo lifting..)

In questo armadio, invece, i Druidi ripongono con cura frammenti di idee e pensieri extravaganti che costituiscono la storia del loro sito: brani legati a momenti indimenticabili, collaborazioni di fedeli ed infedeli, ex-scoop scooppiati, foto che virano al seppia, seppie che virano e fanno le corna al seppia-velox che le fotografa.

Consultazione libera, ma si risistemino con cura gli scaffali prima di andarsene, per favore.

 

 

 

Centobalconi

(orgoglio rossoblu 2003)

 

 

Da un amico pérsosi nei meandri della menzogna pagana riceviamo e volentieri pubblichiamo

L'angolo del Fine Dicitore (di El Mariachi)

Presso un antiquario ho trovato due bassorilievi su bronzo raffiguranti le seguenti scene:

"Galliani che tratta i diritti TV con l'Arcangelo Gabriele".
Preziosissimo il particolare delle deleghe delle squadre senza contratto che
spuntano da una piega della veste di Galliani. Straordinaria, e purtroppo
ignota, la mano del cesellatore che ha immortalato il labiale del presidente
di Lega che, in seguito all'offerta dell'angelico interlocutore, così
prorompe: "Aserejé ja deje dejebe tu dejebe deseri iowa a mavy an de bugui
an de güidibidi"
.

"La folgorazione di Ronaldo sulla via del Bernabeu"
Specialmente drammatica la figura del panettiere di Vimodrone che tenta di
inserire le dita dell'eroe scarsocrinito nella presa della corrente.

Vi faccio inoltre presente che gli archeologi dell'Università dello Wyoming
hanno rinvenuto talune antiche pergamene riportanti articoli che completano
definitivamente il cosiddetto "Codice di Hammurabi". Particolarmente
significativo il seguente:

"Chiunque, nell'atto di descrivere verbalmente un incontro fra due gruppi di
persone che contendansi un pallone, si avvarrà, anzichè della perifrasi
<Piattone in mischia nell'area piccola che risolve una serie di batti e
ribatti>, del termine <Tap-in>, verrà intrattenuto per un intero pomeriggio
da Riccardo "Duccio" Garrone sui traguardi da Lui raggiunti nella vita. In
caso di reiterazione del crimine, il colpevole verrà condotto nel mezzo
della Gradinata nord ad assistere a un incontro del Genoa"

P.S. Avrete notizie dalla procura che indagò su Corbelli per la faccenda
delle false serigrafie. Pellizza da Volpedo era sampdoriano e, per Dio,
avreste dovuto saperlo.

El Mariachi

 

 

Il Vaso di PanDoria (di El Mariachi)

Viveva, in un'antica città di mare, una ragazza bellissima dal nome
PanDoria. Lo splendore del suo viso e della sua veste, tunica dai colori
stupendi e inusitati, passava di bocca in bocca e questa fama tanto viaggiò
per terre e
mari, che raggiunse il Monte degli dèi.
Fu così che tutti le divinità si riunirono, e decisero di soddisfare la loro
curiosità, andando a verificare se tale leggenda fosse o meno veritiera.
Partirono alla volta della di lei dimora Cragnotto, dio delle coltivazioni,
Tanzo, dio degli allevamenti, Senso, nume tutelare delle abitazioni (anche
abusive), Moratto, dio dei mari (aveva preso il posto di Nettuno dopo che
questi era stato silurato dal sindacato petrolieri in seguito al casino
della Haven), Moggio (semidio che tramava nell'ombra per prendere il posto
di Cragnotto e nel frattempo si era comprato una costellazione tutta sua, a
parametro zero) e l'indovino Galliano, l'unico nel mondo conosciuto in grado
di vedere , non criptate, le profezie dell'oracolo di Delfi. Quando PanDoria
si trovò al cospetto di cotante presenze, ne fu quasi atterrita, ma
Galliano, con fare affabulatore, la tranquillizzò.
"Siamo qui giunti dal Monte Ingaggi per rendere giustizia e omaggio a una
bellezza di cui fino ad ora avevamo avuto solo notizia, e che adesso
possiamo finalmente ammirare. Questo prezioso vaso sia il nostro omaggio. Ma
bada. Esso contiene tutti i mali del mondo. Se venisse aperto, le
conseguenze sarebbero terribili. Addio. E complimenti, effettivamente sei un
gran pezzo di f..." Galliano fu zittito da Tanzo con un gesto, e tutta la
delegazione si allontanò con velocità facendo ritorno al Monte Ingaggi.

Il Vaso restò per qualche anno a far mostra di sè nella casa di PanDoria. Ma
giorno dopo giorno, cresceva in lei la curiosità, dapprima tenue, poi
feroce, di conoscere i mali che il vaso celava. Tentennò a lungo, fu sul
punto di farlo più volte, più volte desistette.
Ma una domenica pomeriggio col campionato fermo, stretta fra le alternative
Maurizio Costanzo e Mara Venier, PanDoria si decise e sollevò il coperchio.

Grande fu il tuono, e la terra si oscurò. Un vento d'Ade soffiò dapprima
sulla casa, poi sulla regione, su tutta la terra infine. E come spiritelli
urlanti e finalmente liberati, scapparono dal vaso cose dal fascino
demoniaco: la Coppa delle Coppe, la sigla dell'eurovisione, il libero
staccato, Giorgio Bubba, i due stranieri, la sintesi
delle 19 sulla Rai, il cartellone pubblicitario di Dino Calza, il sale di
Anconetani, la Dinamo Bucarest, Telemike (transfuga politico dal
vaso "Canale 5: Operazione Nostalgia" destinato a Raimondo Vianello), la
figurina di Dan Corneliusson, il riporto di Strippoli, i numeri dall'uno
all'undici, Koper Capodistria.

Forse neppure oggi è ancora possibile valutare gli effetti epocali dello
sconsiderato gesto di una giovane.
Forse le parole non sono sufficienti, forse sono perfino eccessive.
Forse basta leggere lo sguardo dei vecchi, al mercoledì sera davanti alla
tv, dinanzi a quella che un tempo lontano si chiamava Champion's League e
oggi è "La Coppa dei Campioni", mentre sconsolati ascoltano il commento di
Bruges-Bayer Leverkusen affidato a Ferruccio Gard che chiama tutti e
ventidue giocatori in campo "Galderisi".

El Mariachi

 

Adde (di Principe Myskin) nella telefoto qui sotto, un'immagine di PanDoria

 

 

La partenza di dalla Costa
(7/10/2002: Canal nuovo presidente del Genoa)

di Aglaja Visconti Venosta

Passa un giorno, passa l'altro,
mai non vende il gran poeta:
si ritiene molto scaltro,
bravo manager ed asceta ...
Cosa tiene nella testa?
Qualche volta gli fa mal:
è il neurone che gli resta
quando pensa al suo Canal.
Proprio ieri ei abbracciollo
gli dié un bacio e disse: "Va'!
Devo andare e allor ti mollo
presidenza e società".
Poi, seren come un fringuello,
al compare disse: "Tiè!"
ed aggiunse al suo fardello
sol le pezze per i piè.
Fu alle cinque della sera
che Luigino uscì bel bel:
pare un sogno che s'avvera,
ma non porta via il cappel.
Né lontano ei s'andava,
no, non prese un bel vapor,
ben vicino si fermava
a cercare un comprator.
Non credevasi battuto:
" Di acquirenti ne ho ben tre,
presto il Genoa avrò venduto:
un più furbo non ce n'è!".
Da quel dì non fe' che andare,
andar sempre, andare andar...
Certo, andava a spigolare:
chi volea da lui comprar?
Sospettollo... e impensierito
saviamente si fermò:
ma quel prezzo stabilito
non ancora si abbassò.
Come fu sul fallimento,
ben gli venne il mal di mar:
"Ma non ero un gran portento?"
(Si udì un grande spernacchiar..)
Pure il gruppo di Pasini
nello scorgerlo tremò
"Ci prepara sol casini.."
ma a trattare continuò.
Balla Tosta, in tal frangente,
il cervello fe' aguzzar,
ma il Pasini, previdente,
fin le brache avea d'acciar.
Pipe, sciabole, tappeti,
mezze lune, jatagan,
odalische, minareti:
volea tutto il venexian.
Quando infine anche Pasini
a stufarsi incominciò,
Balla Tosta, capei fini,
disse: "Allora non ci sto!".
Fe' i capricci - il crederete? -
"Mi son rotto anch'io 'l belin!
Le mie azioni non avrete!
Non vi faccio da zerbin!"
Passa un giorno, passa l'altro,
mai non vende il gran poeta.
Ei si sente molto scaltro,
degli affari un grande esteta.
Cosa tiene in quella testa?
Il mistèr non si svelò..
Ma per or sappiamo questa,
che qui al Genoa non tornò.

 

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